Ponte Morandi: sei anni fa la tragedia che portò alla morte di 43 persone

È il 14 agosto 2018 e su Genova cade una pioggia battente. Per la città, però, quella non sarà una giornata grigia solo dal punto di vista meteorologico, ma anche per il morale e dal punto di vista psicologico. Anzi, sarà una giornata nera e l'umore delle persone si farà cupo come i nuvoloni che capeggiano sulla città rovesciando su di essa enormi quantità di acqua. Alle 11.36 avviene infatti la tragedia. Prima il boato, poi morte e distruzione: è crollata una parte del ponte Morandi. A cedere è la pila 9 del viadotto sul Polcevera. Precipitano così nel vuoto 250 metri circa di carreggiata e tutto ciò che su di essi si trovava. 43 le persone che perdono la vita in quella vigilia di Ferragosto.
Una data, quella del 14 agosto 2018, che resterà indelebile nella mente degli abitanti della città, e non solo: per quelle vittime, per gli sfollati, per due quartieri distrutti.
Da emblema di grande architettura, il ponte Morandi si trasforma così nell'esempio più lampante dei problemi di manutenzione a cui sono soggette numerose infrastrutture in Italia. A finire sotto accusa, nel caso specifico, è la gestione del ponte da parte del suo concessionario, Autostrade per l’Italia, e della sua controllata Spea, incaricate della manutenzioni del viadotto.
Dal processo, tuttora in corso, qualcosa è però già emerso. A fare scalpore sono state soprattutto le parole di Gianni Mion – ex amministratore delegato della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Autostrade per l'Italia e della sua ex controllante, Atlantia – che in aula ha dichiarato: «Dal 2010, otto anni prima del disastro, tutti sapevano che il ponte Morandi poteva crollare». Durante una riunione a cui parteciparono l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia, lo stesso Gianni Mion, manager, tecnici e dirigenti di Spea «emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che creava perplessità tra i tecnici sul fatto che potesse restare su». Dal canto suo, la difesa degli imputati sostiene che il crollo del ponte Morandi vada imputato a difetti strutturali dell'infrastruttura.
Come spiega RAI News, oggi sono 58 le persone alla sbarra tra dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l'Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea, la società responsabile delle manutenzioni e delle ispezioni. Società che, insieme con autostrade, è uscita dal processo con un patteggiamento di quasi 30 milioni, mentre il procedimento continua per i singoli manager e funzionari. Tra gli imputati figurano l'ex amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci, il capo delle operazioni Paolo Berti e l'ex direttore delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, oltre all'ex amministratore delegato di Spea Antonino Galatà, al responsabile tecnico Massimiliano Giacobbi, all'ex direttore di Autostrade per Genova Stefano Marigliani, al successore Riccardo Rigacci e al braccio destro Paolo Strazzullo.
Numerosi i reati contestati: omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d'atti d'ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro.
I parenti delle vittime intanto attendono che sia fatta giustizia e che dal processo emerga la catena di responsabilità che portò al disastro. Le udienze, sospese per la pausa estiva, ripartiranno l'11 settembre, entrando nel cuore del procedimento, con la conclusione dei controesami dei consulenti di Autostrade per l'Italia e Spea.
Dopo la tragedia, Genova ha comunque saputo rialzarsi. Come spiega Il Sole 24 Ore, grazie al cosiddetto decreto Genova (dl 109/2018) che ha conferito fondi di ristoro alla città (a cui si sono aggiunti, poi, quelli del Pnrr) e amplissimi poteri al commissario per la ricostruzione, il capoluogo ligure è ripartito e non ha più smesso di correre. A partire dal nuovo ponte San Giorgio, progettato da Renzo Piano e costruito in 18 mesi da Webuild e Fincantieri.
Oggi, intanto, nella città ligure si terrà una commemorazione delle vittime. Attualmente, nella chiesa parrocchiale di San Bartolomeo della Certosa è in corso una messa officiata dall’arcivescovo di Genova, monsignor Marco Tasca. Alle 10.45, nella Radura della memoria, nei pressi del ponte, inizierà quindi la cerimonia istituzionale in ricordo di quanti sono scomparsi sotto le macerie. Alle 11.36, infine, verrà osservato un minuto di silenzio accompagnato, come ogni anno, dal suono delle sirene delle navi in porto e dalle campane di tutta la diocesi di Genova.