Sotto la lente

Quando le festività natalizie diventano «bombe a mano emotive»

Perché momenti di gioia e condivisione con i parenti, come cenoni della Vigilia e pranzi di Natale, possono trasformarsi in un incubo? Lo abbiamo chiesto alla psicoterapeuta Lara Franzoni e alla psicologa Francesca Angelucci
© Shutterstock
Federica Serrao
23.12.2022 12:00

Ci risiamo. Tra poche ore saremo nuovamente seduti a un tavolo imbandito con i nostri parenti, (più o meno) pronti a rispondere alle loro fatidiche e temutissime domande. Dalla classica «e il fidanzatino?», evergreen per chi è single o si è lasciato da pochissimo, alle domande più scomode relative al lavoro o a qualsiasi argomento di cui faremmo volentieri a meno di parlare. C'è chi per sfuggire a questi tradizionali interrogatori natalizi salta a piè pari pranzi e cenoni, chi non vede l'ora che questi annuali appuntamenti giungano al termine, chi si isola in un angolo della stanza per evitare una fastidiosa conversazione con il parente ficcanaso che non vedeva dallo scorso Natale.

In qualche modo, chi più e chi meno, ci siamo passati tutti. Natale - e le feste in generale - non sono sempre solo un momento di gioia e di condivisione da trascorrere insieme ai propri cari. Per alcune persone, i giorni di festa possono trasformarsi in un incubo. Il rapporto con i parenti in questi contesti viene spesso messo in gioco e, allo stesso modo, il livello di tollerabilità, come emerge dal sondaggio di OnePoll condotto negli Stati Uniti, è molto basso. Secondo l'indagine, in queste occasioni l'americano medio è in grado di sopportare la sua famiglia per sole 4 ore. Ma perché proprio le festività natalizie, che nascono come momenti spensierati da passare con i propri cari, possono essere vissute con così tanto malumore e stress da certi individui? Abbiamo sottoposto il quesito alla psicoterapeuta Lara Franzoni e alla psicologa Francesca Angelucci. 

Prima di essere occasioni di condivisione e di festività, questi eventi sono rievocatori e in alcuni casi anche potenziatori di dinamiche familiari, vissuti, momenti e ricordi che possono non essere piacevoli o possono rievocare in noi dei sentimenti di fastidio, rabbia, tristezza, angoscia e via discorrendo.
Francesca Angelucci, psicologa

«Rievocatori» di sentimenti negativi

Come prima cosa - ci spiega Francesca Angelucci - i momenti di ritrovo familiare, prima di essere occasioni di condivisione e di festività «sono rievocatori e in alcuni casi anche potenziatori di dinamiche familiari, vissuti, momenti e ricordi che possono non essere piacevoli o possono rievocare in noi dei sentimenti di fastidio, rabbia, tristezza, angoscia e via discorrendo». Come sottolinea Lara Franzoni, oltretutto, bisogna ricordare che le famiglie non cambiano solo perché è Natale. «Le conversazioni sono l'esito di un terreno di significati comuni su cui però figli e fratelli, genitori e nonni, prendono posizioni lievemente o largamente differenti. Inoltre gli incontri familiari sono spesso occasioni per confronti talvolta dolorosi, o confronti che non sono fatti solo di parole, ma anche su temi scottanti e non dichiarabili. C'è chi sta male, chi ha meno, ma anche chi può dirlo e chi no». E non è tutto. «Allo stesso modo, anche le assenze, le esclusioni, le difficoltà a tenere insieme abitudini e tradizioni di più rami familiari possono diventare una vera impresa, che necessita di telefonate di mediazione e cura delle relazioni. Insomma, il pranzo di Natale può essere un momento di sintesi di tante dinamiche non sempre evidenti, piacevoli o scontate», aggiunge la psicoterapeuta. 

Durante cenoni e pranzi, si ha poi spesso la sensazione che sia più facile essere infastiditi da atteggiamenti e comportamenti dei nostri famigliari. «Semplicemente, in alcune circostanze non può che essere necessario se non addirittura inevitabile osservare situazioni, persone e comportamenti, poiché coerente con il vissuto personale in quel momento», chiarisce la psicologa Angelucci. «Una delle conseguenze del "mal stare" in una situazione come quella delle festività natalizie può certamente essere tensione, malumore, possibili litigi, ma potrebbe anche essere ritiro, bisogno di solitudine o di evasione dalla situazione specifica», aggiunge. 

