Stati Uniti

Per Trump un confronto senza rivali

A Des Moines, in Iowa, l’ex presidente ha affrontato uno dei dibattiti televisivi in vista della campagna elettorale - Nella Town Hall il tycoon è stato intervistato in diretta da FOX News ma le domande piccanti sono state poche: «Vendette? Non avrò tempo»
©Charly Triballeau
Davide Mamone
11.01.2024 23:15

Per capire la forza della base elettorale di Donald Trump in Iowa, a una manciata di giorni dai caucus di lunedì, basta camminare dall’area riservata alla stampa dell’Iowa Events Center al palco da cui l’ex presidente sta per parlare nella notte della Town Hall di FOX News. È un mercoledì e a Des Moines non sono accorse tante persone rispetto alle folle oceaniche che i suoi comizi faticano solitamente a contenere: solo in 150 hanno sfidato gelo e neve per sentirlo parlare. Ma del motivo ne è sicura Anita, una donna sulla settantina tra il pubblico che voterà Trump per la terza volta nella sua vita. «È un evento televisivo, quindi molti dei nostri se lo stanno guardando da casa», dice al CdT. E soprattutto, nell’immergersi tra quei 150 che si sono presentati, quattro elementi fanno dimenticare in fretta il reale numero di partecipanti: il calore dei loro applausi alla fine di ogni risposta di Trump, le risate alle sue battute, gli occhi ammirati al suo ingresso e i ‘booo’ al Presidente Joe Biden e agli altri candidati repubblicani.

E i processi?

La Town Hall è un format statunitense nel quale il candidato di turno viene intervistato da un gruppo di potenziali elettrici ed elettori, moderati da uno o più conduttori o conduttrici. L’obiettivo, in genere, è di bersagliare la persona che vuole vincere le elezioni con una varietà di domande molto diversa, giunte da cittadini dall’orientamento politico differente, con l’obiettivo di metterla in difficoltà. Ma a Des Moines, dove il ruolo dei moderatori lo hanno svolto Martha MacCallum e Bret Baier di FOX News, di domande piccanti ce ne sono state ben poche e di elettori indecisi non se ne sono praticamente visti. Solo una donna, un’insegnante di nome Jane, ha detto che voterà DeSantis e chiesto all’ex presidente se aver licenziato così tante persone dal suo team quando era a Washington possa danneggiarlo in futuro. E dell’elefante nella stanza – la sua incriminazione in quattro casi legali diversi, i 91 capi d’accusa, il processo per frode fiscale a New York (oggi era in aula, ma la sentenza arriverà solo a fine mese) e il tentativo di Colorado e Maine di escluderlo dalle elezioni – non ce n’è stata quasi traccia. Solamente in un passaggio all’inizio, il conduttore FOX Baier ha menzionato i suoi «problemi legali» a cui Trump ha prontamente risposto il mantra che lo sta aiutando a rimanere così in alto nei sondaggi: «Non stanno venendo a prendere me, stanno venendo a prendere voi», ha detto serio alle telecamere e ai suoi elettori, seguito da applausi scroscianti. In un altro passaggio, rispondendo a un’altra domanda, Trump ha accusato Biden di voler interferire nelle elezioni cercando di escludere il suo nome dalle schede elettorali, senza che nessuno lo interrompesse, di nuovo seguito dagli applausi del pubblico.

Niente vendette (o quasi)

