Val Mara

Pompieri e migranti: giornate di fuoco

La decisione del Consiglio di Stato: Rovio e Melano restano di competenza dei militi di Mendrisio, niente Melide - Due novità sul collocamento dei profughi
© CdT/Gabriele Putzu

A Val Mara la questione dei migranti sta infiammando il dibattito, ma vi è un altro tema caldo: il Consiglio di Stato ha deciso di non cambiare i confini delle competenze territoriali dei pompieri di Melide e Mendrisio. I quartieri di Rovio e Melano continueranno ad essere serviti dai militi momò, mentre il Municipio chiedeva di potersi affidare integralmente quelli luganesi. Il loro raggio d’azione rimarrà invece limitato a Maroggia. «Per noi era una questione di efficacia, efficienza e risparmio – sintetizza il sindaco di Val Mara Jgor Zocchetti – ma secondo il Governo, la Legge sui consorzi non permette lo scenario per noi ideale». Per far valere i suoi argomenti, Val Mara aveva fatto leva su alcuni precedenti come quello di Tresa che, dopo l’aggregazione, aveva potuto affidare alcuni suoi quartieri ai pompieri di Monteggio sottraendoli a quelli di Caslano. «Chiediamo una parità di trattamento» aveva invocato a suo tempo il sindaco, sottolineando come il suo Comune avesse il «diritto di semplificare e razionalizzare le risorse per migliorare i servizi».

«Volevate allontanarvi»

«Per quanto è possibile, siamo pienamente soddisfatti della decisione del Consiglio di Stato» commenta il presidente della Delegazione consortile del Centro soccorso cantonale pompieri del Mendrisiotto, Samuel Maffi, che poi si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Più che l’autorità politica del Consorzio, questa situazione ha messo a disagio i militi stessi, che non capiscono tuttora cosa non andasse bene del loro lavoro a Rovio e Melano». Il sentimento è dunque quello di «essere stati messi in discussione per motivi a loro non ascrivibili». Non solo: «Fa un po’ male – aggiunge Maffi – la volontà politica del Comune di Val Mara di allontanarsi dal Mendrisiotto. Da parte mia, confermo che per i quartieri inclusi nel nostro comprensorio continueremo a impegnarci, come fatto finora, senza nessun tipo di astio e discriminazione, improntando il tutto alla massima collaborazione». Un esempio? «Di recente i pompieri hanno svolto approfondimenti per quel che riguarda il Park Hotel di Rovio», dove sono attesi i migranti. Il presidente ribadisce come non siano mai giunte critiche dal profilo tecnico sul servizio offerto dai pompieri di Mendrisio. «La richiesta di modificare il comprensorio – conclude – era legata essenzialmente a motivi politici, di autonomia comunale, di risparmio. E, aggiungo io, di rapporti personali che il Municipio di Val Mara aveva e ha tuttora con i pompieri di Melide».

Intanto al Park Hotel...

Dicevamo dei migranti. Dopo l’intensa serata informativa della scorsa settimana, ci sono due (piccole) novità. La prima è un incontro fra una delegazione del Comune e l’avvocato Ernesto Palomba, la cui famiglia è proprietaria del Park Hotel. La palla è ora nel campo del privato, che ci ha confermato la volontà di ricorrere al Consiglio di Stato contro le richieste avanzate dal Municipio, ossia: presentare una domanda per un cambio di destinazione (in modo da poter accogliere trentanove migranti, come da accordi con il Cantone) e garantire che lo stabile rispetti tutte le norme edilizie. Il punto chiave è la concessione o meno di un effetto sospensivo: se il Governo, in attesa di esprimersi, congelerà la decisione di Val Mara, i profughi potranno entrare. «Non voglio inimicarmi il Comune – spiega Palomba – ma ritengo che bloccare questo progetto di accoglienza sia un’ingiustizia e un atto poco inclusivo. Fra i migranti attesi qui ci sono bambini che provengono da realtà difficili». A livello imprenditoriale, l’avvocato ribadisce che il suo intento «non è arricchirsi, ma ridare vita al Park Hotel», che negli anni scorsi aveva provato a rendere in parte residenziale e a vendere, in ambedue i casi invano. «Non vogliamo far fallire un privato – ha sottolineato il sindaco Zocchetti – ma nemmeno chiudere gli occhi davanti alla legge». Nei piani di Palomba, l’introito garantito dal Cantone per i migranti sarebbe decisivo per il rilancio del Park Hotel, che comincerebbe con la riapertura del ristorante. Riapertura che era prevista per venerdì scorso ma che – seconda novità – è slittata. «La persona insieme a cui sto cercando di riavviare l’attività – spiega Palomba – è scoraggiata. Ha comprensibilmente paura di lavorare in un clima ostile. Intanto ha già speso decine di migliaia di franchi in questo progetto. Io gli concedo i locali gratis, pur di far rivivere la struttura. Se lui se ne va, non la riapro più».