Italia

Omicidio a Cernusco sul Naviglio: la targa ticinese «solo un dettaglio»

Non risultano, al momento, legami fra i protagonisti del gravissimo fatto di sangue, Antonio Bellocco e Andrea Beretta, e il Ticino – La posizione del capo ultrà interista, intanto, si aggrava: avrebbe infierito sulla vittima
Marcello Pelizzari
05.09.2024 17:00

Un dettaglio. Niente di più. Detto in altri termini: il fatto che la Smart bianca dell'omicidio consumatosi ieri mattina a Cernusco sul Naviglio fosse targata Ticino, come avevamo riportato, non è fondamentale per le indagini. A dirlo, ai microfoni della RSI, è Antonio Coppola, comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Milano. Secondo cui, fra l'altro, la presenza di veicoli con targhe straniere nel capoluogo lombardo è tutto fuorché inconsueta. Al momento, spiega Coppola, non è stata chiesta la collaborazione giudiziaria alle autorità svizzere.

L'automobile, scrive la Regione, era stata noleggiata per un periodo di una settimana presso una società a garanzia limitata con sede nel Mendrisiotto. Al suo interno, come detto, si è consumato il grave, gravissimo fatto di sangue di ieri: Antonio Bellocco, membro del clan di Rosarno, è morto per mano di Andrea Beretta, uno dei leader della Curva Nord interista. I due, riferisce il Corriere della Sera, erano grandi amici e avevano giocato insieme a calcetto la sera prima. Mercoledì, poco prima delle 11, Bellocco e Beretta sono usciti dalla palestra Testudo, una scuola di pugilato in cui Beretta era andato ad allenarsi. La Smart, con cui la vittima ha raggiunto la palestra, era parcheggiata nel cortile. All'interno del veicolo la lite è degenerata e Bellocco, stando alle prime ricostruzioni, ha esploso un colpo che ha colpito Beretta alla gamba. Beretta ha reagito brandendo un coltello e ha accoltellato Bellocco alla gola, uccidendolo. «Mi sono difeso, sennò mi ammazzava» ha detto Beretta al suo legale. Lo stesso Beretta, stando al Fatto Quotidiano, avrebbe parlato parecchio davanti al pubblico ministero. Spiegando, innanzitutto, il movente. E individuandolo nella volontà di Bellocco di pretendere una maggiore percentuale sul ricavato delle vendite del negozio della Curva Nord a Pioltello.Negozio gestito da Beretta, il quale però si era rifiutato di concedere una fetta più sostanziosa. I Carabinieri, al momento, non hanno evidenze di contatti diretti fra Bellocco, Beretta e il Ticino. Da nostre informazioni, neppure il Ministero pubblico è a conoscenza di possibili attività dei due nel nostro cantone. Quanto a fedpol, l'Ufficio federale di polizia, da noi contattato il portavoce Christoph Gnägi conferma che «la Polizia federale è al corrente dell'incidente» ma che, secondo logica, «il reato è di competenza delle autorità». E ancora: «Siamo in contatto con i nostri colleghi italiani e li sosterremo se necessario». Riguardo a possibili ramificazioni elvetiche dell'indagine e a eventuali contatti diretti fra Bellocco, Beretta e il Ticino, Gnägi taglia corto: «Per motivi di privacy, non forniamo informazioni su persone nominate o su indagini in corso».

Intanto, nel provvedimento di fermo della Procura di Milano si legge, testuale, che Beretta avrebbe infierito su Bellocco. In un passaggio dell'atto, citiamo, le telecamere «evidenziano come il Beretta», fuori dall'auto ferma davanti alla palestra, con dentro «il Bellocchio esanime», sia rientrato «almeno una volta, all'interno dell'abitacolo, probabilmente infierendo ancora con il coltello» sul membro della cosca di Rosarno. Beretta, annotano i pm Paolo Storari e Sara Ombra, oltre a una ferita da arma da fuoco all'anca sinistra aveva «una ferita da arma da taglio alla mano destra, sul palmo. Tale ultima ferita risulta chiaramente riconducibile non a un'azione di difesa», ma – appunto – all'utilizzo del coltello. L'ipotesi degli inquirenti è che sia «sfuggita l'impugnatura del coltello e la lama abbia lacerato il palmo della mano». 

In questo articolo: