Polo sportivo: operazione riscatto

Lugano sta pensando seriamente di giocare una carta. La tocca ripetutamente con le dita, osserva le altre carte sul tavolo, riflette. La situazione è complessa: con l’acquisizione del Credit Suisse da parte di UBS, che ne sarà dei contratti firmati dalla banca che verrà assorbita con la Città e il gruppo immobiliare HRS per la realizzazione del PSE, il Polo sportivo e degli eventi? È la domanda che ha cominciato a circolare nel vortice di notizie sul tramonto del Credit Suisse e che il Movimento per il Socialismo, fervido oppositore del triplice accordo alla base del progetto, ha messo nero su bianco in un’interrogazione al Governo che si può riassumere in due parole: e adesso? La risposta di Lugano potrebbe essere in una carta, in quella carta: diventare proprietaria il prima possibile del futuro stadio e del palazzetto, riscattandoli.
UBS prende tempo
A Palazzo civico, in queste ore, si cerca soprattutto di raccogliere informazioni. «Dobbiamo capire i termini di questa acquisizione - spiega da noi contattato il sindaco Michele Foletti - I collaboratori del nostro gruppo di lavoro sul PSE sono in contatto con HRS, che a sua volta sta provando a sentire Credit Suisse». Di rassicurazioni sul PSE, per il momento, la Città non ne ha ricevute, ma non ha avuto nemmeno segnali in senso opposto. «Non ho molti timori - osserva Foletti - perché probabilmente UBS ha intenzione di rispettare i contratti in essere». Dalla banca, oggi, non ci è stato possibile avere delle conferme in tal senso. «Come può immaginare, è troppo presto per scendere così nel dettaglio» ci ha risposto l’istituto di credito. Sono giorni concitati. «Noi intanto stiamo facendo dei calcoli e delle valutazioni su un sistema di finanziamento alternativo. Può sembrare una battuta - dice sempre il sindaco, riferendosi al progetto sulle criptovalute - ma stiamo preparando un piano B».
Ritardi in vista?
A questo punto occorre aprire una parentesi. Stadio e palazzetto, secondo le stime del Municipio, costeranno nel peggiore delle ipotesi 229 milioni di franchi, di cui 62 milioni d’interessi - del 2,38% per l’arena sportiva e del 3,08% per il palazzetto - da pagare in ventisette anni. Questi i termini del leasing: formula che l’Esecutivo aveva preferito a un finanziamento diretto del PSE temendo un aumento dei debiti e un peggioramento della solvibilità e dell’affidabilità finanziaria di Lugano. Gli accordi con HRS e Credit Suisse prevedono tuttavia un’altra strada: quella del riscatto anticipato delle opere. Lugano potrà riacquistare il nuovo stadio e il palazzetto alla consegna o dopo cinque anni, mentre da quel momento lo stadio sarà riscattabile ogni anno e il palazzetto ogni cinque. Prima la Città riesce a riscattare le strutture, più può risparmiare sugli interessi del leasing. Ovviamente per farlo serve un capitale che non costi troppo in termini d’interessi. «Stiamo valutando la possibilità di emettere un bond che ci permetta di riscattare le strutture sportive» fa sapere Foletti. Lugano, comunque, ha tempo fino al 2025 per confermare o cambiare la sua formula di finanziamento. A proposito di tempi, a precisa domanda, il sindaco non esclude che il progetto possa subire dei ritardi a causa di questa situazione.
Tocca ad HRS
Viene da chiedersi se potrebbe cambiare qualcosa anche a livello di contenuti. Nella sua interrogazione, l’MPS scrive che il Credit Suisse, attraverso due società, la Credit Suisse Funds AG (che si occupa d’investimenti) e la Credit Suisse Anlagestiftungen (casse pensioni), è committente del palazzetto dello sport, delle due torri amministrative, del blocco servizi (dove dovrebbe entrare la polizia comunale), dell’edificio sud e e dell’edificio ovest (i palazzi residenziali) con i relativi autosili. «È dunque l’investitore imprescindibile dell’intera operazione immobiliare». Bisogna capire che impatto avranno l’eventuale passaggio dei contratti a UBS o altre formule. HRS, che aveva «portato» il Credit Suisse come suo partner per il progetto della Città, potrebbe anche coinvolgere altri attori. Oggi non ci è stato possibile avere un commento nemmeno dal gruppo immobiliare. Commento che invece abbiamo chiesto a Fulvio Pelli, anche lui tra gli oppositori dell’accordo per il PSE nonché ex dirigente di Banca Stato. «Ormai il progetto è stato approvato dalla popolazione e bisogna accettare il risultato: non mi auguro che incontri problemi». Con un piccolo asterisco. «Se UBS o altri partner decidessero di rinunciare al ‘regalo’ dei palazzi residenziali - conclude Pelli - quella non sarebbe una brutta notizia per Lugano».