Ticino

Predazioni e alpeggi abbandonati: «È tempo di scendere in piazza»

Il lupo è tornato ad attaccare, questa volta in valle di Sementina, dove Elvis Morisoli ha perso una ventina di pecore del suo gregge – Gli allevatori sono sul piede di guerra – Il Cantone aspetta invece il via libera dell’UFAM per regolare i branchi, sfruttando la collaborazione dei cacciatori
© CdT/Gabriele Putzu
Martina Salvini
09.09.2024 23:30

Un’altra predazione. L’ennesima. Tra venerdì e sabato, un allevatore ha perso una decina di pecore sull’alpe Albagno nella valle di Sementina. «In totale, tra le pecore morte e quelle sparite sono una ventina di capi», racconta Elvis Morisoli. «Faccio questo mestiere da una vita e mai mi sarei aspettato di vedere una cosa simile». Quando sabato mattina ha visto volare con insistenza i corvi, Morisoli ha capito che doveva essere accaduto qualcosa. «Quando siamo arrivati nella zona del gregge, ci siamo trovati davanti uno scenario terribile. Sa, si mette in conto di perdere qualche animale. Per i fulmini, per le frane. Ma non avrei mai pensato di dover fare i conti con il lupo. Non in questo territorio, dove il predatore non si era mai visto prima». Secondo i guardiacaccia, dice ancora Morisoli, dovrebbe trattarsi di un singolo esemplare di lupo. «Visto che ha già attaccato, e che il gregge non è proteggibile per via del territorio impervio, è sicuro che tornerà». Di qui la decisione, «l’unica possibile»: scaricare l’alpe in anticipo. «Non posso lasciarle qui e aspettare che il lupo torni. Ma è un peccato, perché le pecore non volevano venire giù. Qui sopra c’è un’erba verde e invece siamo costretti a scappare con un mese di anticipo e costringerle a patire ancora il caldo della pianura». Il pensiero di Morisoli va poi all’anno prossimo. «Come farò? Qui non posso più portarle, ma non posso nemmeno pensare di tenere gli animali a casa tutto l’anno. A loro serve libertà». Forse, prosegue, «cambierò specie da allevare, ma non è una decisione facile: significa cambiare tutto». Quel che è certo, secondo Morisoli, è che «gli alpeggi non custoditi sono finiti».

Una decina di alpi scaricati

Non a caso, fa sapere l’Associazione per un territorio senza grandi predatori, «dall’inizio di questa stagione alpestre sono già 10 gli alpeggi caricati con ovini o caprini (su un totale di circa 100) a essere stati scaricati anticipatamente. E così circa 520 ovini e 450 caprini hanno dovuto essere forzatamente riportati sul fondovalle prima del termine della normale stagione di estivazione». La maggior parte di questi alpeggi, prosegue l’associazione, «non saranno più caricati l’anno prossimo: sia perché le aziende di base cesseranno la loro attività, sia perché la presenza nella zona del lupo non lo permetterà più». Ma quel che è peggio, lamentano, è che sono «vent’anni che le organizzazioni agricole insistono nei confronti delle autorità cantonali e dei difensori del lupo nell’affermare che la convivenza tra animali al pascolo ed espansione incontrollata del lupo non è possibile. Non hanno mai dato peso alle nostre argomentazioni e alle nostre previsioni e ora stiamo rapidamente giungendo alla fine degli alpeggi non proteggibili». Un concetto che ritorna anche nelle parole di Elvis Morisoli, secondo il quale «non interessa a nessuno il nostro mestiere, per questo nessuno ci ascolta».

«Ora di dire basta»

Eppure, gli allevatori non intendono darsi per vinti. «Tutto fa pensare che sia davvero giunto il momento di smettere di rivolgerci alle autorità e all’opinione pubblica con scritti e comunicati. Occorrerà passare alla disobbedienza civile e alle manifestazioni di piazza gridando forte e chiaro: basta!», avverte l’Associazione per un territorio senza grandi predatori. Anche perché «l’abbandono di 20 alpeggi dal 2021 è un problema che interessa molti, non quattro allevatori anziani come qualcuno continua a pensare». Da Bellinzona, però, Tiziano Putelli, a capo dell’Ufficio della caccia e della pesca, spiega: «Dai dati degli ultimi anni in nostro possesso, il numero di eventi e predazioni da lupo fino alla fine di agosto del 2024 non si scosta di molto rispetto al 2023 ». Stando ai dati fornitici dal Dipartimento del territorio, i casi di predazione confermati, alla fine di agosto, sono 28, «anche se siamo ancora in attesa dei risultati genetici per sette casi. Sei dei quali molto probabilmente potrebbero essere attribuibili al lupo». Quindi verosimilmente le predazioni sono state 34 (contro le 27 di fine agosto del 2023). I capi uccisi, invece, risultano essere 83, contro i 106 dello stesso periodo di un anno fa. A tal proposito, per un esatto confronto con il 2023, l’Ufficio della caccia e della pesca sta valutando, assieme alla Sezione dell’agricoltura, il numero di allevatori che non hanno svolto la loro attività all’alpe nel 2024.

