ONU: raggiunto l'accordo sulla protezione dell'Alto mare
Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo, dopo anni di negoziati, per proteggere l'Alto mare, un tesoro fragile e vitale che copre quasi la metà del pianeta.
«La nave ha raggiunto la riva», ha annunciato il presidente della conferenza Rena Lee presso la sede delle Nazioni Unite a New York poco prima delle 21.30 di ieri ora locale (le 3.30 di oggi in Svizzera) tra gli applausi dei delegati.
L'Alto mare è l'area di mare che si trova al di là della zona economica esclusiva (ZEE) nazionale - oltre le 200 miglia nautiche (370,4 chilometri) dalla costa, se gli Stati hanno dichiarato la ZEE - e occupa circa due terzi dell'oceano. Questa zona fa parte delle acque internazionali, quindi al di fuori delle giurisdizioni nazionali, in cui tutti gli Stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca, per esempio.
Allo stesso tempo, l'Alto mare svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie cruciali per la salute del pianeta e nel mitigare l'impatto della crisi climatica.
Finora nessun governo si è assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse dell'Alto mare, il che rende queste zone vulnerabili. Di conseguenza, alcuni degli ecosistemi più importanti del pianeta sono a rischio, con conseguente perdita di biodiversità e habitat. Secondo le stime, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio di estinzione.
La reazione
Dopo quasi venti anni di negoziato, stanotte gli stati membri delle Nazioni Unite hanno «finalmente» concordato un Trattato globale sugli oceani. Il testo adesso verrà sottoposto a correzioni editoriali e tradotto prima di essere adottato in una successiva sessione. Questo trattato è una «vittoria monumentale per la protezione degli oceani e un segnale importante del fatto che il multilateralismo funziona ancora, in un mondo sempre più diviso», afferma Greenpeace in una nota.
Il Trattato dà una possibilità concreta all'obiettivo 30x30: proteggere il 30% degli oceani entro il 2030. Il testo, frutto di un negoziato serrato, presenta comunque dei punti critici e adesso sta ai governi ratificare al più presto il trattato e quindi metterlo in pratica in modo rapido, efficace ed equo, si legge nella nota.
«Questo è un momento storico per la protezione della natura e degli oceani. Ed è anche un segnale che in un mondo sempre più diviso, la protezione della natura e delle persone può trionfare sui calcoli della geopolitica», dichiara Laura Meller di Greenpeace, citata nella nota. «Ci congratuliamo con tutti i paesi per aver raggiunto un compromesso mettendo da parte le diverse posizioni e producendo un trattato che ci permetterà di proteggere il mare, aumentare la nostra resistenza ai cambiamenti climatici e proteggere la vita e il benessere di miliardi di persone», aggiunge.
Reazione analoga da parte dell'Ue. «È un momento storico per i nostri oceani. Facciamo un passo avanti fondamentale per preservare la vita marina e la biodiversità che sono essenziali per noi e per le generazioni a venire», afferma il commissario europeo per l'ambiente Virginijus Sinkevicius su Twitter.