«Bombe a mano emotive»

Capita poi che durante le festività il bisogno di isolarsi sia maggiore. Come evidenzia la psicologa Angelucci, bisogna ricordare che questi momenti di ritrovo possono essere delle vere «bombe a mano emotive», proprio per tutte le motivazioni elencate in precedenza. «È comprensibile la necessità di solitudine per riequilibrare il nostro termometro emotivo, per sfogare eventuali tensioni, per calmarsi. Questo è un bisogno sempre valido dopo incontri, eventi, momenti particolarmente intensi della vita di tutti noi. Semplicemente, durante le festività natalizie questo desiderio viene amplificato». 

Ascoltare, se si ascolta sul serio, è davvero faticoso! Sintonizzarsi emotivamente, oltre che comprendere i contenuti, può essere addirittura stancante, seppur fatto con amore.
Lara Franzoni, psicoterapeuta

La psicoterapeuta Franzoni pone l'attenzione anche su un altro aspetto. «Stare con gli altri, in generale, fa bene. Con chi si è in intimità e con chi possiamo sentirci autentici e rilassati ancor di più. Ma per stare con gli altri impieghiamo risorse emotive e di attenzione, soprattutto se siamo lì con lo spirito. Il tempo condiviso insieme non è solo un contenitore vuoto, dove ognuno ha in mano il telefono: ascoltare, se si ascolta sul serio, è davvero faticoso! Sintonizzarsi emotivamente, oltre che comprendere i contenuti, può essere addirittura stancante, seppur fatto con amore». Altrettanto importante, inoltre, è non dimenticare che gli incontri familiari possono essere momenti attesi da molto. O come ci ricorda Lara Franzoni, a volte sono anche momenti delicati, carichi di aspettative o accortezze. «Basti pensare che proprio per le festività organizziamo, prepariamo, facciamo, cuciniamo e via dicendo prevalentemente per gli altri, prima che per noi stessi». 

«Non si può non comunicare»

Ma cosa si può fare per alleviare queste sensazioni spiacevoli e riuscire a vivere più serenamente il Natale e le altre feste? Le due esperte vengono in nostro soccorso. «In generale, il mio consiglio è quello di fare ciò che ci si sente. Sarebbe ideale imparare ad allenarsi a non richiedere troppo a noi stessi, ad essere più clementi e ad ascoltarci di più. Non esiste una ricetta universale, ognuno di noi deve calibrarsi sulle sue unicità, individualità e preziose caratteristiche», ci spiega Francesca Angelucci. 

Tutto ciò che diciamo e non diciamo, che facciamo e non facciamo, che esplicitiamo o non esplicitiamo è un messaggio, è informazione, è comunicazione.
Francesca Angelucci, psicologa

Da un altro lato, invece, dare confidenza a persone invadenti, poco amichevoli o addirittura critiche, o con cui non siamo in sintonia può rivelarsi davvero spiacevole, facendoci ritrovare a vivere sensazioni di imbarazzo e rabbia. «Dunque - afferma Lara Franzoni - è importante imparare anche a proteggere i propri confini, saper gentilmente sottrarsi, autorizzarsi a farlo, anche semplicemente ignorando la domanda». Anche se, come ci ricorda Francesca Angelucci, evitare la comunicazione è spesso impossibile. «Come dissero gli esponenti della scuola di Palo Alto, padri della visione sistemico-relazione in terapia, non si può non comunicare. Tutto ciò che diciamo e non diciamo, che facciamo e non facciamo, che esplicitiamo o non esplicitiamo è un messaggio, è informazione, è comunicazione. Anche un silenzio può comunicare molto, tanto quanto un tono di voce forte, tanto quanto una lettera scritta». A tal proposito, ci spiega la psicologa, ognuno di noi può inoltre riflettere su quale modalità possa essere più appropriata per comunicare un eventuale disagio ai parenti, così da utilizzare un canale "comodo" e familiare, che renda la comunicazione efficace sia da un punto di vista contenutistico, che da uno relazionale. Senza dimenticare, come ci ricorda Lara Franzoni, che «di norma, le domande personali fatte dai parenti non sono fatte con l'intento di ferire e umiliare». Anche quando queste scatenano in noi sensazioni sgradevoli.