Opinioni elettorali

Per il futuro delle regioni di montagna

Germano Mattei, candidato del Movimento Montagna Viva al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio
Red. Online
06.04.2019 16:59

Coloro che abitano e operano nelle regioni di montagna si trovano da decenni in grave difficoltà, confrontati con un apparato «ufficiale» eccessivamente burocratico, complicato, poco propositivo. Lo spazio «particolare» della montagna non è promosso con idee nuove e condivise, mancano incentivi per operare e rimanere nelle valli, non vi sono iniziative anticicliche, innovative che rompano i trend irrefrenabili. Il malessere politico, istituzionale e di scollamento sin qui «sussurrato» è ben presente: tra montagna e pianura, tra periferia e zona urbana. Non parliamo poi della situazione di stallo transfrontaliera, vedi la situazione in cui si trova la Regione insubrica, un altro motore senza benzina. Non possiamo dimenticare chi proviene da Paesi lontani, da altre etnie, da Paesi esteri a noi vicini: un esempio i frontalieri. Essi hanno realizzato una buona parte del nostro benessere, ci hanno sostituito in professioni che noi non vogliamo esercitare: sono indicati usurpatori dei nostri posti di lavoro. Non vi è dubbio che il problema non sta in queste persone, ma in coloro che li chiamano, coloro che li sfruttano approfittando di difficoltà oggettive socio-politiche-economiche nelle regioni a noi confinanti. Che cosa fare? Arrendersi a un trend che sembra oramai assodato e inarrestabile? Sposare il mito che vende la città come «bella e moderna», contrapposta a una montagna «bella ma per vecchi e pensionati»? Nel 2011 è nata una voce fuori dal coro, un movimento politicamente traversale: Montagna Viva. È stato un successo di condivisioni e di consensi: nel 2011 oltre 12.000 adesioni. Nel 2015 con 14.995 preferenze Montagna Viva è approdata con un deputato in Gran Consiglio. Molte persone ci spronano a continuare nell’azione di «scuotimento delle coscienze» di «mettere il virus della montagna nella testa della gente». Il traguardo che ci prefiggiamo è sempre il medesimo, il rilancio delle zone periferiche, almeno l’80% del territorio cantonale. Combattere la continua, sin qui inarrestabile, concentrazione di potere e di posti di lavoro nelle aree urbane. L’abbandono ha quale conseguenza il degrado del territorio e il suo conseguente disfacimento, con conseguenze nelle zone di pianura e urbane. Cospicui gli investimenti di ripristino che ne conseguono. Preconizziamo la soluzione della problematica riferita alla conservazione e trasformazione dei rustici con soluzioni praticabili, di paese e non dense di burocrazie (amnistia generalizzata). La legge federale sul territorio non è adatta alle nostre situazioni storiche, geografiche e di conformazione territoriale: va modificata. Con urgenza dobbiamo tutti assieme creare condizioni socio-economiche e fiscali per garantire il ripopolamento delle valli ticinesi. Per coordinare e promuovere tutto questo rivendichiamo sin dal 2011 la creazione del «Dipartimento Montagna». Nel 2015 alla Conferenza internazionale di Sendai (Giappone) il presidente della Banca mondiale ha sottolineato che «ogni dollaro investito sul territorio nella prevenzione ne vale 36 in termini di benefici economici», un'affermazione forte di un personaggio insospettabile. Anche per questo Montagna Viva chiede una politica diversa per le zone periferiche. L'abbandono del territorio e il suo inselvatichimento sono da contrastare con misure efficaci e continue, esercitate con la presenza insostituibile dell'uomo. Valli inselvatichite e abbandonate non sono un territorio accettabile!