Salute pubblica

«Quando ho creato il Nutri-Score sapevo sarebbe stata una battaglia»

Nostra intervista a Serge Hercberg, professore emerito di Nutrizione all’Università Sorbona di Parigi
© Reuters/Jean-Marc Barrère
Paolo Galli
12.12.2024 06:00

Da strumento virtuoso a oggetto di discussione, quando non addirittura di divisione. Alcuni grandi marchi, come Migros e Emmi, dopo aver introdotto il Nutri-Score, hanno già annunciato di volerlo abbandonare. Il creatore del sistema, il parigino Serge Hercberg: «Manca trasparenza».

Professor Hercberg, si aspettava che il Nutri-Score potesse risultare tanto divisivo?
«Quando si è un nutrizionista e ci si occupa di salute pubblica, si è abituati alla difficoltà di implementare misure in questo ambito come il Nutri-Score, anche se queste misure sono supportate da un ampio numero di ricerche scientifiche: oltre 140 studi in più di 20 Paesi hanno dimostrato i benefici e convalidato l’efficacia di questo sistema di etichettatura. Il fatto è che poi, a un dato punto, queste misure vengono viste dai gruppi agroalimentari come contrarie ai loro interessi economici. Fortemente sostenuto dalla comunità scientifica e dalle associazioni dei consumatori, il Nutri-Score ha dovuto e deve tuttora confrontarsi con potenti lobby che non vedono di buon occhio la possibilità di fornire ai consumatori trasparenza sulla qualità nutrizionale degli alimenti prodotti. Ci sono voluti quattro anni di dure battaglie per ottenere l’adozione del sistema in Francia - e poi in altri sei Paesi europei, tra cui proprio la Svizzera -, durante i quali le lobby hanno fatto di tutto per bloccarne l’adozione, ritardarne l’introduzione e screditarlo. La battaglia continua a livello europeo».

Perché, secondo lei, alcune aziende abbandonano lo strumento?
«Solo due aziende in Francia - Bjorg e Danone - e due in Svizzera - Emmi e Migros -, che lo avevano adottato ufficialmente, hanno annunciato il loro ritiro dal Nutri-Score. Questo ritiro è direttamente collegato al fatto che il recente aggiornamento del Nutri-Score da parte del Comitato scientifico europeo - composto da esperti di nutrizione dei 7 Paesi che lo hanno adottato -, in seguito ai progressi scientifici e all’evoluzione del mercato, ha portato a un declassamento di alcuni alimenti dolci - cereali da colazione zuccherati, latte o bevande vegetali zuccherate, carne rossa - o salati, bevande contenenti edulcoranti, migliorando al contrario la valutazione di altri alimenti, come prodotti a base di cereali integrali, olio d’oliva, pesce grasso, formaggi duri a basso contenuto di sale. I marchi che stanno abbandonando il Nutri-Score sono quelli i cui prodotti zuccherati ricevono una valutazione inferiore, anche se giustificata da motivi scientifici e di salute pubblica. Ma è un approccio a geometria variabile rispetto alla trasparenza sulla qualità nutrizionale degli alimenti: accettano di mostrare il Nutri-Score sui marchi dei prodotti quando conviene loro, ma non lo fanno affatto quando ritengono che questa trasparenza possa servire ai loro interessi commerciali. Questo dimostra disprezzo per la scienza e mancanza di rispetto per i consumatori».

Dal suo punto di vista, come viene percepito dai consumatori?
«Un nuovo studio pubblicato poche settimane fa sulla rivista scientifica Lancet, che ha coinvolto oltre 340.000 persone seguite per 12 anni in 7 Paesi europei, conferma che il consumo di alimenti mal classificati nella scala Nutri-Score è associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. E conferma di rimando la rilevanza del Nutri-Score come strumento di salute pubblica per guidare i consumatori nelle loro scelte alimentari al fine di prevenire le malattie croniche. Questo studio, che convalida il valore del Nutri-Score e in particolare il suo recente aggiornamento, è particolarmente importante in un momento in cui alcuni marchi fanno marcia indietro. Ma così facendo, si nega ai consumatori la trasparenza nutrizionale a cui hanno diritto. I risultati di questo importante studio confermano inoltre i benefici del Nutri-Score in relazione ai rischi di cancro, sovrappeso, obesità e mortalità. Questi risultati depongono a favore dell’obbligatorietà dello strumento per forzare la mano ai produttori che si rifiutano di accettarlo e si battono contro di esso, così come a quelli che stanno pensando di eliminarlo. Il Nutri-Score è poi sostenuto da molte associazioni europee e da un gran numero di società e comitati di esperti europei in nutrizione, salute pubblica, oncologia, gastroenterologia, cardiologia, diabetologia. Diversi studi hanno anche dimostrato che il Nutri-Score è molto popolare tra i consumatori: il 90% dei consumatori francesi sa che il Nutri-Score mira a caratterizzare la qualità nutrizionale dei prodotti alimentari. Circa il 94% dei francesi è favorevole alla misura e una percentuale analoga sarebbe favorevole all’obbligatorietà del Nutri-Score».

Una delle critiche più frequenti è che l’algoritmo è troppo semplificato. Che cosa risponde?
«Questo argomento fa parte del linguaggio abituale utilizzato dalle lobby agroalimentari e ripreso da vari detrattori. Ma in realtà il Nutri-Score non è affatto “semplicistico o eccessivamente semplificato”, anzi è “semplice e sintetico” e riassume la qualità nutrizionale complessiva degli alimenti in modo intuitivo e di facile comprensione per tutti. Tiene conto degli elementi nutrizionali che compongono gli alimenti - favorevoli o sfavorevoli -, il cui valore è stato scientificamente dimostrato in termini di salute pubblica. Ma dietro la sua semplicità per i consumatori, si basa sulla scienza. Un gran numero di studi scientifici ha convalidato il suo metodo di calcolo, che incorpora i componenti nutrizionali di interesse in termini di salute pubblica, e l’efficacia del suo algoritmo e del suo formato grafico».

