Nuovo accordo fiscale sui frontalieri, ecco le prime cifre

Dopo poco più di un anno dall’entrata in vigore del nuovo accordo fiscale sui frontalieri, nella giornata di oggi sono arrivate le prime - rilevanti - cifre. Sì, perché conformemente a quanto prevede l’intesa siglata nel 2020 tra Svizzera e Italia, le autorità fiscali dei due Paesi entro il 20 di marzo erano tenute a scambiarsi alcuni dati. Nel dettaglio, il Ticino era chiamato a raccogliere e fornire alla controparte italiana le informazioni relative ai cosiddetti nuovi frontalieri, ossia coloro che sono entrati nel mercato del lavoro svizzero dopo il 17 luglio del 2023, e l’importo dell’imposta alla fonte riscossa nel corso del 2024, primo anno di validità dell’intesa. Mentre da parte sua l’Italia doveva occuparsi di consegnare al Ticino i dati dei lavoratori che fanno i pendolari al contrario, che vivono cioè nel nostro cantone ma si spostano quotidianamente a lavorare nella vicina Penisola. Nonostante si tratti per la verità di numeri molto modesti, in virtù del nuovo accordo fiscale anche loro saranno chiamati alla cassa e per un quinto saranno imponibili anche in Svizzera.
Le cifre
Tornando però ai dati trasmessi dal Ticino all’Italia, il direttore della Divisione delle contribuzioni, Giordano Macchi, spiega: «Nel nuovo accordo dei frontalieri all’articolo 7 è previsto che entro il 20 marzo siano mandati i dati dei singoli lavoratori dipendenti per permettere all’altro Stato di imporre secondo il suo diritto interno e in rispetto delle disposizioni del nuovo accordo». Insomma, sono dati essenziali per consentire alle autorità italiane di inviare ai lavoratori interessati la dichiarazione dei redditi precompilata con l’ammontare di tasse da pagare in Italia per l’anno 2024. «I soggetti - ricorda Macchi - sono identificati essenzialmente dal nome, cognome e codice fiscale, la base imponibile in breve dal salario, le deduzioni e l’imposta già trattenuta». Ora, entrando nel merito dei dati, che cosa è emerso? «La nostra informatica ha contato i casi, ma sono possibili doppioni, ad esempio nel caso in cui vi siano due lavori a metà tempo», risponde Macchi. Fatta questa premessa, comunque, dal lavoro svolto dalla Divisione delle contribuzioni ticinese si evince che «i casi classificati come nuovi frontalieri sono circa 10.000». In pratica, quindi, per la prima volta viene rilevato il numero dei lavoratori che hanno iniziato a svolgere un’attività in Svizzera dalla metà del 2023. Oltre a questi dati, però, il Ticino ha dovuto trasmettere alla controparte anche le informazioni relative ai frontalieri che risiedono fuori dalla fascia dei 20 chilometri e che in quanto tali sono imponibili anche in Italia. «Ai nuovi frontalieri - spiega in effetti Macchi - vanno aggiunti altri casi, ad esempio i frontalieri fuori dalla fascia dei 20 chilometri, per altri 11.000. Il totale dei casi mandati all’Italia è quindi di 21.000».
L’incasso per il nostro cantone
Tradotto in soldoni, l’insieme di questi lavoratori - i nuovi frontalieri e i cosiddetti «fuori fascia» - ha permesso al Ticino di incassare lo scorso anno una cinquantina di milioni. «Tenendo conto già dello sconto del 20% previsto dal nuovo accordo, il gettito netto per il Catone Ticino dei citati 10.000 casi (ossia i nuovi frontalieri, ndr) è di 13 milioni», spiega il capo della Divisione delle contribuzioni. Bisogna infatti ricordare che, a differenza dei vecchi, i nuovi frontalieri sono tassati sull’80% dell’imponibile anziché sul 100%. A differenza però dei colleghi che hanno lo statuto di vecchio frontaliere, i nuovi sono tenuti a pagare le imposte anche in Italia. Ai 13 milioni derivanti dai nuovi frontalieri va però aggiunto il gettito degli altri 11 mila lavoratori, i frontalieri fuori fascia, che ammonta a 40 milioni di franchi. Si arriva così a un totale, per le casse del Cantone, di 53 milioni di franchi.
Non è finita qui, però, perché all’appello manca ancora il gettito prodotto da tutti i vecchi frontalieri, che sono ancora la maggioranza dei permessi G. «La nostra priorità - osserva Macchi - era rispettare la data del 20 marzo, mentre abbiamo più tempo per verificare i dati dei cosiddetti vecchi frontalieri». Prematuro, aggiunge, è dire fin d’ora quanto il Ticino incasserà più dell’anno precedente. In tutti i casi, sottolinea Macchi, «il nuovo accordo contiene alcuni fattori migliorativi per il Ticino».