Salute

Penuria di farmaci, l'allarme: mancano anche per i bambini

L’Associazione dei pediatri di base spiega l'appello lanciato a Berna – Il dottor Giacomo Nobile: «Troviamo alternative, ma non sono l'ideale» – Tamò: «Mettono dei "cerotti", serve una soluzione urgente»
© CdT/Chiara Zocchetti
Jenny Covelli
01.05.2023 19:15

«Caro presidente della Confederazione Berset, la salute di bambini e adolescenti è in pericolo». Inizia con toni allarmistici la comunicazione indirizzata al capo del Dipartimento federale dell'interno (DFI) dall’Associazione dei pediatri di base (Kinderärzte Schweiz). Una lettera aperta rivolta anche ai ministri della Sanità di Germania, Francia, Alto Adige (Italia) e Austria, firmata da enti e associazioni dei rispettivi Paesi e dalla Confederazione europea dei pediatri delle cure primarie (ECPCP). Il messaggio: bisogna trovare una soluzione rapida, affidabile e duratura alla notevole carenza di farmaci per la cura dei minori. Il riferimento è ad antibiotici, antipiretici e antidolorifici, farmaci per l'asma e vaccini. «Le carenze degli ultimi mesi non consentono di effettuare trattamenti a misura di bambino né di seguire le linee guida terapeutiche», vi si legge.

Farmaci poco redditizi

Per i pediatri si tratta di un problema di lunga data e a lungo termine, causato da tre fattori principali: produrre e commercializzare farmaci per bambini non è attrattivo poiché poco redditizio; la varietà di medicamenti destinati ai più piccoli è limitata poiché gli studi clinici pediatrici sono complessi e rappresentano una sfida dal punto di vista etico; la forma e il dosaggio differiscono dalle sostanze somministrate agli adulti (sciroppo, gocce o supposte). «L’approvvigionamento non è mai generoso», spiega la dottoressa Heidi Zinggeler, pediatra a Coira e già presidente dell’Associazione dei pediatri di base. «In questo momento mancano antidolorifici e medicinali contro la febbre, ma anche antibiotici. Preparati che sono essenziali. Il medico trova la causa del problema nel bambino, prescrive il medicamento ai genitori, che però non lo trovano in farmacia. È assurdo, non avremmo mai pensato di arrivare a questo punto».

Una situazione nota anche in Ticino, come ci conferma il dottor Giacomo Nobile, anche presidente dell’Associazione dei pediatri della Svizzera italiana (APSI). «Negli ultimi mesi abbiamo avuto sempre più difficoltà nel reperire antibiotici e antinfiammatori sotto forma di sciroppo», che può essere adattato al peso del bambino e quindi somministrato nella dose adeguata. Sono le farmacie a contattare i pediatri per trovare un’alternativa, prodotti «comunque efficaci, ma che non sono l’ideale, o perché troppo forti rispetto al necessario o di seconda scelta».

Un appello sensato

Dal punto di pista del pediatra ticinese l’appello dell’Associazione a Berna è quindi «sensato». «Riteniamo che sia responsabilità dei politici garantire una produzione e un approvvigionamento sufficienti per costituire scorte di medicinali importanti per l’assistenza pediatrica di base in Europa», si legge nella missiva indirizzata a Berna. Il problema, spiega ancora la dottoressa Zinggeler, è infatti economico: il basso costo non invoglia l’industria farmaceutica alla produzione e l’approvvigionamento dipende dai Paesi asiatici. «Se loro non ne producono a sufficienza, non possiamo importarli. E i nostri bambini restano senza cure. È impensabile accettare di dire a un genitore “mi dispiace, so che suo figlio prova dolore ma non ho le medicine per trattarlo”». Insomma, la penuria attuale non deve più verificarsi e servono soluzioni definitive.

Il lavoro dei farmacisti

Quello della mancanza di farmaci è un guaio noto. A cui si sta cercando di rimediare, o meglio, correre ai ripari. «La carenza di medicinali non riguarda solo il Ticino e la Svizzera ma tutta l’Europa e gli Stati Uniti, con l’aggravante che il nostro mercato è piccolo», aveva spiegato a inizio anno il farmacista cantonale, Giovan Maria Zanini. Che aveva parlato di un problema «strutturale», di cui non ci libereremo a breve termine. Ma (ora) l’allarme riguarda (anche) i bambini. La politica, nel frattempo, si è già mossa. Il Consiglio federale ha creato una task force incaricata di valutare alcune misure a corto termine, e sono stati attivati diversi gruppi di lavoro. Uno dei provvedimenti immediati, ad esempio, è stata la raccomandazione di dispensare quantità sfuse dei farmaci che scarseggiano.

La scorsa settimana, il DFI ha approvato una modifica urgente dell’ordinanza sulle prestazioni coperte dall’assicurazione malattia (Opre) e dell’elenco dei medicamenti con tariffa (EMT), oltre a disciplinare la rimunerazione della distribuzione di alcuni medicamenti sfusi. Modifiche che sono entrate in vigore oggi e che consentono ai farmacisti di fatturare a carico della cassa malati i preparati prodotti a partire da un medicamento iscritto nell’elenco delle specialità (ES) o dal suo principio attivo, per esempio uno sciroppo adatto ai bambini prodotto a partire dalle compresse. «Un lavoro che i farmacisti facevano già prima, quando possibile», chiarisce Federico Tamò, portavoce dell’Ordine dei farmacisti ticinesi. «La modifica introdotta da Berna consente al nostro lavoro di essere riconosciuto dalle cassa malati» (anziché essere a carico delle famiglie). Ma questo «è solo un “cerotto” che non risolve la situazione. Accettare di lasciare i bambini senza medicine sarebbe una follia. La problematica è molto più ampia e richiede una soluzione alla base, in tempi brevi».