Per l'Alpe Caviano c'è ancora da camminare

All’Alpe Caviano motivazione e positività non mancano, malgrado il primo anno di apertura della piccola capanna alpina momò sia stato piuttosto complicato. Era infatti il marzo 2024 quando, nell’ambito del progetto Albergo Diffuso Monte Generoso, Patriziato di Castel San Pietro (proprietario dello stabile), Mendrisiotto Turismo, autorità cantonali, autorità comunale di Castel San Pietro e nuovi gerenti aprivano le porte dell’alpe dopo un rinnovo a 360 gradi, pronti per una nuova e stimolante avventura. La stagione 2024 è stata tutta da scoprire, con le implicazioni positive e meno di una struttura chiusa per anni e del riabituare la gente a frequentare l’Alpe, ci confida il gerente Riccardo Foti: «Abbiamo vissuto un anno di contrasti: da un lato sono contento, abbiamo lavorato bene e la gente che è stata qui è stata felice, abbiamo avuto riscontri positivi. Sfortunatamente il meteo non ha aiutato, con una primavera freddina e poi con il maltempo soprattutto nel periodo estivo».
Da vicino, non da lontano
La somma di questi fattori lungo tutta la stagione turistica 2024 ha tenuto un po’ lontani i visitatori. Secondo il nostro interlocutore, a influire sulla frequentazione dell’Alpe Caviano ci sono stati però anche altri fattori: «Era il primo anno di questa capanna, credo che anche quello abbia avuto un ruolo. Mi spiego: ho lavorato molto bene con i conoscenti e la gente del posto, che sapeva della nostra esistenza e della mia presenza qui, ma è mancato un po’ tutto quello che è il turismo da fuori, soprattutto da Oltralpe. Forse non siamo ancora inseriti in quei giri e circuiti che permettono a un luogo come il nostro di essere conosciuto all’esterno, ma sono fiducioso degli sforzi che l’Albergo Diffuso, con la coordinazione dell’Organizzazione Turistica del Mendrisiotto e Basso Ceresio, sta facendo per promuovere a tutti i livelli e in modo mirato le strutture che ne fanno parte e quindi anche la nostra». Per Foti, l’aspetto del turismo da Oltralpe vissuto nella prima stagione non è motivo di cui lamentarsi troppo, bensì un’occasione, una possibilità di sfruttare maggiormente il grande potenziale del Caviano: «Il primo anno è stato in ogni caso positivo, lo sfrutteremo anche per ottimizzare e ricalibrare il necessario».
«Tanti progetti»
Per attirare più escursionisti e visitatori «siamo molto fiduciosi del grande sforzo e supporto di Albergo Diffuso e Mendrisiotto Turismo per quanto attiene marketing, pubblicità e promozione a 360 gradi. Da parte nostra siamo attivi in particolare nel coinvolgimento di sempre più scolaresche e organizzando ad esempio ritiri yoga, compleanni, feste tra amici ed eventi. Abbiamo tanti progetti e anche il Patriziato ci sta aiutando molto a portarli avanti».
In Valle di Blenio «più facile»
Foti prima di affrontare la sfida del Caviano ha vissuto un’annosa e positiva esperienza quale gerente della capanna Bovarina, in Valle di Blenio. Ne approfittiamo per chiedergli quali sono le differenze principali nel gestire un rifugio alpino a nord e sud del Ticino. «La Bovarina era inserita in un contesto totalmente differente. Paradossalmente è forse più accessibile dell’Alpe Caviano, perché è inserita in una rete di sentieri stupendi che collega vari posti, per citarne uno la zona della Greina, promossa anche Oltralpe. Lì c’era una grande stagionalità con un grande afflusso di persone che gira in un circuito rodato. Sul Generoso, per esempio, sale tanta gente in trenino ogni giorno, ma dubito che tutti sappiano che noi siamo qui, poco lontano. Vero che si tratta forse di turisti diversi, sul Generoso non ci sono necessariamente escursionisti, ma il Caviano è ideale anche per le famiglie».
Per questo si sta lavorando tutti proprio in questa direzione creando un attrattivo circuito per una clientela eterogenea. «Cconfidiamo che il lavoro porti frutti tangibili già quest’anno. Perché il potenziale della struttura è enorme», conclude Foti.