Perché Yair Netanyahu, figlio di Benjamin, è al centro delle polemiche
«Where is Bibi's boy?». Così titola un articolo del Daily Mail. Il riferimento è a Yair Netanyahu, figlio di Benjamin Netanyahu. 32 anni, da aprile vive a Miami. «Lo hanno spedito lì» i genitori, si legge sui media internazionali. Perché «le sue sparate politiche e gli attacchi frontali contro i detrattori del Governo di papà stavano diventando un problema troppo grande». E per sottrarlo alle denunce per diffamazione che stava ricevendo (in particolare una, da parte di un'attivista politica). In particolare per la sua attività su X, dove si è distinto per post al vetriolo contro la sinistra e chiunque criticasse le riforme (soprattutto quella giudiziaria, contestata in piazza) del Governo. Yair Netanyahu, dicevamo, vive in Florida. Ma i suoi 32 anni stridono con la chiamata al fronte di migliaia di riservisti, considerato che gli israeliani possono essere richiamati al fronte fino al compimento dei 40 anni (o anche di più in caso di emergenza). Il figlio maggiore del premier ha svolto il servizio militare, è stato nell’esercito a più riprese ma non è mai stato in combattimento. È stato nell’ufficio di comunicazione dell’IDF (le forze di difesa).
«Un piacevole esilio», quindi. Come scrive il Times di Londra. Che ha raccolto la frustrazione di chi la chiamata al fronte l'ha ascoltata: circa 360 mila riservisti in difesa dello Stato ebraico contro l'attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre. Tra questi, anche almeno 2.000 giovani di New York che, secondo il portavoce del Consolato israeliano della città, sono subito partiti per Tel Aviv. Insieme a un altro migliaio che ha lasciato altre città d’America. «Lui si diverte a Miami Beach, io sono in prima linea», si è sfogato un soldato. «Siamo noi che abbiamo lasciato il lavoro, la famiglia, i nostri bambini per proteggere il futuro di tutti e non coloro che sono responsabili di questa situazione», ha aggiunto un altro. E in molti hanno ammesso: «Questo comportamento non aiuta il nostro morale». E ancora: «I nostri fratelli, i nostri padri, i nostri figli, andranno tutti in prima linea. Ma Yair no, lui non è qui. Questo non è certo qualcosa che aiuterà a ricostruire la fiducia nella leadership del Paese».
Yair Netanyahu è stato definito «un soldato dei social» anziché «del teatro di battaglia». Perché usa Instagram per mostrare la sua vicinanza alla causa di Israele. Invita i follower a non affidarsi a «canali velenosi e dannosi», indirizzando su trasmissioni TV che lui reputa «affidabili» e al suo programma su YouTube. E il 17 ottobre è apparso a Fort Lauderdale per un evento di raccolta di aiuti alle famiglie colpite dagli attacchi di Hamas e ai soldati.
Il passato controverso
I media internazionali hanno ricostruito le vicende che hanno portato i genitori del 32.enne a «trasferirlo» negli USA. Dalla già citata accusa di diffamazione. Yair Netanyahu aveva accusato sui social Benny Gantz – all'epoca in corso contro il padre Benjamin per la carica di primo ministro – di avere relazioni extraconiugali, anche con un'attivista politica. La donna lo aveva citato in giudizio, vincendo in tribunale. Nel corso delle elezioni, aveva quindi accusato di «terrorismo» coloro che manifestavano contro la riforma del sistema giudiziario.
Secondo il Guardian, Yair Netanyahu è stato temporaneamente bandito da Facebook nel 2018 per una serie di post anti-musulmani e anti-palestinesi considerati «incitamento all'odio».