Ora il Municipio di Lugano vuole tenersi l'aeroporto

La notizia aveva iniziato a circolare con la presentazione della scheda PSIA (ci torniamo fra un attimo) ai Comuni a inizio settimana, e ieri ha trovato conferma, a pagina 65 del Piano direttore comunale di Lugano: «Per il Municipio, l’aeroporto rimane un asset strategico della città». Parole chiave: «rimane» e «della». Tradotto: la Città non intende più cedere la gestione dello scalo ai privati, ma tenersela stretta. Questo non vuol dire però che una partnership pubblico-privato non si farà. Ma sarà ben diversa da quella prospettata negli scorsi anni con la poi abbandonata «call of interest». Ora si cercherà chi ristrutturerà lo scalo, ottenendo in cambio i ricavi commerciali generati dagli investimenti immobiliari, tramite una procedura di concorso.
La dichiarazione d’intenti
Il cambio di rotta dovrà essere ratificato dal Consiglio comunale e un messaggio municipale in questo senso è atteso nel corso del 2025. Per ora ci si può attenere alle intenzioni messe nere su bianco nel PDcom e confermateci ieri dal municipale Filippo Lombardi. La Città, si legge in quella che è di fatto una dichiarazione d’intenti, «deve assumere pienamente il proprio ruolo di base efficiente e attrattiva per l’aviazione generale e salvaguardare la scuola di volo della città, gli impieghi generati dalla manutenzione velivoli e servizi annessi, la funzionalità della base elicotteristica, mantenendo a tale scopo i propri dipendenti qualificati e assicurando un significativo indotto economico regionale». Deve inoltre «mantenere la capacità di accogliere voli di linea e voli charter qualora compagnie aeree ed operatori turistici lo richiedano, ma non deve immettere risorse finanziarie in tali iniziative».
A questo scopo il Municipio «ha incaricato un Gruppo di lavoro composto da funzionari interni e consulenti esterni di allestire un concetto di partenariato pubblico-privato per una suddivisione della gestione ordinaria dagli investimenti immobiliari. Per quest’ultimi si immagina una formula che – grazie ai ricavi commerciali generati da loro stessi – consenta di remunerare tanto gli investitori (da identificare tramite nuova procedura di concorso che sostituirà la «call for the expression of interests» del 2020) quanto la manutenzione aeroportuale».
Il nuovo concetto per lo sviluppo dell’aeroporto riflette a ben vedere quanto è emerso nella gestione provvisoria dello scalo da parte di Lugano, e cioè che essa non pesa sulle finanze cittadine, ed è anzi in grado di genere utile. Ma la struttura necessita di una profonda rinfrescata. E i soldi per farla in proprio la Città non li ha.
Intanto la scheda PSIA sta per volare a Berna
Lunedì è stata presentata ai Comuni toccati, mentre a inizio dicembre si terrà la riunione di coordinamento con tutti gli interessati, Cantone in primis. Poi la scheda PSIA potrà volare a Berna per essere analizzata e approvata dal Consiglio federale, si spera entro fine 2025. È un passo decisivo sia per ottenere il rinnovo della concessione che scade nel 2026, sia per impostare la partnership-pubblico privata di cui si dice a lato. All’appuntamento Lugano arriverà un po’ trafelata, per «colpa» del riale Barboi.
Lo strumento da aggiornare è il Piano settoriale dei trasporti, parte infrastruttura aeronautica, detto PSIA. Il Piano regolatore dell’aeroporto, per intenderci. La Città ci sta lavorando ormai da alcuni anni e negli ultimi mesi non ci sono stati particolari mutamenti rispetto a quanto già emerso. Le sue principali novità riguardano la diminuzione di circa 60.000 metri quadrati dell’area aeroportuale - sia lato Vedeggio per fare spazio alla circonvallazione stradale, sia sui Prati Maggiori - e il piano d’indirizzo per le possibili edificazioni future a lungo termine. Resta l’auspicio, già presente nell’attuale scheda PSIA, di poter allungare la pista a sud, ma la sua realizzazione dipende dallo sviluppo dei progetti stradali in quell’area, la circonvallazione stessa in primis. È poi previsto lo spostamento e la rinaturazione del riale Barboi, ed è stato uno studio di fattibilità voluto dal Cantone che ha ritardato le procedure. La buona notizia è che esso ha concluso che l’idea è fattibile. Sarà poi da progettare concretamente (il Cantone intende riqualificare il riale anche oltre il perimetro aeroportuale».
Una novità inaspettata è poi emersa dalle analisi foniche: sarà possibile ridurre del 45% la zona di grado di sensibilità II al rumore, cosa che porterà a norme pianificatorie ed edificatorie meno stringenti per i Comuni interessati.