Non solo religione, in Nigeria è questione di terra

Pentecoste di sangue in Nigeria, dove uomini armati di fucili hanno aperto il fuoco contro i fedeli all'interno della chiesa cattolica di San Francesco nel Sud Ovest del Paese, a Owo, nello stato di Ondo. Le vittime, secondo l'ultimo bilancio ufficiale, sarebbero 21. Uno dei sacerdoti, padre Andrew Abayomi, ha lasciato intendere che la strage avrebbe potuto essere anche più grave considerato che l'attacco è avvenuto mentre la funzione religiosa stava per finire e alcune persone avevano iniziato ad andarsene. Le immagini sono raccapriccianti.
«Papa Francesco prega per le vittime e per il Paese, dolorosamente colpiti in un momento di festa, e affida entrambi al Signore, perché invii il Suo Spirito a consolarli», ha dal canto suo dichiarato nella serata di ieri il portavoce della Santa Sede, Matteo Bruni. Con un comunicato, padre Augustine Ikwu, direttore delle comunicazioni sociali della Diocesi di Ondo, ha smentito la notizia del rapimento di alcuni fedeli, incluso il parroco. «I sacerdoti sono al sicuro», compreso il vescovo della Diocesi, monsignor Jude Ayodeji Arogundade. «L’identità dei colpevoli rimane sconosciuta, mentre la situazione ha lasciato la comunità devastata. Tuttavia, per il momento, le agenzie di sicurezza sono state dispiegate nella comunità per gestire la situazione. Ci rivolgiamo a Dio per consolare le famiglie di coloro che hanno perso la vita in questo angosciante attacco e preghiamo perché le anime defunte riposino in pace».
Un attacco ai cristiani?
«La persecuzione dei cristiani nel mondo è un fenomeno troppo spesso sottovalutato», ha twittato Antonio Tajani vicepresidente del Partito popolare europeo. Gli hanno fatto eco altre voci di politici, in Europa e in Italia, che non hanno esitato a parlare di «strage silenziosa di cristiani», « religiosi perseguitati per il solo fatto di essere cristiani», «persecuzione senza precedenti contro i cristiani», «genocidio».
Le informazioni che arrivano dalla Nigeria sono frammentarie. Neppure il bilancio delle vittime e dei feriti risulta ancora chiaro. Il movente del massacro, non ancora rivendicato, in realtà non è chiaro. Ci ha pensato un'organizzazione locale che rappresenta gli interessi dell'etnia Yoruba ad avanzare un'ipotesi e a puntare il dito: contro i pastori nomani islamici Fulani. Apagun Kole Omololu, segretario organizzativo dell'organizzazione socio-politica «Afenifere», ha dichiarato al sito nigeriano Punch che quanto avvenuto nello stato di Ondo è «un attacco diretto al governatore, Rotimi Akeredolu, per il suo incrollabile sostegno alla sicurezza nella terra yoruba» e al «rigoroso rispetto della legge sul pascolo aperto». E ha aggiunto: «Solo i terroristi, per lo più stranieri fulani, dovrebbero essere presi e uccisi dalle forze di sicurezza».
Chi sono i responsabili?
«Non dobbiamo raccontare questa azione come esclusivamente anti-cristiana». Sono parole che smentiscono un primo giudizio affrettato arrivato da molti. Parole pronunciate a Radio Vaticana - Vatican News da Alessandro Monteduto, direttore di «Aiuto alla Chiesa che Soffre», che ha in parte avvalorato le accuse dell'organizzazione in favore degli Yoruba. «In Nigeria sono almeno 15 anni che raccontiamo settimanalmente di atti terroristici. Nel nord c'è Boko Haram, che negli ultimi 17-18 anni si è resa protagonista di fatti orribili. Ma l'azione persecutoria di stampo terroristico prosegue anche altrove».
Ecco perché è importante non sottovalutare il contesto sociale, politico ed economico. «I cambiamenti climatici hanno causato una migrazione. Con conseguente contesa dei territori, motivata dalla siccità e dalla mancanza di buone condizioni per il pascolo del bestiame. In questa contesa per la conquista delle terre, gli estremisti vi aggiungono una matrice religiosa (che non c'è) e si rendono protagonisti di attacchi come l'eccidio di ieri». I pastori (musulmani) Fulani si contrappongono ai contadini (cristiani) Yoruba. «Non sono solo i cristiani a essere considerati un nemico, ma anche i musulmani che non abbracciano ideologie politico-religiose tediate, estremiste - ha aggiunto Monteduto -. Tanti sono stati gli attacchi in villaggi nei quali la comunità era in maggioranza musulmana. Non posso e non dobbiamo raccontare questa azione come esclusivamente anti-cristiana. I criminali di Boko Haram vogliono introdurre nei 12 Stati del nord della Nigeria la Shari'a, per impedire ad altre comunità di fede di esistere. E piegano anche gli islamici che lo ritengono inaccettabile. I Fulani colpiscono i cristiani, ma anche i musulmani. Non c'è una matrice religiosa, è violenza allo stato puro».


«Anziché parlare di religione, si trovi una soluzione»
Cambiamento climatico, territorio, e sanguinose tensioni interetniche e interreligiose fra popolazioni locali e pastori nomadi islamici, dunque. Sangue che sporca la terra arida, non abbastanza fertile. E che si mischia all'ideologia. Gli scontri con i Fulani - etnia nomade dedita alla pastorizia e al commercio, diffusa dalla Mauritania al Camerun con fra i 6 e i 19 milioni di persone - sono uno dei maggiori problemi di sicurezza della Nigeria, oltre ad attacchi, attentati e rapimenti di Boko Haram nel nord del Paese. Un altro uomo di Chiesa si era espresso in termini simili, tempo fa, sempre a Vatican News. Si tratta del Cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo metropolita emerito di Abuja: «Non sono d’accordo quando si interpreta la nostra situazione come una persecuzione di cristiani da parte dei musulmani. Questa non è la realtà. Per me l’unico modo per superare questa situazione è trovare un governo che ci aiuti a ricostruire la nostra unità e la coesistenza nazionale. Prima ritroviamo un Paese stabile per tutti, meglio sarà anche per noi cristiani».
La base dello scontro è vecchia: pastori contro agricoltori. I mandriani si spostano sempre più a sud e calpestano i raccolti dei contadini locali. E il contrasto assume una connotazione (anche) religiosa. «Questo Paese non si arrenderà mai al male e ai malvagi e l'oscurità non prevarrà mai sulla luce - ha dichiarato il presidente nigeriano Muhammadu -. Alla fine vincerà la Nigeria». Arakunrin Oluwarotimi Akeredolu, governatore dell'Ondo, ha parlato di «sviluppo inaspettato»: «L'attacco vile e satanico è un assalto calcolato alle persone amanti della pace del Regno di Owo che hanno goduto di relativa pace nel corso degli anni. Impegneremo ogni risorsa disponibile per dare la caccia a questi assalitori e per fargliela pagare. Non ci piegheremo mai alle macchinazioni di elementi senza cuore nella nostra volontà di liberare il nostro Stato dai criminali».