Per il delitto di Aurigeno alla sbarra saranno in tre

Delitto di Aurigeno, è giunta l’ora del giudizio. Lunedì 12 maggio di fronte alla Corte delle Assise criminali che si riuniranno a Lugano, si aprirà il processo a carico delle tre persone che, con ruoli e responsabilità diverse, sono ritenute responsabili dell’uccisione dell’allora custode del Centro scolastico della Bassa Vallemaggia ai Ronchini di Aurigeno. La vita dell’uomo venne spezzata da tre colpi di pistola che lo raggiunsero al corpo l’11 maggio del 2023 prima all’esterno o poi all’interno della palestra dell’edificio scolastico. Ad ucciderlo fu il suo rivale in amore, oggi 44.enne e difeso dall’avvocato Fabio Bacchetta Cattori, che gli puntò contro la pistola, una Glock. Il custode, conosciuto ed apprezzato in tutta la valle, morì praticamente sul colpo. Ad armare la mano dello sparatore, ritiene l’accusa promossa dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri che gli contesta in via principale il reato di assassinio, furono ragioni di ordine sentimentale: aveva frequentato per anni una donna che da qualche tempo lo aveva però lasciato per legarsi sentimentalmente con il custode. In un primo momento il 44.enne si era limitato a minacciare il suo rivale in amore con post sui social media piuttosto espliciti: «La vita è bella ma alla fine muori», scriveva. O ancora: «Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare».
Quelle bottiglie incendiarie
Le minacce erano state ancor più concrete alla fine di settembre del 2022 quando il 44.enne lasciò delle bottiglie contenenti liquido infiammabile nei pressi dell’abitazione del custode, poi ritrovate e sequestrate dalla Polizia. Sull’episodio era stata aperta un’inchiesta per ricostruire la dinamica dell’accaduto e nei confronti del 44.enne era stata predisposta una presa a carico sanitaria di tipo psichiatrico, il cui iter era in corso. Per quel fatto l’uomo dovrà rispondere anche dell’imputazione di atti preparatori punibili di incendio intenzionale.
Accecato dalla gelosia
Il culmine venne purtroppo raggiunto nel pomeriggio dell’11 maggio 2023: il 44.enne accecato dalla gelosia si recò al Centro scolastico ai Ronchini di Aurigeno alla ricerca del suo rivale in amore. Erano pressappoco le 13.30 quando lo trovò nei pressi dell’ingresso della palestra e gli esplose contro tre colpi di pistola da distanza ravvicinata. Poi salì in auto e si diede alla fuga. Cercò rifugio in un supermercato di Losone, ma la sua latitanza fu di breve durata. L’imponente dispiegamento di forze messo in campo lo rintracciò un’ora più tardi. Dopo una breve mediazione, l’uomo si consegnò spontaneamente alla Polizia.
Per tutto il pomeriggio, gli allievi ed i docenti del Centro scolastico rimasero barricati nelle loro aule. Tutti illesi, ma evidentemente sotto shock, furono presi a carico dagli specialisti del Care Team e dai servizi di sostegno del Dipartimento educazione, cultura e sport. Per prestar loro sostegno anche nei giorni successivi venne inoltre attivata l’Antenna per gli eventi traumatogeni della Sezione delle scuole comunali.
La pistola passata di mano
La pistola impugnata dal 44.enne era una Glock. L’arma era stata in precedenza rubata in un’abitazione privata del Locarnese. L’autore del furto, finito dietro le sbarre nel maggio del 2023, l’aveva consegnata ad un imprenditore 33.enne di origine balcanica che gli dava alloggio. L’imprenditore, già noto alle cronache per lo scandalo dei permessi facili e patrocinato dall’avvocato Gianluigi della Santa, l’aveva poi venduta al 44.enne. Agli inquirenti ha sempre però detto di non sapere che l’avrebbe usata per uccidere. A far da tramite tra il venditore e l’acquirente dell’arma era stata una 33.enne, dipendente del negozio di telefonia mobile di proprietà dell’assassino e difesa dall’avvocato Matteo Poretti. I due, con ruoli differenti, compariranno a giudizio unitamente all’imputato principale (la donna è indagata a piede libero). Oltre all’accusa di complicità in assassinio, il 33.enne dovrà rispondere anche di numerosi altri reati.
La Corte delle Assise criminali sarà presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (giudici a latere Renata Loss Campana e Giovanna Canepa Meuli) e completata dai giurati popolari, mentre a promuovere l’accusa insieme al pp Ruggeri vi sarà il collega Pablo Fäh. Il dibattimento è previsto sull’arco di cinque giorni