Il punto

Oggi è un giorno che non esiste tutti gli anni: ecco perché

Dalle origini romane al mito secondo cui porti sfiga, proviamo a spiegare l'esistenza del 29 febbraio e a capire come funziona l'anno bisestile
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Red. Online
29.02.2024 12:00

Oggi è il 29 febbraio. Non accadeva da quattro anni, già. Succede così, quando parliamo di anno bisestile. Un anno che, secondo i proverbi e la tradizione, sarebbe addirittura «funesto». Oddio, vedendo che cosa successe nel 2020, con la pandemia che scombussolò le nostre vite, c'è da credere che un fondo di verità, in effetti, ci sia. Ma andiamo con ordine. Per anno bisestile, innanzitutto, intendiamo un anno con 366 giorni invece dei «tradizionali» 365. E quel giorno in più, appunto, cade alla fine di febbraio. 

L'invenzione, se così vogliamo chiamarla, dell'anno bisestile risale ai romani e al cosiddetto bis sextus dies, il «sesto giorno ripetuto». Un'introduzione, questa, necessaria per allineare il calendario astronomico a quello solare. All'epoca, veniva aggiunto un giorno dopo il 24 febbraio, ovvero il sesto prima delle calende di marzo. Fu Giulio Cesare, nel 46 avanti Cristo, a promulgare il calendario giuliano sulla base dei calcoli dell'astronomo Sosigene. Calcoli che prevedevano appunto l'applicazione dell'anno bisestile ogni quattro anni. 

Nel 1582, per contro, Papa Gregorio XIII varò una nuova versione del calendario. Quello gregoriano, proprio così. Nello specifico, il pontefice decise di passare dal 4 al 15 ottobre per eliminare così i dieci giorni di sfasatura accumulati nei 15 secoli in cui il riferimento era stato il calendario giuliano.

Bene, arrivati fin qui cerchiamo di rispondere alla domanda delle domande. Davvero gli anni bisestili sono funesti? O, meglio, come mai gli anni con un giorno in più si trascinano appresso questa spiacevole etichetta, al grido «anno bisesto, anno funesto»? Questa voce, con forza, iniziò a circolare in epoca romana. Probabilmente perché febbraio era noto come mensis feralis, un mese dedicato alla morte e ai riti funebri. Un giorno in più, visto il contesto, non era insomma cosa gradita. Alla fama degli anni bisestili ha contribuito, spiega il Corriere della Sera, anche Michele Savonarola, fra i più famosi medici, scienziati e umanisti del Quattrocento. Savonarola, in particolare, sosteneva che gli anni bisestili fossero nefasti per gregge e raccolti. Lo disse, evidentemente, basandosi sulle epidemie e le catastrofi che avvenivano con una certa frequenza. 

Anche in seguito, in ogni caso, gli anni bisestili «confermarono», loro malgrado, questa nomea: il grande incendio di Londra (1666), l'inizio delle esecuzioni capitali per mezzo della ghigliottina (1792), la scoperta della dinamite (1866) e, ancora, il naufragio del Titanic (1912) sono tutti legati ad anni bisestili. E ancora: Gandhi fu ucciso nel 1948, Martin Luther King e Robert Kennedy nel 1968, John Lennon nel 1980. Coincidenze, ovviamente, ma che per forza di cose hanno alimentato il «mito» dell'anno funesto.

Ultima considerazione: vi starete chiedendo come mai, Google, nel suo doodle dedicato all'anno bisestile abbia scelto una rana che salta. Proviamo, anche qui, a fare chiarezza: negli anni normali, ogni data cade un giorno più avanti rispetto all'anno precedente. Nel caso degli anni bisestili, dopo il 29 febbraio ci si sposta di due giorni. Per questo motivo, nei Paesi anglofoni l'anno bisestile viene denominato leap year. Anno del salto. E chi, meglio di una rana, può rappresentare questo salto (leap in inglese)?

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