Le domande, invece, sono arrivate su altro. L’ex presidente ha apparecchiato il tavolo e preparato le portate che vorrebbe divorarsi dal giorno uno di un suo eventuale secondo mandato. Innanzitutto, dopo aver detto qualche mese fa «I am your retribution», tradotto, «Sono la vostra punizione», Trump ha provato a smorzare i toni promettendo che non ci sarà alcuna vendetta verso i suoi avversari politici: «Non avrò tempo», ha detto. «Ci sarà solo successo». Poi ha promesso che non ci sarà violenza in caso il suo nome venga escluso dalla corsa elettorale, nonostante qualche giorno fa parlò di «bedlam», che si traduce con «bolgia». Infine ha snocciolato il resto. Ha promesso «la più vasta operazione di deportazione di immigrati illegali nel nostro Paese» e che sigillerà il confine «in un modo che lo renderà impenetrabile». Ha applaudito l’ex governatore del New Jersey Chris Christie, di cui è emerso un audio molto critico nei confronti di Nikki Haley poche ore dopo l’annuncio dell’abbandono alla corsa alla Casa Bianca. «È l’unica cosa su cui ha ragione - ha detto attirando le risate del pubblico - perché Haley non ha la stoffa». Ha poi attaccato il governatore della Florida Ron DeSantis («Se vedi i sondaggi è già fuori dalla corsa»). E soprattutto, ha menzionato una serie di scelte politiche che lo continuano a posizionare meno a destra di alcuni dei suoi rivali repubblicani. Ha ribadito che non cancellerà i fondi per previdenza sociale e copertura sanitaria per gli anziani e le fasce più deboli, un tema molto popolare su cui Joe Biden punta per la sua rielezione e che né Haley né DeSantis hanno promesso. E ha poi difeso la sua scelta di firmare il CARES Act nei primi mesi della pandemia, il mega-pacchetto da 2,2 mila miliardi di dollari approvato in modo bipartisan dal Congresso nell’aprile 2020. Haley e DeSantis, tradizionalmente contrari all’aumento del debito e della spesa pubblica, hanno criticato Trump per aver sostenuto quella finanziaria d’emergenza. Lui, di fronte alla sua audience, l’ha difeso: «Se non lo avessi fatto ci sarebbe stata una crisi senza precedenti, avevamo bisogno di salvare le aziende e i piccoli imprenditori», ha detto. E i suoi lo hanno applaudito. Ancora una volta.

Chris Christie, l’ex governatore del New Jersey e unico candidato ad aver frontalmente attaccato Trump, si è ritirato dalla corsa alla Casa Bianca. Ed è uno step importante per capire l’andamento del partito repubblicano, e quindi del Paese. Certo, a guardare i sondaggi non si direbbe: Christie è inchiodato al 4% a livello nazionale da mesi e ha mostrato pochi segnali di crescita. Ma il processo che porta alla nomination è lungo e tortuoso e ogni stato ha il potenziale di cambiare l’andamento della corsa. Così, l’11% di Christie negli ultimi sondaggi in New Hampshire, dove le primarie si terranno il 23 gennaio dopo l’Iowa, potrebbe assumere una certa rilevanza. Il New Hampshire è particolare. Nonostante voti per un candidato democratico alla Casa Bianca da più di vent’anni (Biden si impose con il 52% su Trump nel 2020), l’elettorato crede in un’agenda molto conservatrice a livello fiscale e molto progressista sui diritti civili. Il governatore, Chris Sununu, è un repubblicano e ha pubblicamente supportato Nikki Haley, che nello stato sta andando molto bene: è seconda con il 29,2% secondo le medie FiveThirtyEight, con Trump al 41,4%. Se gli elettori di Christie dovessero scegliere Haley in New Hampshire, l’ex governatrice del South Carolina avrebbe la possibilità di vincere a sorpresa lo stato. Anche se per far sì che questo accada, peseranno tre fattori fondamentali. Il primo è il risultato in Iowa di lunedì, primo test ufficiale sul valore di Haley. Il secondo è la struttura delle primarie in New Hampshire: è tra i pochi stati che permette a persone che non sono iscritte al partito repubblicano di partecipare al voto. Il terzo: il commento shock proprio di Chris Christie, emerso mercoledì dopo la decisione dell’ex governatore di ritirarsi dalla corsa. «She’s going to get smoked», sembra abbia detto a DeSantis nel corso di una telefonata. Tradotto: «Verrà demolita». Il motivo, dice Christie, è che non avrebbe la stoffa per resistere ad alti livelli. Agli elettori che avrebbero votato per lui (e ora non possono più) l’ardua sentenza.
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