Qualità delle cure sotto esame: gli Spitex chiedono più controlli

Trasparenza da migliorare e sistema di controllo da rivedere. Il settore delle cure a domicilio chiede maggiore chiarezza e garanzie sulla qualità delle prestazioni erogate. Dopo la moratoria introdotta dal Consiglio di Stato per bloccare il rilascio di nuove autorizzazioni di esercizio, le tre principali associazioni di categoria – Spitex privati, Spitex pubblici e l’Associazione degli infermieri – rilanciano con una nuova proposta: istituire un ente di controllo esterno per verificare standard e criteri di qualità nel settore.
«L’idea è di esplorare nuovi modelli di gestione adottati in altri cantoni, che prevedono il coinvolgimento di enti esterni competenti per la verifica qualitativa. Il Canton Grigioni si sta muovendo in questa direzione introducendo controlli di qualità obbligatori». A parlare è Stefano Motta, direttore di Spitex Maggio, il servizio di assistenza e cura a domicilio Malcantone e Vedeggio, nonché coordinatore del neonato Tavolo di lavoro al quale aderiscono l’Associazione svizzera infermieri ASI sezione Ticino, l’Associazione svizzera spitex privati ASPS Ticino e la Conferenza dei servizi di assistenza e cura a domicilio di interesse pubblico SACDip.
L’istituzione del tavolo di lavoro, al quale partecipano anche gli assicuratori malattia, novità importante su cui torneremo più avanti, è proprio intesa a definire criteri di qualità condivisi, spiega Motta. «Per garantire la qualità delle cure erogate, il settore ha bisogno di nuove regole di funzionamento». Per quanto il tema in passato abbia creato qualche frizione tra le varie associazioni, oggi l’approccio dei vari attori sembra cambiato. In un certo senso, è stata sepolta l’ascia di guerra per costruire, assieme, una nuova governance. «Bisogna fare qualità. Tutti, indistintamente, ne sono consapevoli. L’idea è di promuovere uno strumento di valutazione condiviso e standardizzato».
L’evoluzione dei costi
Sebbene le cure a domicilio rappresentino una parte limitata della spesa sanitaria cantonale (circa il 4%), negli ultimi anni i costi del settore sono letteralmente esplosi. Secondo i dati del DSS, tra il 2018 e il 2022 il comparto ha registrato una crescita media annua del 9,3%: un aumento secondo solo a quello della fisioterapia (+9,4%). Ed è proprio in questo contesto di crescita, caratterizzato dall’aumento della spesa media per assicurato, che si inserisce la moratoria sul rilascio di nuove autorizzazioni (vedi box a lato). Una necessità che trova conferma anche nel grande numero di infermieri indipendenti che operano in Ticino senza alcuna affiliazione e di cui si conosce poco o nulla, spiega Motta. «Nei confronti degli erogatori di prestazione che non hanno un contratto con il Cantone è difficile procedere a dei controlli efficaci». Gli operatori indipendenti possono infatti fatturare direttamente alle casse malati senza passare dal Cantone, che pertanto viene escluso da qualsiasi processo di verifica. Sebbene le casse malati rimborsino le prestazioni secondo quanto previsto dalla LAMal, non è chiaro con quali criteri di qualità operino i professionisti che non sono affiliati alle associazioni di categoria, sottolinea ancora Motta. Per questo motivo la presenza degli assicuratori malattia al Tavolo di lavoro rappresenta una svolta fondamentale per dare un impulso alla verifica dell’operato dei singoli attori. «Oggi c’è un aspetto dei costi che sfugge completamente all’attenzione, e solo grazie agli assicuratori malattia possiamo ottenere maggiore trasparenza». Al riguardo, secondo Motta, l’implementazione di sistemi informatizzati, come le cartelle cliniche per la valutazione dei bisogni dei pazienti, potrebbe contribuire a migliorare i processi di trasparenza: «In questo modo potremmo monitorare meglio il tipo di cure erogate e il tempo da dedicarvi, garantendo al contempo la loro sostenibilità economica».
Il prossimo incontro
L’ente esterno a cui potrebbe essere demandato il compito di verifica dovrebbe essere competente in ambito sanitario, aggiunge Motta. Per valutare le potenzialità del modello e gli eventuali limiti giuridici, al prossimo incontro del Tavolo di lavoro (previsto a inizio marzo) sarà presente, oltre all’Ufficio del medico cantonale, anche l’Ufficio di sanità. «Molto rimane da appurare, ma l’esempio dei Grigioni è di buon auspicio. L’ente esterno potrebbe rappresentare un primo livello di controllo, mentre in caso di abusi sarebbe il DSS, in qualità di autorità sanitaria, a intervenire. Attualmente, il rilascio delle autorizzazioni è di competenza dell’Ufficio di sanità, ma in futuro si potrebbe ipotizzare anche la possibilità di revocarle», conclude Motta.
La raccolta dei dati
Ogni assicuratore malattia avrà il compito di fornire i dati sulle singole prestazioni erogate in Ticino. L’idea è di ricorrere anche alla SASIS, ossia la società creata dagli assicuratori malattia che si occupa anche della fatturazione elettronica, spiega il direttore di Spitex Maggio, Stefano Motta. «Si tratta di un passo indispensabile per avere uno spaccato preciso delle prestazioni offerte al singolo paziente. Senza questi dati è impossibile avere una visione d’insieme precisa». Uno dei problemi principali emersi è infatti la mancanza di trasparenza. «A livello federale, tutti gli attori sono tenuti a dichiarare annualmente i propri dati statistici su un portale della Confederazione, il quale serve per l’elaborazione delle statistiche nazionali». Per chi dispone di un contratto di prestazione, questi dati sono verificati dall’Ufficio degli anziani e cure a domicilio. Tuttavia, non esiste un controllo sistematico per garantire che tutti gli attori operanti nel settore facciano altrettanto. «Le stime ufficiali parlano di circa 1.500 infermieri attivi a livello federale, ma secondo alcune ricerche interne il numero reale sarebbe almeno il doppio, con una fetta significativa di professionisti che non dichiara la propria attività». In molti casi, ciò potrebbe derivare da una mancata consapevolezza dell’obbligo di dichiarazione, ma crea comunque una zona d’ombra nel sistema. In questo contesto, le casse malati potrebbero avere un ruolo chiave nel raccogliere dati anche dagli operatori indipendenti. «L’obiettivo ora è mantenere alta la motivazione e lo spirito collaborativo tra i vari attori coinvolti. La consapevolezza condivisa è che il settore è sfuggito di mano e che, in assenza di regolamentazione adeguata, è fin troppo facile approfittarne». Per questo, serve un approccio unitario che garantisca trasparenza, qualità e sostenibilità nel lungo periodo, conclude Motta.