Euro 2024

Pane e cioccolata, lo scontro tra Svizzera e Italia più famoso del cinema

Sarà derby, sabato, a Berlino – La rivalità, soprattutto in Ticino, è sentitissima – Il «gol» urlato da un Nino Manfredi ossigenato è rimasto nella storia
Red. Online
25.06.2024 14:00

Ebbene sì, a Euro 2024 sarà derby tra Svizzera e Italia. Un match che in Ticino, ammettiamolo, è parecchio sentito. L'Italia si è qualificata agli ottavi all'ultimo secondo, pareggiando 1-1 con la Croazia grazie al gol di Zaccagni al 98'. «Otto minuti di recupero», ha già commentato qualcuno. Sfottò e meme, da ieri sera, si sprecano. E intanto sale l'agitazione, che proviamo a smorzare con una curiosità. Avversarie a Berlino – proprio quel cielo di Berlino tanto caro all'Italia dal 2006 – alle 18.00 di sabato, Svizzera e Italia e le loro «rivalità» sono al centro di una famosa scena cinematografica.

«Sò italiano, embé?». Vi dice qualcosa? È l'urlo di orgoglio (e dignità) di Nino Manfredi nella scena finale di Pane e cioccolata. Una delle affermazioni di italianità più famose nella storia del cinema dei nostri vicini, e che sintetizza i rapporti non sempre affettuosi tra Svizzera e Italia quando si parla di calcio. Perché il calcio si sa, unisce ma sa anche dividere. E parecchio.

Pane e cioccolata è un film di Franco Brusati del 1974. Era il 1973, la Nazionale italiana di Valcareggi stava per qualificarsi ai Mondiali di Germania e al cinema Pane e Cioccolata raccontava la vita di chi aveva lasciato l'Italia per emigrare in Svizzera, cercando di sfuggire dignitosamente alla povertà. Il racconto di un periodo in cui in Svizzera gli immigrati erano proprio gli italiani. Nino Manfredi veste i panni di un emigrato che «si traveste» da svizzero, cercando di conformarsi a chi gli sta attorno.

Il film

Giovanni Garofali (detto Nino) è un ciociaro partito per la Svizzera con la speranza di ricongiungersi a un certo punto con la famiglia, che non vede da tre anni. È alla ricerca di un futuro migliore ed economicamente stabile. Ma non è un'impresa facile. Quando è finalmente convinto di poter ottenere un lavoro come cameriere in un importante ristorante, è un suo errore a cambiare drasticamente il suo destino: viene immortalato mentre fa pipì su un muretto. Accusato di atti osceni, perde il permesso di residenza.

La salvezza sembra arrivare dall’incontro con un ricco imprenditore italiano riparato in Svizzera per reati fiscali ed esportazione illecita di capitali. Promette a Nino una dimensione di vita stabile ma si rivela ben presto un truffatore in bancarotta, che si porterà nella tomba tutti i suoi risparmi. Pur di non sottoporsi all’umiliazione di un rimpatrio e accettare la sconfitta, il protagonista torna nelle baracche, tra «spaghetti e mandolino». Ma non è quello il suo futuro. 

Nino ha quindi l’intuizione: tingersi capelli, baffi e sopracciglia di biondo. Atteggiarsi da cittadino svizzero-tedesco e mimetizzarsi tra la popolazione autoctona. Finché non entra in un bar che trasmette la partita. Inghilterra-Italia. Il gol degli Azzurri lo riporta alla realtà: GOL! Non c’è ossigenatura di capelli che tenga. Il calcio è calcio.

In questo articolo: