Phil Spencer di Xbox considera il Metaverso «un brutto videogioco» (almeno per ora)
Tra qualche anno, i tre miliardi di utenti mondiali di Facebook si collegheranno al social con un caschetto di realtà virtuale, spolliciando “mi piace” su meme e foto di gattini mentre sono connessi come nel film Ready Player One? È la speranza di Zuckerberg, patron di Facebook, che infatti sta puntando tutto sul suo Metaverso. Nelle intenzioni dei vertici di Facebook, il Metaverso sarà il futuro di Internet: un ambiente tridimensionale in Realtà Virtuale (RV) a cui accederemo con degli appositi caschetti che già esistono. Non a caso Facebook ha acquisito qualche anno fa Oculus, un’azienda pioniera dell’hardware della Realtà Virtuale, e suo il caschetto Oculus 2 è in vendita a circa 420 CHF. L’ambiente virtuale, nei sogni di Zuckerberg, ospiterà sia videogiochi sia incontri di lavoro, meeting, chiacchierate tra amici o tra parenti lontani, e sarà l’evoluzione dei social di oggi.
Tuttavia, è anche una visione su cui molti esperti sono quantomeno scettici. Questa settimana, ha detto la sua anche Phil Spencer, il “boss” di Xbox e della divisione gaming di Microsoft. Phil, in una chiacchierata con il Wall Street Journal, ha infatti dichiarato che per ora considera il Metaverso (senza nominare direttamente la creatura di Facebook, ma il riferimento è chiaro) come un “videogioco di scarsa qualità” e che difficilmente crede che in futuro le riunioni di lavoro si trasformeranno in incontri 3D con il caschetto virtuale simili a un Fortnite in VR.
Sebbene il conto corrente di chi scrive abbia molti, molti meno zeri del boss di Xbox, ci sentiamo di concordare. Il progetto di Metaverso è molto affascinante, ma al di là dei problemi pratici – dover indossare un caschetto di VR che costa 420 CHF per fare una call con i colleghi o la nonna in montagna, avere un ambiente abbastanza sgombro da potersi muovere fisicamente, e via dicendo – la VR ha un successo limitato già con i videogame, come dimostrano gli esperimenti di PlayStation 4; figurarsi per un pubblico non gamer, che usa i social nelle pause di lavoro, sui mezzi pubblici o durante gli spot televisivi e difficilmente appronterebbe una postazione da gamer con spazi e costi decisamente diversi dallo spolliciare sullo smartphone sul divano. Altri esperimenti sulla realtà virtuale applicata al mondo non ludico sono finora fallitici, come ricorda chi ha comprato negozi e proprietà digitali in Second Life.
Phil Spencer non ha parlato solo di Metaversi: ha anche commentato l’uscita di Call of Duty: Modern Warfare 2, pubblicato questa settimana da Activision, ovvero il publisher che Microsoft ha iniziato a acquisire a inizio 2022 per l’esorbitante cifra di 69 miliardi di dollari (pari, per capirsi, al PIL del Lussemburgo). Call of Duty, se l’acquisizione verrà portata a termine, secondo Phil non diventerà un’esclusiva Xbox ma rimarrà un gioco multipiattaforma, disponibile anche su PC e sulla console rivale PlayStation. Apparentemente, sembra un discorso folle: per anni, Microsoft, Sony e Nintendo hanno combattuto una “Console War” a colpi di acquisizioni per aggiudicarsi dei giochi molto attesi e renderli disponibili solo sulla propria piattaforma, in modo che risultasse ancora più appetibile per i giocatori. Microsoft ha cambiato strategia da qualche anno: giochi come Minecraft (acquisito da Microsoft per 2,5 miliardi) e i titoli di Bethesda (acquisita per altri 7,5 miliardi) sono comunque disponibili su altre piattaforme concorrenti oltre Xbox. D’altra parte, se ci mettiamo nei panni di Microsoft, il discorso ha un senso: il franchise di Call of Duty continuerà a vendere milioni di copie su PlayStation nei prossimi anni (e quindi portando soldi nelle casse di Microsoft, che pubblicherà il gioco), e al tempo stesso diventerà un gioiello di Xbox Game Pass, l’abbonamento “all you can play” di Microsoft che permette a chi lo sottoscrive di pagare una quota mensile di circa 12 CHF e di giocare oltre 150 titoli inclusi senza spendere un centesimo in più. Game Pass offre moltissimi giochi al “Day One”, ovvero il giorno della pubblicazione, inclusi titoloni come Halo o Forza Motorsport; se l’acquisizione di Activision verrà completato, l’anno prossimo chi ha sottoscritto Xbox Game Pass potrà giocare Call of Duty senza spendere nulla di più al day one, mentre chi vorrà giocarlo su PlayStation dovrà acquistarlo a prezzo pieno (circa 80 CHF).
Parlando di Game Pass, Phil Spencer ha dichiarato che al momento rappresenta circa il 15% del fatturato di Xbox. Ha anche ventilato l’ipotesi di un aumento del costo del servizio o dell’hardware: al momento, il Game Pass nel nostro Paese costa 12 CHF (versione solo PC o solo console) oppure 15 CHF (sia PC che Xbox, e gioco online incluso), ed è un’offerta molto vantaggiosa. Come è successo in passato per altri servizi di abbonamento flat come Netflix e Disney Plus, consideravamo verosimile che prima o poi il prezzo potesse subire un ritocco verso l’alto, e ora abbiamo avuto una prima conferma dal capo della divisione Xbox. Anche per l’hardware videogiocoso, che storicamente non ha mai avuto incrementi di prezzo, negli ultimi anni ha registrato un’inversione di tendenza. Questa estate, Sony ha per esempio annunciato un aumento di circa 100 CHF per la PlayStation 5 a due anni dall’uscita sul mercato. Spencer ha però anche affermato che gli aumenti, se mai dovessero arrivare, riguarderanno l’anno prossimo, in modo da salvaguardare il Natale e i regali. Ergo, se in casa manca una console, magari è il momento giusto di comprare una Xbox e metterla sotto l’albero.