Non solo cinema, Locarno si apre all'insegna del cambiamento
La 76.edizione del Locarno Film Festival ha preso ufficialmente il via. Un’edizione particolare, colma di cambiamenti, come è stato sottolineato durante la cerimonia di apertura. È la prima per Marina Carobbio Guscetti da consigliera di Stato a capo del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS). È l’ultima per Alain Berset da titolare del Dipartimento federale dell'interno DFI. Ed è l’ultima per Marco Solari nelle vesti di presidente della kermesse.
Il primo a prendere la parola è stato il sindaco di Locarno, Alain Scherrer, che ha utilizzato un’espressione familiare a tutti: «Sa di tappo». Una sensazione associata a volte alla quotidianità quando la vita, con le sue difficoltà, diventa difficile da accettare. Uno «spaccato» che il cinema sa ben rappresentare: «Testimonianze selvagge, talmente forti che solo lo schermo permette di accettare» e in cui «lo spettatore scopre un sentimento, un ricordo. Drammi umani, deflagrazioni inattese e sconosciute». E così «l’irrealtà assume connotati familiari e «il film rivela la vita a chi sa aprire gli occhi e reagire nel proprio mondo. Il film si abbevera alla realtà della vita e invita all’azione». Il messaggio del sindaco, quindi, è di «non mettere il naso sotto la sabbia per non sentire quell’odore di tappo», ma affrontare le situazioni, come la pandemia, protagonista degli scorsi anni.
Chi va e chi viene
Carobbio Guscetti ha invece scelto un’immagine per inaugurare il suo primo Festival: un’equilibrista in Valle di Blenio, osservata pochi giorni fa. «Un’immagine di natura e libertà che rende bene lo spirito della kermesse cinematografica capace, film dopo film, di regalarci momenti unici». Anche la consigliera di Stato si è concentrata sulla cesura che «marca questa edizione, un passaggio dalla terra ferma verso il prossimo approdo sicuro». Passaggi di testimone «delicati e importanti» per una manifestazione internazionale. «Lasciare personalità che hanno dimostrato anno dopo anno affidabilità può spaventare. Ma non c’è altra strada che il rinnovamento per crescere e cogliere nuove opportunità».
Ironia. Questa è la parola che meglio descrive la breve allocuzione di Alain Berset. I cui discorsi, dopo tanti anni, «somigliano a un film di Woody Allen». Per questo il presidente della Confederazione ha deciso di «giocare» e di tenere un fittizio discorso di chiusura. «Visto che anche il mandato di Marco Solari sta per terminare, chiederò di farci portare 2 delle 8000 sedie della Piazza Grande in un piccolo locale a Penthaz, alla Cinémathèque suisse, per poter guardare i film insieme in tranquillità». Il ministro della cultura ha parlato di un cinema svizzero che ha ripreso colore. Riconosciuto all'estero «come alla Berlinale», che beneficerà presto della Lex Netflix sostenuta dal popolo. «È stato fantastico. Oggi sono triste di lasciare partire il mio cuore da Locarno, ma orgoglioso di constatare che il Festival e il cinema divengono sempre più immortali».
Quindi, il presidente del Festival, accolto da un caloroso applauso dal pubblico ancora prima di prendere la parola. Marco Solari, alla sua ultima celebrazione di apertura, ha espresso gratitudine. Ai partner, al sostegno economico dei privati e della politica, che hanno consentito di raggiungere risultati importanti. Alla stampa, anche quella «critica». Ma, soprattutto, al pubblico «fedelissimo». Quindi, l’omaggio ad Alain Berset: «Carobbio Guscetti e Scherrer hanno sottolineato quanto quest’uomo ha fatto per la Svizzera. Io lo ringrazio per ciò che ha dato al Festival, al cinema. Durante la pandemia era in prima fila, quando per una volta gli svizzeri e le svizzere non volevano solo essere amministrati ma anche governati. Sono ammirato».
Libertà e parresia
Per la kermesse di Locarno inizierà un nuovo capitolo. «Un enorme cambiamento di paradigma». E il suo presidente si è detto fiero della persona che prenderà il suo posto: «Maja Hoffmann è stata la miglior scelta che avevamo davanti, tra sette differenti soluzioni», ha dichiarato. «Un Festival non può fermarsi, altrimenti non può sperare di restare nei primi 10 più importanti al mondo» e serviva «una personalità profondamente legata alla cultura, al mondo con le sue relazioni». Quindi, Marco Solari si è augurato che la nuova presidente «non solo sarà rispettata, ma anche amata, come lei ama la Svizzera italiana e la nazione tutta».
L’ultima cerimonia di apertura da presidente, dopo 23 anni, si è quindi chiusa con due parole: libertà e parresia. «Siamo il Festival più libero al mondo – ha concluso Solari –. E incoraggio anche Giona A. Nazzaro ad avere il coraggio di dire sempre la verità, indipendentemente dalle conseguenze». Verità che il direttore artistico si è augurato di saper cogliere: «Il cinema non è separato dal mondo, è l’elemento che ne amplifica le differenze. E sono questi rumori del mondo il segno della qualità del Locarno Film Festival».