Sanità

Pianificazione ospedaliera, Curafutura valuta il ricorso

Il vicedirettore dell’associazione di categoria Marco Romano commenta il documento che delinea le scelte strategiche del Cantone: «La politica segnala l’urgenza di fare qualcosa, ma allo stesso tempo sostiene che ci troviamo in una fase transitoria»
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
11.12.2024 06:00

«Non è il momento di pianificazioni transitorie». Marco Romano, vicedirettore e responsabile della Politica sanitaria di Curafutura, l’associazione di categoria degli assicuratori malattia, va dritto al sodo: «Da gennaio studiamo nel dettaglio le pianificazioni ospedaliere di ogni cantone. Laddove riscontriamo decisioni che non rispettano la volontà del legislatore federale o le direttive di coordinamento della Conferenza dei governi cantonali, valutiamo il ricorso. Il Ticino, come tutti gli altri cantoni, verrà trattato secondo gli stessi principi». Ergo, l’eventualità di un ricorso contro la pianificazione ospedaliera cantonale (POC) da parte delle casse malati va seriamente presa in considerazione. «Nell’interesse del cittadino che paga i premi guarderemo da vicino l’esercizio e valuteremo se non vi sia necessità di fare ricorso».

Qualcosa di simile, del resto, lo aveva già ventilato a maggio il direttore uscente Piüs Zängerle durante un incontro con la stampa tenutosi a Lugano. In quell’occasione Zängerle aveva dichiarato che «dalla Pianificazione ticinese si attendeva un passo avanti nella concentrazione di alcune prestazioni», e che «l’evoluzione medica non richiede più la presenza in Ticino di quattro siti ospedalieri multifunzionali».

Il nodo del contendere

Ora, da quella dichiarazione sono passati otto mesi; ma soprattutto la Commissione sanitaria del Gran Consiglio, nel frattempo, ha elaborato il rapporto che verrà discusso in Parlamento tra oggi e domani. Le conclusioni, le conosciamo. Così come conosciamo anche le critiche che il documento ha incassato in queste settimane che precedono il dibattito. La Commissione sanitaria, dal canto suo, ha spiegato che l’obiettivo principale era di portare in aula un documento politicamente condiviso e che, pertanto, questa pianificazione va considerata come transitoria». 

Una parziale ammissione di responsabilità, che tuttavia Curafutura vorrà analizzare da vicino. Il motivo? Ancora una volta Romano va dritto al sodo: «La pianificazione ospedaliera ha un effetto diretto sui costi del sistema sanitario di una regione e, di conseguenza, sui premi di cassa malati. La casse mirano a un impiego razionale ed efficiente dei premi, ma questo dipende strettamente dall’offerta e dal consumo di prestazioni sanitarie che in Ticino sono ancora troppo elevate. Ci saremmo aspettati una pianificazione capace di delineare decisioni strategiche per i prossimi decenni, anziché passaggi transitori». Cantone avvisato...

L’ora delle scelte

Per dirla ancora con Romano, è tempo che la Politica si assuma le proprie responsabilità adottando scelte che di primo acchito appaiono impopolari, ma nei fatti rafforzano la qualità e la sostenibilità del sistema: «Il Ticino necessita di un dibattito politico aperto e schietto per compiere scelte di politica sanitaria in relazione al consumo, all’offerta e ai costi delle prestazioni». Secondo Romano è fondamentale quindi avviare un dialogo con la popolazione per spiegare l’importanza di decisioni strategiche a lungo termine. «Sono decisioni che vanno nell’interesse del cittadino. Concentrare e specializzare, spingendo nell’ambulatoriale e nelle cure integrate, sono a vantaggio della sicurezza e della qualità».

Il margine di azione

E qui arriviamo al nodo del contendere: ossia, qual è il reale spazio di manovra del Cantone? La pianificazione sanitaria fino a dove può spingersi nel concentrare l’offerta? Secondo Romano, «il Cantone deve attenersi al dispositivo normativo federale per pianificare in maniera lungimirante; non conservare lo status quo, ma delineare l’offerta di cui avremo bisogno nei prossimi anni». E ancora: «Ciò che stride è che la politica segnala l’urgenza di fare qualcosa; ma allo stesso tempo sostiene che ci troviamo in una fase transitoria e che per le scelte coraggiose occorre attendere». Dichiarare che non ci sono margini di manovra, secondo Curafutura, non è corretto. Romano al riguardo cita l’articolo 39 della LAMal. «Gli stabilimenti e i rispettivi reparti (...) sono autorizzati se corrispondono alla pianificazione intesa a coprire il fabbisogno ospedaliero (...)». Detto altrimenti: la pianificazione deve basarsi sul fabbisogno e, quindi, «sulla reale e oggettiva necessità di prestazioni, in primis evitando doppioni a pochi chilometri di distanza, sovraofferta e scelte di mera politica regionale», commenta Romano. Il quale, su questo punto, è categorico: «Rispetto al parere del Consiglio di Stato c’è una divergenza di fondo: il Governo nel suo messaggio dice che la Pianificazione non costituisce uno strumento attraverso il quale è possibile incidere sulla spesa sanitaria. Secondo la Confederazione e i Cantoni, invece, è esattamente il contrario. A livello federale si vuole che la pianificazione sia uno strumento con cui i Cantoni possano, anzi debbano, influire sulla spesa sanitaria». Insomma, i margini d’azione ci sarebbero: «Legge federale, ordinanze e direttive della Conferenza dei Governi cantonali stanno portando molti Cantoni a fare grandi passi avanti».

L’accessibilità delle cure

La pianificazione ospedaliera, prosegue Romano, «non è una questione di politica regionale». «Uno dei grandi problemi che vediamo in questa pianificazione è l’approccio regionale che mette in pericolo la qualità delle cure e non considera gli sviluppi tecnologici e il potenziale dato dalla digitalizzazione; nonché l’accresciuta mobilità della popolazione». L’accessibilità delle cure su tutto il territorio, secondo Romano, andrebbe interpretata in una visione di Città Ticino, razionalizzando e concentrando nei singoli poli. Un esempio chiaro è il Cardiocentro: «Oggi nessuno si chiede più perché un paziente con problemi cardiaci (anche e soprattutto nella massima urgenza) vada indirizzato al Cardiocentro. Da Airolo a Chiasso, la struttura di riferimento è questa. Anche il Neurocentro è uno sviluppo positivo». La stessa riflessione andrebbe estesa anche ad altre specialità. «Ogni regione potrebbe avere le sue, e questo nell’interesse di tutti». L’eventuale ricorso - avverte ancora Romano - si baserà proprio sulla verifica del rispetto della legislazione federale in materia, così come delle direttive intercantonali: «La volontà del legislatore federale è chiara».