La guerra

Ora Putin vanta più sicurezze, mentre Kiev ha trovato ulteriori timori

Il vertice dei BRICS di Kazan ha presentato un gruppo apparentemente più coeso – Rafforzata la posizione della Russia – L'Ucraina, delusa dalle Nazioni Unite, si è negata a una visita di Guterres – L'esperta: «Mediare significa parlare con entrambe le parti»
©ALEXANDER NEMENOV / POOL
Paolo Galli
26.10.2024 06:00

«Ora l’Occidente comincia a pensare e a valutare la situazione in modo realistico». Vladimir Putin sembra uscito rafforzato dal vertice dei BRICS, chiusosi giovedì a Kazan. Il padrone di casa, d’altronde, non può che rallegrarsi dell’esito delle discussioni, o quantomeno dell’immagine scaturita. Da club economico, il gruppo si è trasformato - per riprendere le parole dello stesso presidente russo - in un «polo geopolitico», in un «nuovo ordine mondiale». Per buona pace di Kiev, che ha osservato il tutto con preoccupazione. Già, che cosa ne sarà, ora, dopo questo vertice e dopo quanto espresso dai BRICS, della guerra in Ucraina?

La pace giusta

Nella dichiarazione finale, è già stato sottolineato, la parola Ucraina viene appena accennata. Ma nulla di più. Nel suo discorso conclusivo, però, proprio Putin ha usato parole di fuoco. Lo ha sottolineato chiaramente: vietato illudersi, la Russia non perderà questa guerra. A nulla è valsa, insomma, la presenza - controversa - di Antonio Guterres. Il segretario generale dell’ONU, giovedì, aveva chiesto «una pace giusta» al leader del Cremlino. Ma l’altro ha risposto che per lui la pace si discute sulla base di ciò che esprime, oggi, il terreno. Tradotto: Mosca non vuole cedere quanto conquistato e se ne infischia delle leggi internazionali e della Carta delle Nazioni Unite. Il Governo ucraino, non aprendo la porta allo stesso Guterres, che voleva entrare a Kiev dopo essere stato a Kazan, ha parlato di una «umiliazione». Allora, lo ribadiamo: e quindi? «In effetti, l’Ucraina ha avuto molto poco spazio nella dichiarazione finale. E non ci sono state iniziative concrete. Si è però parlato di pace, questo sì», prova a riassumere Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice dell’ISPI presso il Centro Russia, Caucaso e Asia Centrale. Riparte dalla proposta di Guterres, ispirata anche dalla posizione ucraina, «che per l’appunto chiede una pace giusta, non una pace a tutti i costi. Quello di Kazan era però un vertice che, ospitato dalla Russia, aveva anche altri argomenti all’ordine del giorno, e che non si è occupato escusivamente di Ucraina. Anche altri temi cari alla Russia, come la cooperazione finanziaria o la banca del grano, non è che abbiano trovato spazio e successo. Non abbiamo visto iniziative concrete che possano farci parlare di un successo in Ucraina». Solo flebili appelli. «E la stessa Russia dice di volere la pace, di essere aperta al dialogo, ma noi sappiamo benissimo che Mosca è disposta al dialogo e ai negoziati solamente alle sue condizioni». Quelle legate all’esito, anche solo parziale, della guerra.

L’orgoglio che incide

L’impressione, però, è proprio quella di una Russia più forte, che - perlomeno - si dice più forte. «Certo, dal punto di vista russo, aver dimostrato di saper condurre e portare a destinazione un vertice di questo tipo, con una tale rilevanza e con tanta attenzione mediatica, be’, questo sì si può considerare come un successo e può trasformarsi in un fattore di una certa importanza», sottolinea ancora Eleonora Tafuro Ambrosetti. «L’orgoglio rinforzato della Russia può incidere sulla sua determinazione nel considerarsi come la parte forte di questo conflitto. Poi è chiaro che, nella realtà, ci sono debolezze, difficoltà legate alla questione bellica, a una guerra che ha già trovato molti ostacoli e che non sempre va nella direzione sperata dai russi. Sappiamo quale sia il costo dei progressi militari russi, un costo che si calcola anche in vite umane. Nonostante questo, credo che Putin continui a percepire la Russia come il Paese che sta vincendo la guerra. E purtroppo - aggiunge la ricercatrice - non è l’unico a pensarla così». Convinzioni rafforzate dal vertice, come si diceva. E che la presenza di Guterres, fatta passare in secondo piano, in fondo, rispetto al peso e al carisma di Putin e di Xi Jinping, ma anche rispetto alle ambizioni di Recep Tayyip Erdogan, non è riuscita a raffreddare.

La presenza dell’ONU

A proposito di Guterres, anche la sua scelta di esserci, di esserci stato, potrebbe diventare un fattore? Lo chiediamo ancora a Eleonora Tafuro Ambrosetti. Sì, perché ora l’Ucraina dice di sentirsi tradita e, in qualche modo, anche più sola. È davvero così? Difficile essere totalmente d’accordo con questa ipotesi. La ricercatrice spiega: «È comprensibile che l’Ucraina continui a chiedere che la Russia venga isolata. Però il capo delle Nazioni Unite ha tutto il diritto di partecipare a un summit così importante e di provare anche a esercitare un’azione di mediazione in questo contesto. E poi non dobbiamo dimenticare che le Nazioni Unite rappresentano tutti i Paesi della comunità internazionale, anche la Russia e anche le Nazioni del Sud globale, anche quelle che continuano - pur condannando le azioni militari - ad avere rapporti commerciali e politici con Mosca. Insomma, se ha totalmente senso che Kiev chieda l’isolamento totale della Russia, è altrettanto normale che l’ONU provi a mediare e a mantenere un dialogo con la Russia». Si capisce tutto, «anche gli argomenti di chi sottolinea che questo dialogo non ha ancora portato a nulla e che la presenza di Guterres verrà strumentalizzata dalla Russia. È tutto vero. Ma alla fine, le Nazioni Unite, con la Turchia, sono gli unici attori che sono riusciti a ottenere perlomeno l’accordo sul grano», nel luglio del 2022. In effetti, uno dei pochi successi concreti della diplomazia internazionale dall’inizio del conflitto. «Per fare i mediatori, occorre parlare con entrambe le parti in guerra. E Guterres si è recato a Kazan con questo spirito». Lo stesso, in fondo, rivendicato dalla Svizzera quando ha presenziato al vertice per la pace di Washington indetto da Cina e Brasile. Anche in quel caso, l’Ucraina aveva reagito stizzita. «Le Nazioni Unite d’altronde non sono l’Occidente, non sono gli Stati Uniti. Sono lo specchio della comunità internazionale tutta». È ciò che a volte dimentichiamo. «Anche quando sottolineiamo come il Consiglio di Sicurezza sia paralizzato. Ma tutto riflette gli equilibri attuali di potere mondiali».

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