Germania

«Per garantire l'energia, scavi nel mare del Nord»

La proposta del ministro delle Finanze Lindner è di ridiscutere il patto firmato coi colleghi di Governo che vieta nuove trivellazioni
Il leader dei liberali Christian Lindner. ©KEYSTONE/OLIVIER HOSLET
Andrea Colandrea
16.03.2022 06:00

Dopo il blocco del progetto Nord Stream 2 deciso dal cancelliere Olaf Scholz poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina (anche su sollecitazione del presidente americano Joe Biden), la Germania riflette sulla sua forte dipendenza dalle forniture di gas e petrolio dalla Russia (è di circa il 50 per cento). A rilanciare con urgenza l’argomento in seno alla coalizione di governo, è stato, negli scorsi giorni, il leader dell’FDP Christian Lindner, che ha dato il la a un acceso dibattito politico che si è ulteriormente acutizzato con l’aumento del prezzo al consumo dei carburanti.

Il ministro delle Finanze, che si è più volte espresso  contro l’interruzione delle importazioni fissate nei contratti con Gazprom, si è perfino interrogato «sull’esigenzadi ridiscutere il patto (firmato lo scorso settembre con i colleghi socialdemocratici e verdi) in materia energetica». In sostanza, quell’accordo, vieta alla Germania di compiere nuove trivellazioni nel mare del Nord e nel mar Baltico alla ricerca di petrolio e gas. «Dobbiamo chiederci se non sia giunto il momento di riflettere su questo stop, ce lo impone l’urgenza del momento», ha dichiarato Lindner alla ZDF.

«L’obiettivo - ha specificato  il ministro liberale - è proprio quello di ridurre la futura dipendenza tedesca dalle fonti energetiche russe», dato che notoriamente, la Germania,  ha  rinunciato a calcare la via del nucleare a seguito del disastro di Fukushima ponendosi pure l’obiettivo di chiudere definitivamente le ultime centrali atomiche entro il 2022. 

«Abbiamo  una guerra in Europa che non provoca solo sofferenze umane, ma anche grandi rischi per l’approvvigionamento energetico. Dibattiti di  principio li lasciofare ad altri». Nella coalizione di governo tutti sono d’accordo sul fatto che la Germania debba continuare ad esercitare pressioni sul Cremlino per fermare la guerra, ma senza del tutto tagliare i ponti con Mosca per non bloccare le forniture energetiche, dato che per ora ne resta dipendente. Un concetto, questo, ribadito negli scorsi giorni in televisione anche dal ministro dell’Economiae della Protezione ambientale Robert Habeck. Il rappresentante dei verdi, nella sua duplice veste di vicecancelliere, ha però chiarito che un ritorno al nucleare  resta escluso, quindi, «senzacarbone e gas dalla Russia il prossimo inverno ci troveremmo in difficoltà». 

Se la conversione alle fonti energetiche pulite e rinnovabili è un punto programmatico irrinunciabile della coalizione «semaforo» in linea con il «New green deal» dell’UE, la Germania deve pur fare i conti con la realtà. Tra le urgenze - ha detto ieri Lindner citato dalla Bild - ci sarebbe anche quella di «scontare il prezzo della benzina di 30-40 cts tramite un sistema di bonus». Questa idea non pare però piacere allo stesso Habeck. E anche il cancelliere Olaf Scholz non ne sarebbe entusiasta. Anche perché i colleghi di governo l’avrebbero appresa prima dalla stampa.

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