L'intervista

«Non vedo la mano di Israele dietro l'attentato di Kerman»

Secondo il professor Chuck Freilich, dell’Institute for National Security Studies di Tel Aviv, «siamo entrati comunque in una nuova fase di questa guerra»
© EPA/SARE TAJALLI
03.01.2024 21:22

«Questa sicuramente è una fase nuova della guerra. La prima è stata la risposta immediata, quella dopo il 7 ottobre, quando è stato necessario riorganizzarsi dopo l’attacco. La seconda è stata la guerra intensiva su larga scala con i bombardamenti, le operazioni di terra. E ora penso che stiamo iniziando la terza fase, che vedrà un livello inferiore di ostilità, ma più mirate e per un lungo periodo. Non tanto per conquistare più territorio, perché la maggior parte dell’area che Israele potrebbe voler conquistare a Gaza è stata occupata. Si tratterà di trovare i leader, eliminarli, distruggere i tunnel, e questo sarà comunque significativo». È il pensiero del professor Chuck Freilich, ricercatore senior presso l’Institute for National Security Studies di Tel Aviv, da noi raggiunto per chiarire meglio quanto sta accadendo in Medio Oriente. 

Martedì un drone ha ucciso il numero due di Hamas. Israele continua a non rivendicare la responsabilità dell’omicidio. In Iran c’è stato un altro grave episodio, nel giorno della data di morte del generale iraniano Soleimani. Una coincidenza? «Israele ha annunciato subito dopo lo scoppio della guerra che cercherà di eliminare i massimi dirigenti di Hamas e che cercherà di farlo ovunque si trovino. Questa è la politica, ma comunque non penso che Israele abbia nulla a che fare con ciò che è successo in Iran. Non è questo il modo in cui Israele ha mai operato, causando attacchi di massa nel corso degli anni. Sono sempre stati diretti contro gli individui direttamente coinvolti in atti terroristici», spiega sempre Freilich.

Israele o no, la morte di Al-Arouri potrà cambiare le strategie, visto il fronte nord e le minacce di ritorsioni dal leader di Hezbollah. «Vedremo come risponderà Hezbollah. Ma tendo a pensare che sia suo interesse non volere una grande escalation nel momento in cui sa che Israele è in piena allerta ed è pienamente preparato. Fino ad ora, durante tutta la guerra, hanno mantenuto basse le ostilità. Ultimamente il confine è diventato più caldo, certo, ma l’hanno mantenuto a un livello che non ha costretto Israele a un’escalation sul fronte libanese. Ci sono persone, comunque, in Israele, anche massimi leader, che credono che queste siano effettivamente le circostanze appropriate per cercare finalmente di porre fine alla minaccia di Hezbollah, che è molto, molto più grande della minaccia di Hamas».

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