Politica

Primo confronto sulla Giustizia, Gobbi: «L’indipendenza è garantita»

Il responsabile del Dipartimento delle istituzioni sentito in audizione dopo la bocciatura dello stabile EFG e le accuse di ingerenza mosse dall’ex presidente del Tribunale d’appello – Il consigliere di Stato si dice favorevole a una maggiore autonomia della Magistratura
© CdT/Chiara Zocchetti
Martina Salvini
17.06.2024 20:52

Indipendenza della Giustizia, risorse e collaborazione. Ruotava tutta attorno a questi tre punti l’audizione di questa mattina del Consiglio di Stato in commissione Giustizia e diritti. Un incontro atteso, specialmente dopo la bocciatura alle urne dell’acquisto dello stabile EFG e dopo le polemiche che ne sono seguite. Ma, soprattutto, un colloquio necessario dopo quanto emerso giovedì a seguito della pubblicazione del Rendiconto del Tribunale d’appello. Un documento nel quale il presidente uscente Damiano Bozzini sollevava criticità sull’autonomia per le nomine del personale amministrativo.

E proprio da qui ha voluto partire il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi nel commentare l’incontro – durato un’ora e mezza – al quale ha partecipato insieme al presidente del Governo Christian Vitta e alla direttrice della Divisione della giustizia Frida Andreotti. «L’indipendenza è garantita. E quanto sostiene Bozzini è una sua opinione, non quella del Tribunale d’appello», ha evidenziato. Di fronte ai commissari, il direttore del DI ha voluto chiarire in primis che «la facoltà di nomina spetta alla Magistratura, la quale deve però anche sottostare alle direttive e ai regolamenti che valgono per qualunque dipendente dello Stato». Come dire: autonomia sì, ma non libertà assoluta di fare ciò che si vuole. «Anche perché deve essere garantita la parità di trattamento nel personale».

Detto ciò, Gobbi si è detto disposto a «entrare in materia» per garantire ancora maggiore indipendenza alla Giustizia. «Per farlo, però, servono strutture interne che siano in grado di supportare i magistrati in vari ambiti: dalla logistica al personale, passando per le finanze». Più che il tema di autonomia finanziaria, secondo il direttore del DI è essenziale quello organizzativo e operativo: «Oggi il Ministero pubblico ha un segretario generale che serve a questo scopo, così come il Tribunale d’appello dispone di una segretaria generale. Accanto, però, abbiamo tutte le altre piccole autorità giudiziarie, e anche qui servirà una struttura di supporto o di coordinamento».

Risorse: dove e come

Strettamente collegata, poi, è l’annosa questione delle risorse. Tre, essenzialmente, le richieste di potenziamento formalizzate, soprattutto nella catena penale. «Un magistrato in più per la Pretura penale, in modo da alleggerire il carico di lavoro e limitare i ritardi. Tre persone in più per il Ministero pubblico, ossia un segretario giudiziario e due funzionari amministrativi. Per la Corte di appello e di revisione penale (CARP), invece, sono stati richiesti due cancellieri e mezzo, uno dei quali già recuperato grazie ad alcuni spostamenti interni», ha detto Gobbi. Per quanto riguarda la situazione logistica della CARP, il consigliere di Stato ha spiegato che «è in corso una discussione con i Comuni per avere il loro supporto: visto che vogliono la presenza della Giustizia sul loro territorio devono anche mettere a disposizione alcune soluzioni logistiche».

Restando nel campo delle risorse, Gobbi ha anche voluto smussare le dichiarazioni rilasciate dopo la bocciatura dello stabile EFG. «Dovendo attuare una scala di priorità, preferisco puntare sulle risorse, perché il lavoro viene fatto dalle persone e non dagli spazi. È chiaro però che dovremo valutare come poter concedere queste risorse aggiuntive, visto che queste uscite dovranno essere recuperate da qualche altra parte». In prima battuta, quindi, si cercherà di valutare l’attuazione di soluzioni interne. «E solo dopo, quando saranno stati fatti tutti gli sforzi, capiremo come mettere a disposizione le risorse finanziarie per assumere nuovo personale».

Dadò: «Incontro positivo»

«Rinfrancato», dopo le rassicurazioni di Gobbi, il presidente della Commissione Fiorenzo Dadò. «Le esternazioni fatte dal consigliere di Stato dopo le votazioni erano un tema e, dopo questo incontro, mi sembra di poter dire che siano state dettate dallo scoramento del momento e che siano rientrate. Da parte del DI è stato chiarito infatti che non c’è l’intenzione di bloccare gli investimenti nella Giustizia e questo aspetto è sicuramente positivo». Stesso discorso per quanto riguarda il prospettato potenziamento. «Anche se sono cose già sentite varie volte nel corso degli anni», ha ammesso Dadò.

Bozzini sarà sentito

Archiviato questo capitolo, per la Commissione non è però finita qui. «Ora – ha spiegato Dadò – intendiamo capire meglio alcune cose, visto che ci sono due versioni discordanti» in merito al contenuto del Rendiconto del Tribunale d’appello: «C’è la versione della direttrice Andreotti e quella del giudice Bozzini», ha detto il presidente, annunciando che lunedì prossimo verranno sentiti proprio il presidente e l’ex presidente del Tribunale d’appello, ossia Gian Maria Tattarletti e, appunto, Damiano Bozzini. «Vogliamo capire se il problema è realmente solo dettato dall’incompatibilità caratteriale o se c’è dell’altro. Quando c’è un rendiconto, ossia un documento ufficiale, non è uno solo a parlare, ma un pool di giudici. Quindi c’è da sperare che quanto scritto sia condiviso dal gremio».

Più collaborazione

Tornando all’incontro, da entrambe le parti è emersa anche la necessità di collaborare di più. «Ho auspicato che i tre poteri dello Stato possano lavorare insieme», ha spiegato da parte sua Gobbi. «Quando si parla di riformare la Giustizia è bene che tutti gli attori siedano al tavolo». Per questa ragione, il capo del DI intende creare un gruppo di lavoro che si occupi di tutti i temi in giacenza. «Un gruppo composto da magistrati, Consiglio della magistratura, commissione della Giustizia e Divisione». Da parte della Commissione, però, Dadò ha messo alcuni punti fermi: «Dopo tutti questi anni si vorrebbe poter giungere a qualcosa di concreto». Insomma, secondo il presidente «ci sono tutta una serie di elementi che possono essere portati avanti senza ulteriori gruppi di lavoro».

In generale, comunque, i commissari intendono «dare l’input più incisivo possibile per risolvere le principali criticità della Giustizia». Prima, però, occorre avere un quadro preciso della situazione. Per questo, ha concluso Dadò, «intendiamo sentire tutte le persone coinvolte, in modo da arrivare in autunno con un quadro generale più chiaro. Da lì, allestiremo la lista di priorità, cercando poi di portare avanti qualcosa dal profilo legislativo».