Il fenomeno

Quando il revenge porn dilaga su Telegram

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, la no-profit italiana PermessoNegato ha pubblicato uno studio che testimonia la preoccupante proliferazione di gruppi e canali, sull'app di messaggistica, dedicati alla diffusione di contenuti di pornografia non consensuale
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Giacomo Butti
25.11.2022 19:45

«Pornografia non consensuale». Così viene definita la diffusione a terzi di contenuti intimi senza il consenso della persona interessata. Una pratica illegale che non riguarda solamente chi è vittima del cosiddetto revenge porn ("vendetta pornografica" come la condivisione di materiale sessuale da parte di un ex partner) ma che racchiude anche pratiche come la diffusione di immagini carpite da telecamere nascoste o, più spesso, sottratte da dispositivi elettronici vittime di attacchi hacker, fino ad arrivare ai video effettuati nel corso di una violenza sessuale. Una preoccupante tendenza, la condivisione di simili file, che ha come vittima, nella maggior parte dei casi, la popolazione femminile. L'incredibile rapidità con cui tale materiale può essere condiviso implica una totale perdita di controllo: in poco tempo, diventa virale. E, altrettanto velocemente, distrugge intere esistenze: incalcolabili, per le vittime, le conseguenze su psiche, vita sociale, ambiente professionale. 

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, la no-profit italiana PermessoNegato ha pubblicato uno studio che testimonia la preoccupante proliferazione, nel vicino Paese, di gruppi e canali Telegram dedicati alla diffusione di contenuti di pornografia non consensuale.

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Il peso di Telegram

"State of Revenge". Questo il nome dato alla ricerca di PermessoNegato. Un nome che rimanda al già citato revenge porn, ma non solo: diverse, come già evidenziato, le tipologie di sfruttamento sessuale e violazione della privacy che entrano nella più ampia definizione di "pornografia non consensuale" (NCP) al centro dello studio. Un crimine che, per definizione, è legato al mondo web e che prolifera nei meandri più incontrollati della rete. Tra questi, anche il famoso servizio di messaggistica istantanea e broadcasting Telegram. Utilizzatissimo in diversi ambiti, come quello politico (lo stesso Zelensky comunica con il popolo ucraino tramite canali Telegram), la piattaforma sembra in difficoltà nel mantenere il controllo sulla legalità di quanto trasmesso. È, questo, un dato emerso dalla ricerca di PermessoNegato, che evidenzia come in Italia esistano ben 231 gruppi o canali Telegram attivi nella condivisione di pornografia non consensuale. Ma ancora più allarmante è il numero di utenti registrati a questi: 13.152.000, con il gruppo Telegram più numeroso che annovera oltre 540 mila persone. E il fenomeno è in crescita: negli ultimi 12 mesi si è assistito, nella vicina Penisola, a un aumento del 21% di gruppi e canali, con un +32% degli utenti ad essi iscritti.

E dire che, in Italia, già da tre anni è stata introdotta una disciplina specifica sulla NCP. All’interno del cosiddetto Codice Rosso, in vigore dal 9 agosto 2019, è infatti stato inserito il nuovo art. 612 – ter c.p., «Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti». Un crimine per il quale la pena prevista è la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro. Una misura, evidenzia la no-profit, che sembra non essere abbastanza: «Nonostante ciò la situazione rimane critica, soprattutto per via di piattaforme, per prima Telegram, refrattarie non solamente alle segnalazioni di privati e associazioni, ma che paiono apparire compiacenti e sorde anche nel caso di pedopornografia, come le numerose segnalazioni - andate deserte - hanno dimostrato senza alcuna possibilità di dubbio».

Lo scorso anno, del resto, diverse associazioni britanniche impegnate nella lotta all'odio (ma anche alcuni parlamentari) avevano invitato Telegram a una stretta sui controlli, in quanto ritenuta l'app di messaggistica preferita da gruppi razzisti ed estremisti. I divieti a tappeto sulle piattaforme più mainstream, avevano evidenziato i firmatari della lettera, hanno incoraggiato molte reti cospirazioniste a migrare verso alternative spesso non moderate come Telegram. Una tendenza, questa, osservata anche per la diffusione di materiale illegale a sfondo sessuale.

E in Svizzera?

Cosa dire della Svizzera? Per il nostro Paese mancano, al momento, dati così specifici sull'utilizzo di piattaforme come Telegram. Su Google, tuttavia, le parole "revenge porn" sono cercate, annualmente, come in Italia (228.020 ricerche contro le 266.400 del vicino Paese). Difficile dire, però, se questi numeri riguardino l'interesse verso il fenomeno o la vera e propria ricerca di tale materiale illegale. Ricerche più specifiche, come "revenge porn telegram" mostrano numeri molto più discordanti tra le due nazioni: 10.560 quelle effettuate in Italia, solo 120 in Svizzera. Simili i risultati con "video revenge porn": 2.040 in Italia, 120 in Svizzera.

Intanto, l'approccio legale elvetico al fenomeno della pornografia non consensuale sta subendo un'evoluzione. Un adeguamento del diritto penale in materia sessuale è attualmente in fase di discussione alle Camere. E nel più ampio progetto che comprende anche l'estensione della fattispecie della violenza carnale contemplata dal Codice penale (formule "no significa no" e "soltanto sì significa sì"), è in fase di esame anche l'inserimento di norme specifiche relative al revenge porn. In giugno, il Consiglio degli Stati aveva sostenuto l'inclusione di un nuovo articolo nel Codice penale (197a) con 37 voti a 6. La nuova norma permetterebbe di punire «chiunque trasmetta a terzi contenuti sessuali non pubblici sotto forma di scritti, registrazioni sonore o visive, immagini, oggetti o rappresentazioni senza il consenso della persona che vi è riconoscibile», su querela di parte, «con una pena detentiva sino a un anno o una pena pecuniaria», o una pena detentiva sino a tre anni «se l'autore ha reso pubblici i contenuti». La discussione procederà al Nazionale.