Perché si parla di Guè Pequeno, Marracash e del Boss della Barona?
In Italia, da ore, se ne sta parlando. Complice una nota conclusiva della Polizia penitenziaria, allegata all'indagine dei pubblici ministeri Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco. Nota che accenna a un «inchino», dal vivo, di due rapper a un boss. Nientepopodimeno che il ras della Barona, Nazzareno Calajò detto Nazza, fermato lo scorso aprile assieme al figlio e al cugino. Un'operazione, quella, che portò a trenta arresti e che colpì sette gruppi di traffico di droga in zona Milano: dalla Barona a Rozzano, fino a Gratosoglio, Bruzzano, Comasina e Quarto Oggiaro.
D'accordo, ma questo «inchino»? E i due rapper? Marracash, al secolo Fabio Bartolo Rizzo, e Guè Pequeno, ovvero Cosimo Fini. A riportare la vicenda è stato il Fatto Quotidiano. Con una premessa, importante: né Marracash né tantomeno Guè sono indagati o coinvolti nell'inchiesta. I due, nel frattempo, hanno risposto via social. Tramite una story, ad esempio, Guè ha parlato di «Babbo Quotidiano», storpiando a modo suo il nome del giornale che ha spiattellato il suo nome e quello di Marracash. Il collega, invece, si è lanciato in una lunga, lunghissima difesa – sempre via Instagram – nella quale ha preso le distanze e dall'articolo e dalle persone citate. Riportiamo le sue parole: «Rispondo a un grottesco e diffamante articolo. Non sono mai stato e mai sarò al servizio di nessuno. Non è la prima volta che parlo di questi fatti e di queste persone, anzi lo faccio più o meno da vent'anni nelle canzoni e nelle interviste, ma è la prima volta che questa cosa viene utilizzata in questo nuovo clima di denuncia del nostro genere musicale. Non ho mai inneggiato alla liberazione di criminali, mai detto ''free Nazza'' dal palco, ho salutato una persona che conosco come un uomo da quando sono ragazzo. Crescere nel mio quartiere mi ha fatto venire in contatto con realtà criminali perché esistono ma non mi ha impedito di essere una brava persona e di non saper distinguere il bene dal male. Ha solo reso la mia visione della realtà più completa e il racconto delle sue sfaccettature più realistico. Il video di Infinite Love non è affatto un'ostentazione di ricchezza e violenza, ma l'esatto opposto».
E ancora: «Nel video compaiono diversi pregiudicati e lo scopo è promuovere l'unità e la fratellanza tra i quartieri proprio per cessare le rivalità e descrivere il disagio di chi resta intrappolato in una certa vita. Non sono mai stato costretto a indossare nessuna maglietta e infatti non l'ho fatto. L'articolo sostiene il contrario, ma non pubblica una foto proprio perché non esiste. Il 10% di cui si parla nell'articolo è la percentuale che Young Rame versa al suo manager, esattamente come fanno tutti. Mattia tra l'altro è un bravo ragazzo e non ha pendenze con lo Stato. Non ho mai versato percentuali se non alle persone che lavorano alla mia musica con me».
La nota della Polizia, in particolare, si riferiva a un concerto di Guè del 10 luglio scorso, all'Ippodromo di San Siro, e a un saluto particolare che l'artista avrebbe lanciato dal palco: «Nazza libero, Free Nazza! Una mano su!». Il Fatto, al riguardo, ha ricordato che in quel momento Calajò era in carcere per traffico di droga. Il saluto di Marra, invece, sarebbe precedente. Risalerebbe al settembre del 2022, al Forum, quando Nazza era ai domiciliari: «Ci tengo a ringraziare la gente del mio quartiere venuta a queste serate. Mattia (Mattia Di Bella, in arte Young Rame), Kalash (Alessandro Calajò), Momo e soprattutto il grande zio Nazza. Un abbraccio!». Il cugino Luca Calajò, scrive il Fatto, aveva mandato i video alla zia e alla moglie del boss. Con questo messaggio: «Fai un video, lo zio che ringrazia Marracash, l’ha salutato davanti a tutti, fai fare un video allo zio».
«È noto che la famiglia Calajò domini il quartiere Barona – precisa la Polizia penitenziaria – e il suo predominio lo ha ottenuto anche grazie al consenso di parte della popolazione residente, alimentato mediante numerose comparse dei principali esponenti della famiglia criminale nei videoclip di famosi cantanti rapper come Guè Pequeno, Marracash e Young Rame il cui tema principale è l’ostentazione del lusso, del denaro facile e l’esaltazione della violenza». Di nuovo: «La fama e il successo dei rapper sono un utile tornaconto per i Calajò e una perfetta cassa di risonanza per la sua professata innocenza».
Intercettato, Nazza avrebbe detto: «Altro che non servono a un cazzo i cantanti, i cantanti servono!». Di più, Marracash, Guè e Young Rame gli avrebbero dedicato una canzone: «Compongono le canzoni per me! Hai capito? Guè pure mi ha fatto una canzone, Il tipo. In un fotogramma del videoclip del brano Love, interpretato da Marracash e Guè Pequeno, sono presenti Alessandro e Nazzareno Calajò insieme a Marracash e Young Rame».
Questa, invece, la chiosa della Procura: «La massima espressione della solidarietà dei cantanti alla famiglia Calajò è la produzione di magliette con l’effigie ''Nazza Libero'' e ''Verità per Nazza'' indossate dai cantanti nei loro videomessaggi sui social. All’inizio Marracash non vuole indossarla, Nazza non la prende bene, gli dà del traditore e dell'infame». Fino a che anche lui indossa «la famigerata maglietta». Maglietta che, tuttavia, Marracash non ha mai indossato stando a quanto comunicato.