Piovono droni ucraini? La Russia «nasconde» le sue raffinerie
Un Tribunale russo ha imposto al colosso informatico Yandex di bloccare l'accesso a immagini e mappe di una raffineria di petrolio. Il motivo? I recenti attacchi di droni ucraini, secondo i documenti del Tribunale citati dall'agenzia di stampa statale TASS. Le restrizioni, nello specifico, riguardano una raffineria nella regione di Ryazan, a poco più di 200 chilometri dalla capitale Mosca.
Yandex, spesso etichettato come il Google russo, gestisce il più grande motore di ricerca del Paese oltre a una serie di servizi. Fra cui il corrispettivo di Google Maps, Yandex Maps. Così la sentenza del Tribunale: «Alla LLC Yandex viene ordinato, entro un mese dalla data di entrata in vigore della sentenza, di limitare l'accesso informativo all'infrastruttura della società di raffinazione del petrolio rimuovendo o offuscando le immagini grafiche dei componenti dell'impianto dal servizio cartografico di ricerca e informazione Yandex Maps». A Yandex è stato pure richiesto di versare un contributo statale al bilancio federale.
A fine dicembre, l'Ucraina aveva preso di mira la più grande raffineria della Russia meridionale, a Novoshakhtinsk nella regione di Rostov, specializzata nella produzione di olio combustibile, olio da riscaldamento, combustibili per uso marino e diesel, oltre a benzina a basso costo. In precedenza, secondo fonti ucraine questa raffineria apparteneva alla famiglia di Viktor Medvedchuk, politico e oligarca ucraino (e filo-russo) noto per i suoi stretti, anzi strettissimi legami con Vladimir Putin. Medvedchuk era stato messo agli arresti domiciliari in Ucraina nel maggio 2021 e aveva tentato, senza successo, di fuggire dal Paese poco dopo l'inizio dell'invasione su larga scala da parte della Russia. Era stato scambiato nel settembre 2022 con 215 prigionieri di guerra ucraini, tra cui i combattenti del Reggimento Azov che avevano difeso Mariupol.
All'inizio del 2024, le Forze Armate dell'Ucraina (AFU) hanno intensificato gli attacchi con i droni alle infrastrutture russe, fra cui raffinerie e depositi di petrolio. L'obiettivo? Interrompere i rifornimenti all'esercito russo impegnato al fronte. Secondo i calcoli citati da Reuters, alla fine di marzo dell'anno scorso circa il 14% della capacità di raffinazione della Russia era stata compromessa a causa di questi attacchi. Se ben assestato, un attacco a una raffineria di petrolio può mettere fuori gioco l'infrastruttura per un lungo periodo di tempo. E dare non pochi grattacapi, di riflesso, a Mosca, anche perché – complici le sanzioni – la Russia fatica ad accedere ai pezzi di ricambio e alle tecnologie occidentali.