Nvidia nel mirino di Pechino, al via un'indagine antitrust
La Cina ha avviato un'indagine antitrust sul colosso americano dei microchip Nvidia, nel mezzo l'aspra competizione con gli Stati Uniti sullo sviluppo delle tecnologie all'avanguardia, a partire dall'intelligenza artificiale.
I media statali di Pechino hanno riferito che la State Administration of Market Regulation, l'Autorità antitrust del Dragone, ha avviato nei giorni scorsi un'indagine su Nvidia per presunte violazioni delle regole della concorrenza, precisando che nel mirino erano finiti gli impegni presi dal gruppo californiano durante la sua acquisizione da 6,9 miliardi di dollari di Mellanox Technologies, fornitore israeliano-americano di prodotti di rete.
L'autorità di regolamentazione aveva approvato l'accordo ma sotto condizioni nel 2020, in merito alla più grande operazione mai effettuata dalla società guidata da Jensen Huang. Operazione utile ad allungare la presa nei mercati dei data center e dell'elaborazione ad alte prestazioni. Nvidia è diventata negli ultimi anni il leader di mercato globale nei chip IA, con le sue unità di elaborazione grafica diventate cruciali nello sviluppo di modelli dedicati all'intelligenza artificiale.
L'indagine antitrust cinese è arrivata una settimana dopo che Washington ha annunciato controlli più severi sulle esportazioni in Cina di chip avanzati e di attrezzature per la loro produzione, portando Pechino a un'immediata risposta: un embarg sui materiali critici verso gli Stati Uniti alla base delle produzione di chip e di applicazioni militari, quindi segnati dal 'dual use' civile e militare.
Quattro associazioni industriali cinesi, che rappresentano la maggior parte della domanda di semiconduttori del Paese, hanno in aggiunta rilasciato dichiarazioni coordinate allo scopo di esortare le loro aziende a riconsiderare gli acquisti di silicio americano che tre di loro hanno ritenuto «non più sicuri o affidabili», i favore del 'buy China'. I controlli Usa sull'export hanno costretto Nvidia a vendere versioni meno potenti dei suoiprodotti e hanno anche dato origine a un mercato nero sull'import illegale di processori in Cina. Gli ultimi piani dell'amministrazione di Joe Biden hanno reso più difficile le attività delle aziende del Dragone nel comparto dell'intelligenza artificiale. La scorsa settimana, inoltre, gli Stati Uniti hanno vietato le spedizioni di chip di memoria avanzati necessari ai rivali locali di Nvidia come Huawei, allo scopo di frenare gli sforzi nell'IA.
I titoli del gruppo californiano sono arrivati a perdere oltre il 3% a Wall Street. E la ragione è presto spiegata: la Cina ha contribuito al 15% delle vendite di Nvidia nell'ultimo trimestre, in scia alla domanda dei colossi tecnologici cinesi come ByteDance, Alibaba e Tencent, impegnati a spendere miliardi di dollari per costruire e sviluppare le proprie infrastrutture di intelligenza artificiale.