Ora i «padroncini» fanno meno paura
«I numeri raccontano di una sostanziale stabilità, ma la musica potrebbe presto cambiare». Le cifre a cui si riferisce Renzo Ambrosetti, presidente dell’Associazione interprofessionale di controllo (AIC), sono quelle relative ai lavoratori distaccati e ai padroncini, la cui concorrenza sfrenata, registrata negli anni scorsi, aveva spaventato al punto di ricorrere a uno spot in TV nel tentativo di arginare il fenomeno. Oggi, come detto, la situazione appare ben diversa. Stando infatti all’Ufficio cantonale di statistica (USTAT), nel 2024 i lavoratori indipendenti (i cosiddetti padroncini) sono rimasti sostanzialmente stabili a quota 2.378 (+1,1%) mentre i distaccati sono aumentati, anche se di poco, raggiungendo i 7.635 (+2,1%). Cifre che conferma anche l’AIC, che raggruppa 22 rami professionali dell’edilizia e dell’artigianato. «Da parte nostra - dice Ambrosetti - lo scorso anno abbiamo notato una leggera flessione. Le notifiche sono state 500 in meno, mentre le ditte notificate sono passate da 1.660 a 1.580». Insomma, i numeri sembrano essere incoraggianti. Soprattutto se confrontati con quelli di un decennio fa, quando - sempre stando ai dati USTAT - in totale i padroncini risultavano il doppio di quelli attuali (ossia 4.886) e i distaccati duemila in più (a quota 9.556). In calo risultano poi anche le giornate di lavoro, passate per i padroncini da 48.051 a 45.472 e per i distaccati da 89.264 a 83.976.
I timori per il futuro
Secondo Ambrosetti, la ragione della flessione sta nella ripresa del mercato italiano. «Credo abbia giocato un ruolo importante l’aumentata mole di lavoro per le imprese in Italia, grazie agli incentivi previsti per le ristrutturazioni. Avendo lavoro a casa propria, molte ditte non hanno avuto bisogno di spostarsi oltreconfine. Anche perché, parallelamente, da noi l’edilizia ha registrato negli ultimi tempi un certo rallentamento». Fondamentali, però, sono anche i controlli effettuati. «Le verifiche da noi sono sempre molto elevate e chi arriva qui sa che è tenuto a rispettare le regole. Non a caso, nonostante non abbiamo ancora i dati definitivi, la tendenza sembra anche qui essere all’insegna della stabilità». Ma è guardando al futuro che Ambrosetti non nasconde qualche preoccupazione. «La situazione attuale appare stabile, ma è anche frutto delle misure di accompagnamento adottate negli anni. A queste misure non possiamo rinunciare, perché sono un deterrente fondamentale per frenare l’arrivo di potenziali furbetti». In questo senso, prosegue, «non si può assolutamente abbassare la guardia, specialmente in vista delle discussioni sui Bilaterali III. Su alcuni punti importanti - come la cauzione, i rimborsi spese e la possibilità di decretare divieti d’entrata - è infatti previsto un passo indietro rispetto alla situazione attuale. In particolare, la nuova regolamentazione dei rimborsi spese sulla base delle condizioni del Paese di provenienza rappresenta un punto di concorrenza sleale a danno delle aziende indigene e dei lavoratori». Un parere condiviso anche da Alex Farinelli, vicedirettore della Società Svizzera Impresari Costruttori (SSIC) sezione Ticino: «Per mantenere un sistema ordinato occorre poter disporre di controlli. Le misure di accompagnamento si sono rivelate essere un valido strumento per disincentivare l’arrivo di chi intende fare il furbo». Chi arriva in Svizzera, prosegue, «sa infatti che è tenuto a rispettare regole precise per poter lavorare. E questo permette di scoraggiare le ditte poco serie».
Il lavoro interinale
Infine, i dati dell’USTAT mostrano anche un rallentamento delle assunzioni d’impiego presso un datore di lavoro svizzero, ossia delle persone assunte da ditte o agenzie di collocamento interinali per un breve periodo di tempo, 90 giorni al massimo. Un numero che, nell’ultimo decennio, ha conosciuto una crescita marcata. Rispetto al 2023, tuttavia, l’USTAT ha registrato una flessione di 731 unità, pari al 4,7%. Al contrario, nei rami dell’edilizia e dell’artigianato, spiega Ambrosetti, «abbiamo notato un aumento dei permessi di breve durata, anche se nulla di paragonabile ai numeri del passato. Rimane comunque fondamentale monitorare la situazione».