Le mosse del Cantone

Il Cantone, nel frattempo, è in attesa del via libera dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) per procedere con la regolazione proattiva dei branchi di lupo. In particolare, dopo aver avuto le prove certe della presenza di giovani dell’anno nei branchi dell’Onsernone e della Val Colla , è stato chiesto l’abbattimento di due giovani per ognuno dei due branchi. «L’ordinanza della Legge federale sulla caccia prevede due tipologie di intervento di tipo preventivo», premette Putelli. «Da un lato c’è la regolazione di base, che ha lo scopo di contenere il numero di lupi sul territorio. In questo caso, l’elemento determinante è riuscire a provare un numero certo di giovani lupi dell’anno». L’altra possibilità, invece, è la rimozione completa di un branco, «ma solo se quest’ultimo è considerato problematico. E a livello federale, per essere considerato tale, si deve dimostrare che il predatore ha imparato a eludere le misure di protezione delle greggi». E qui nasce anche il problema per il Ticino: visto che il nostro cantone presenta una morfologia particolare e una taglia medio-piccola degli alpeggi, la gran parte di questi non è proteggibile. «A differenza di altri Cantoni - evidenzia Putelli – al momento non possiamo richiedere alcuna rimozione completa del branco, visti i criteri in atto». Il Ticino ha dunque potuto avanzare soltanto una richiesta di abbattimento di due-terzi dei giovani esemplari avvistati, ossia quattro esemplari.

La carica dei 300

Per l’abbattimento del lupo, a differenza del passato, il Ticino può ora contare su una possibile collaborazione con i cacciatori. Oltre 300, quelli che si sono annunciati «Alla fine di agosto - ricorda Putelli - si sono tenute due serate formative organizzate per spiegare ai cacciatori condizioni e regole d’ingaggio per una possibile collaborazione nell’ambito delle azioni di regolazione del lupo». A seguire la formazione, al termine della quale è stato rilasciato un attestato di frequenza, hanno partecipato circa 400 persone. Poco più di 300, come detto, hanno deciso poi di inoltrare la richiesta per una collaborazione futura. «Per quanto riguarda i branchi, al momento è possibile unicamente una regolazione di base. In questi casi, la collaborazione dei cacciatori potrà essere ammessa solo durante la caccia alta. Per contro, per i successivi periodi di caccia esiste un elevato margine di errore dovuto al fatto che in inverno gli esemplari nati in primavera e inizio estate hanno ormai una taglia molto simile a quella degli adulti. Quindi è stato deciso che un coinvolgimento dei cacciatori non fosse opportuno». Un conto, infatti, è colpire un giovane esemplare a settembre, periodo nel quale il cucciolo è chiaramente distinguibile dagli esemplari adulti. Ben diverso, invece, è dover agire fra novembre e gennaio, quando i giovani dell’anno non hanno più una taglia da cucciolo e sono ormai del tutto simili agli adulti.

Il tempo stringe

Il problema, a questo punto, sono però le tempistiche. Il Ticino ha potuto inoltrare la documentazione necessaria all’UFAM solo il 28 agosto. «La risposta è attesa in quindici giorni lavorativi. Dopodiché, in caso di risposta positiva, la palla tornerà nuovamente nel campo del Governo, che dovrà deliberare sugli abbattimenti». Insomma, il tempo a disposizione per sfruttare la collaborazione con i cacciatori è pochissimo. «Tuttavia - fa notare il capoufficio - il nostro intento era gettare le basi per una collaborazione a medio-lungo termine e comunque l’esecuzione di questa regolazione sarà assicurata dai guardacaccia che potranno operare su un arco di tempo di circa 4 mesi». La collaborazione con alcuni cacciatori, però, è già in atto in Valle Bedretto per tentare di abbattere un singolo lupo responsabile di danni agli animali da reddito. «In questo caso, trattandosi di un comprensorio non occupato da branchi e di una sola predazione con almeno 6 pecore uccise, il Cantone ha potuto agire velocemente», spiega Putelli. L’ordine di abbattimento, ricorda il capoufficio, ha una durata di 60 giorni e il perimetro di ingaggio ha dovuto essere limitato al solo alpeggio colpito. «Per ragioni di sicurezza, i cacciatori hanno inoltrato un’iscrizione e, dopo le verifiche, l’UCP ha rilasciato singole autorizzazione di collaborazione, limitatamente all’area di ingaggio e ai giorni e agli orari aperti alla caccia».