L’algoritmo - lo abbiamo detto - viene gradualmente aggiornato.
Da quando è stato proposto per la prima volta dagli scienziati nel 2014, e come concordato al momento dell’adozione nei vari Paesi, era previsto che l’algoritmo per il calcolo del Nutri-Score venisse regolarmente rivisto sulla base dell’evoluzione delle conoscenze scientifiche e, quindi, delle raccomandazioni nutrizionali, ma anche in base ai cambiamenti del mercato alimentare e l’esperienza del suo impiego nella vita reale, consentendo di individuare alcune imperfezioni. A tal fine, nell’ambito della governance transnazionale di Nutri-Score, è stato istituito un Comitato scientifico europeo che riunisce i 7 Paesi che hanno adottato il Nutri-Score. Questo comitato ha iniziato a lavorare nel febbraio 2021. Dopo due anni di intenso lavoro scientifico, pur ritenendo che, nel complesso, l’algoritmo Nutri-Score funzioni bene, ha proposto modifiche al modo in cui viene calcolato, con un impatto su un numero limitato di alimenti, al fine di migliorare le sue prestazioni».

A volte è sorprendente trovare, ad esempio, un succo di frutta 100% biologico e senza zuccheri aggiunti contrassegnato dalla lettera C. Che cosa non capiamo?
«L’obiettivo di Nutri-Score è quello di fornire informazioni affidabili e utili e di contrastare gli stereotipi e il marketing che circonda alcuni prodotti. I consumatori spesso non sanno che la maggior parte dei succhi di frutta al 100% contiene da 8 a 11 g di zucchero per 100 ml, il che conferisce loro un punteggio C nel Nutri-Score. Anche se biologici, i succhi di frutta al 100% contengono la stessa quantità di zucchero dei prodotti non biologici. Sebbene i succhi biologici abbiano il vantaggio di essere prodotti con metodi agricoli privi di pesticidi, in termini nutrizionali contengono la stessa quantità di zucchero. È importante ricordare ai consumatori che, sebbene i succhi di frutta hanno il vantaggio di contenere frutta, possono comunque contenere quantità significative di zucchero. Detto questo, dovrebbero comunque essere preferiti alle bevande gassate, classificate E. Come promemoria, la frutta semplice ha un punteggio Nutri-Score A».

In Svizzera, il Consiglio federale si è espresso a favore dell’introduzione volontaria del Nutri-Score da parte delle aziende. Più in generale, come giudica l’approccio da parte della Svizzera?
«È importante che le autorità sanitarie e politiche sostengano l’introduzione del Nutri-Score anche in Svizzera, soprattutto di fronte alle lobby che la combattono. Uno studio condotto sui consumatori svizzeri ha dimostrato che il Nutri-Score è ben compreso e utilizzato dalla popolazione svizzera. Mentre alcune grandi multinazionali continuano a rifiutare il Nutri-Score, negando ai consumatori la trasparenza sulla qualità nutrizionale degli alimenti che producono, altre hanno finalmente ceduto alle pressioni dell’opinione pubblica e lo hanno adottato. È peccato che Emmi e Migros, che avevano adottato il Nutri-Score, facciano ora marcia indietro e non ne accettino la versione aggiornata».

Sulla bilancia i benefici economici e la salute pubblica

Ne avevamo dato notizia lo scorso 21 maggio: «Migros dice addio al Nutri-Score». Tre giorni dopo, seguiva il comunicato di Emmi. «Anche Emmi rimuove l’etichetta». Migros aveva parlato di «benefici troppo limitati rispetto ai costi elevati». Emmi solo di «deliberazioni interne», senza entrare davvero nel merito. Ci sono per contro marchi che continuano a farne un motivo d’orgoglio, come Nestlé, che nel suo sito propone un “domanda e risposta” specifico: «Il nostro obiettivo è continuare a incoraggiare i consumatori a utilizzare il Nutri-Score come strumento per prendere decisioni informate verso una dieta più equilibrata». Ad alcune critiche dei marchi «uscenti», risponde lo stesso Hercberg. Si sofferma in particolare sull’argomento dei costi. «L’utilizzo del Nutri-Score non costa nulla, e anche la ristampa delle confezioni legata all’aggiornamento dell’algoritmo non avrà alcun costo reale. Questo riguarda solo una parte degli alimenti, e la scadenza data per l’introduzione di nuove confezioni con il Nutri-Score aggiornato è di due anni». E poi, il professore fa notare che il Nutri-Score non è stato pensato per «portare benefici economici alle società che lo utilizzano», ma come «strumento di salute pubblica destinato a fornire ai consumatori una trasparenza sugli alimenti». Migros ha già comunque garantito che informazioni esaurienti sui valori nutrizionali degli articoli in vendita continueranno a essere presenti sulle confezioni di tutti i suoi prodotti. L’ACSI stessa aveva già sottolineato come la rinuncia al Nutri-Score rappresenti una riduzione della trasparenza. «Si tratta di uno strumento necessario: il 40% della popolazione svizzera è in sovrappeso e i professionisti della salute insistono da tempo sull’importanza della dieta per combattere le malattie cardiovascolari, il diabete, l’obesità ed altre patologie». In Francia, Carrefour ha imposto il Nutri-Score a tutti i suoi fornitori entro il 2026.

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