Prodotti Nivea più cari in Svizzera rispetto all'estero? Migros si ribella

«Adesso basta»: questo, in sintesi, è il pensiero di Migros che ha deciso di rivolgersi alla Commissione della concorrenza (COMCO). Il problema? Il prezzo d'acquisto che Beiersdorf applica al gigante arancione per i prodotti Nivea. Un prezzo nettamente più alto rispetto a quello praticato ai commercianti in Germania. Accade così che sugli scaffali del nostro Paese i prodotti per la cura del corpo del noto marchio tedesco costino in media il 40% in più rispetto alla Germania. Ecco allora che un deodorante che da DM viene venduto a 2,25 euro, da Migros è venduto a 3,95 franchi.
A portare alla luce la disparità di trattamento, spiega Watson, è un documento interno di Migros ottenuto dalla Schweiz am Wochenende. Il documento quantifica il supplemento di prezzo applicato al nostro Paese per i prodotti Nivea tra il 60% e l'80% a seconda dell'articolo. Cifre impressionanti, soprattutto se si considera che con questo differenziale Migros si ritrova a pagare alcuni prodotti di più rispetto a quanto pagano i consumatori tedeschi, IVA inclusa. In concreto, riprendendo l'esempio del deodorante citato poco fa, Beiersdorf fattura al gigante arancione 2,62 euro, ovvero 37 centesimi in più di quanto pagano i consumatori finali in Germania da DM.
Di fronte a questa situazione, Migros ha cercato di ottenere da Beiersdorf condizioni d'acquisto migliori, tuttavia le trattative non sono andate come il gigante arancione si auspicava e sono state definitivamente abbandonate lo scorso autunno. Falliti i negoziati, Migros ha allora deciso di rivolgersi, a fine gennaio, alla Commissione della concorrenza. «Migros ha più volte cercato di ridurre il grande divario di prezzo con la Germania; purtroppo senza successo» spiega il gigante arancione tramite un portavoce.
Negli ultimi tempi, poi, la situazione è peggiorata ulteriormente. Già, perché di recente Beiersdorf avrebbe aumentato ancora le proprie tariffe. «Di conseguenza non abbiamo altra scelta che passare dalla COMCO», spiega Migros.
Da parte sua, la COMCO conferma di aver ricevuto il reclamo di Migros e dice, attraverso un portavoce, che esso «è in fase di analisi». Solo una volta terminata, la Commissione deciderà se aprire o meno un'inchiesta.
L'offensiva del gigante arancione rientra nella strategia del nuovo CEO di Migros, Mario Irminger, che punta a una riduzione dei prezzi per riconquistare fette di mercato. Irminger, del resto, aveva già condotto numerosi bracci di ferro con i fornitori quando era alla testa di Denner.
L'appiglio giuridico
A sostegno della propria campagna in favore di una riduzione dei prezzi d'acquisto, Migros intende fare leva sulle recenti modifiche alla legge svizzera sui cartelli, in vigore dal 2022. Essa serve a garantire che le imprese elvetiche possano acquistare i loro prodotti allo stesso prezzo delle loro omologhe all'estero, ovvero «a condizioni di mercato e alle pratiche commerciali in vigore all'estero». L'obiettivo è impedire alle multinazionali di abusare della propria posizione applicando in Svizzera tariffe artificialmente gonfiate.
«Migros combatte questi prezzi d'acquisto eccessivi con l'obiettivo che i nostri clienti, in futuro, possano pagare meno», spiega il gigante arancione.
I precedenti
Ad oggi, solo due controversie sono state giudicate sulla base della nuova legge sui cartelli. La prima aveva al centro il gruppo tedesco Fresenius, attivo in campo medico. L'agire di Fresenius era stato sottoposto alla COMCO in quanto si rifiutava di vendere i propri prodotti al grossista farmaceutico elvetico Galenica alle stesse condizioni applicate all'estero. La Commissione della concorrenza aveva tuttavia deciso che Fresenius non deteneva una posizione dominante sul mercato svizzero e aveva quindi respinto il reclmo.
Discorso diverso nel contenzioso tra la libreria svizzera Payot e il gruppo francese Madrigall che si rifiutava di vendere le proprie opere alle medesime tariffe applicate in Francia. In questo caso la COMCO aveva dato ragione a Payot. Madrigall, tuttavia, non ha mandato giù la decisione e si è rivolto al Tribunale amministrativo federale.
Quali le possibilità di vittoria per Migros?
Bene, ma prendendo in considerazione anche i due casi appena citati, quali sono le chances di vittoria di Migros di fronte a Beiersdorf? Innanzitutto va stabilito se l'azienda tedesca detenga una «posizione dominante relativa» nei confronti del gigante arancione. In questo senso, è importante porsi tre domande. La prima: Migros dispone di alternative a Nivea, per esempio commercializzando deodoranti, creme e gel doccia di altre marche? La seconda: quali sarebbero le conseguenze finanziarie della mancata vendita di prodotti Nivea? E, infine, la terza: un tale scenario sarebbe accettabile per Migros?
Il gigante arancione sostiene di non poter rinunciare agli articoli di Nivea in quanto è la marca di prodotti per la cura del corpo più conosciuta e venduta nel nostro Paese. Nel dettaglio, per Migros Nivea rappresenta il 32% delle vendite di gel doccia e il 34% delle vendite di deodoranti.
Se per Migros Nivea è indispensabile, non si può dire altrettanto del contrario. Beiersdorf realizza infatti solo lo 0,5% della sua cifra d'affari globale, di 9,5 miliardi di euro, grazie agli articoli venduti dal gigante arancione. «La perdita di Migros sarebbe trascurabile per Beiersdorf» sottolinea il documento interno del gigante arancione.
Alla COMCO quindi il compito di stabilire se Beiersdorf detenga una posizione dominante relativa. In caso affermativo, si tratterà in seguito di capire se c'è abuso. Un criterio chiave in questo senso sarà l'ampiezza nella differenza di prezzo tra Svizzera e Germania e l'assenza di giustificazioni economiche alla base della stessa.