Pena di morte: la Turchia sfida l'Ue

Erdogan si dice favorevole a un ritorno alle esecuzioni per "crimini gravi"
Red. Online
13.11.2012 18:09

ANKARA - Il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha sollevato il problema della pena di morte per ben tre volte nell'ultima settimana: dopo averne appoggiato l'abolizione dieci anni fa, sembra che Erdogan ora voglia reintrodurla "per alcuni crimini gravi. Lo Stato non può perdonare un assassino, solo la famiglia della vittima può farlo". Di fatto, quella di Erdogan è una provocazione politica all'Ue, essendo quest'ultima tesi sostenuta apertamente dall'Islam. Ad avvalorare questa ipotesi, le parole dello stesso premier domenica scorsa a Trebisonda: "Non c'è solo l'Ue al mondo: in Usa, Russia, Cina o Giappone la pena di morte è sempre in vigore". Diversi analisti leggono però l'apparente svolta di Erdogan come un elemento di una strategia più ampia, per la conquista di un potere quasi assoluto nel paese: "Da tempo si sussurrava ad Ankara - spiega Murat Yetkin, editorialista del quotidiano laico Hurriyet - di uno scenario politico per la costituzione di un sistema presidenziale forte, imposto per referendum insieme alla promessa di ripristino della pena di morte".

I sondaggi, ad ogni modo, indicano che una maggioranza fra i turchi è favorevole alla pena capitale, soprattutto per il leader del Pkk Abdullah Ocalan, rinchiuso nell'isola carcere di Imrale, condannato a morte nel 1999, sentenza commutata in ergastolo dopo l'abolizione, sotto pressione Ue, della pena capitale nel 2002.