Piccioni, in viaggio senza messaggi

In Ticino ci sono ancora una dozzina di allevatori dell'affascinante volatile
Red. Online
13.08.2013 05:28

«Ho trovato un piccione viaggiatore in giardino», ci racconta Silvana di Quinto. «È arrivato una ventina di giorni fa e non è più ripartito. Si sarà smarrito. Gli lascio da mangiare, si avvicina molto. Un anello gli cinge la zampina». È un segno di riconoscimento dov?è indicata l?ubicazione del suo nido. Per sapere «chi è» basta consultare il sito dell?Associazione colombofila svizzera (vd. link). Nella rubrica «Verirrte/zugeflogene Tauben», infatti, si possono inserire i numeri segnati sull?anello e risalire alla provenienza, all?allevamento (la colombaia). È lì che stava tentando di tornare quando, per chissà quali ragioni, ha perso la rotta. «Proprio così», dice Urs Hess di Astano, allevatore ed esperto di piccioni viaggiatori, membro della Società colombofila ticinese. «I viaggi dei ?Columba livia? sono sempre viaggi di ritorno a casa, anche se si tende a dimenticarlo. Si figuri che qualche settimana fa ho incontrato una persona che voleva mandare un piccione a Roma, da un suo amico, per fargli una sorpresa. Questo non si può fare. È solo l?istinto di ritrovare il nido a farli viaggiare». Gli antichi lo sapevano bene e hanno sfruttato la loro grande capacità di navigazione e orientamento per comunicare a grandi distanze, affidando ai volatili capsule contenenti le loro missive. Già, perché l?uccello – dice il nostro interlocutore – può percorrere fino a 500 km con una velocità che arriva agli 80 km orari, naturalmente se le condizioni sono favorevoli (meteo, venti, ecc.). Al giorno d?oggi – almeno in Svizzera – messaggi più o meno segreti raggiungono il destinatario per vie decisamente più prosaiche: posta, SMS, Internet, ecc. Anche l?esercito elvetico, che fino alla fine degli anni Sessanta disponeva di un plotone di piccioni viaggiatori, ha vuotato le colombaie. Ma c?è ancora chi dedica tempo e investe denaro per questi intriganti animali. «Attualmente nel nostro cantone operano una dozzina di allevatori», specifica Hess. Cosa li spinge ad andare avanti? «Un tempo era di moda farli gareggiare tra loro», spiega il nostro interlocutore. «Alcuni allevatori ticinesi si erano associati a delle società colombofile italiane e, insieme a loro, organizzavano delle competizioni tra i due Paesi. I piccioni nostrani venivano portati nella vicina Penisola da dove partivano per ritornare a casa. Ricordo di un piccione che è volato addirittura da Napoli fino a Lugano. Vinceva il più veloce». Questa pratica è però diventata «un affare piuttosto complicato». Per passare la dogana – continua l?esperto – è infatti necessario procurarsi tutta una serie di documenti «che pochi hanno il tempo di fare». Nessuna libera circolazione degli animali, insomma. «Così molti allevatori nostrani hanno lasciato perdere perché l?alternativa, cioè farli volare dal nord, non è consigliabile. Le Alpi sono un ostacolo non insormontabile ma troppo pericoloso per i volatili». Le gare, in ogni caso, continuano altrove (pare che in Europa gli specialisti siano i belgi). «E come in tutte le competizioni si tende a portare ?gli atleti? all?estremo», denuncia Hess. «Pensiamo a cosa succede con i ciclisti, con i cavalli, ecc. Esiste il doping anche per i piccioni». Ci sono poi dei «trucchi legali», racconta l?intervistato, come per esempio separare le coppie prima della gara. Il maschio si comporta come tutti gli innamorati: corre come un matto dall?amata. Ma torniamo ai piccioni nostrani i quali, come detto, non sono più grandi frequentatori di concorsi. Perché si continua a allevarli? «È l?amore che ti spinge a farlo, la passione che ti prende da ragazzo e non ti lascia più. I piccioni viaggiatori sono uccelli affascinanti. Pensiamo al loro formidabile senso dell?orientamento». Come funziona? Le teorie a riguardo sono moltissime, afferma Hess. Magari si basano sulla vista e sull?olfatto per trovare la strada di casa oppure seguono le linee del campo magnetico della Terra. Forse conoscono i venti che passano dalla piccionaia e si orientano grazie a loro. Misterioso anche il fatto che ogni tanto questi uccelli si smarriscono o si disperdono per rotte casuali invece di volare dritti a casa...