Quando prendersi a sberle diventa uno sport

La nuova moda in fatto di sport negli Stati Uniti è quella di prendersi a sberle. Sì, avete capito bene, la gara è a chi tira lo schiaffone più forte o resiste di più alle manate dell'avversario. E la disciplina ha anche un nome, si tratta dello Slap Fighting (letteralmente, il combattimento-schiaffo). Una tendenza che sta prendendo sempre più piede – o, forse, dovremmo dire mano – Oltreoceano grazie alla sua diffusione in uno show televisivo. Popolarissimo, manco a dirlo. Vediamo insieme di che cosa si tratta.
Anche le donne
«Grazie a Dio non sono stato io ad essere schiaffeggiato così» ha esclamato niente meno che Arnold Schwarzenegger osservando due giovani donne che si sfidavano a Slap Fighting tirandosi sberle di santa ragione. Già, perché i colpi che vengono sferrati sono impressionanti. Tra le donne come tra gli uomini. Basta vedere le immagini degli incontri per notare i visi colpiti dalle manate, stretti in una smorfia di dolore, ondeggiare per la violenza dell’onda d’urto. Una moda che va avanti da un po’, come spiega il Daily Telegraph, ma che non era ancora stata veramente regolamentata. Almeno fino a poco fa.
«La naturale evoluzione delle arti marziali»
La svolta in tal senso è arrivata lo scorso gennaio a Las Vegas, dove la Nevada State Athletic Commission ha dato la propria autorizzazione alla creazione della Power Slap League. Un passo necessario, secondo gli appassionati del genere che non esitano a definire la disciplina come «la naturale evoluzione della boxe e delle arti marziali miste». E non sono i soli a pensarlo, visto il numero di pubblico che non si perde un incontro e gli iscritti alle sfide. Sì, perché nella lega ci sarebbero già almeno una trentina di concorrenti ufficiali (detti «Strikers») dai nomi piuttosto pittoreschi: Vern «The Mechanic» Cathey e Mike «Slap Jesus» Smith, solo per citarne alcuni.
Sessanta secondi per reagire
Ma come si svolgono queste lotte a suon di schiaffi? Gli incontri – riporta il Telegraph – hanno una durata che varia generalmente dai tre ai cinque round. Uno dei due sfidanti si appresta a ricevere il colpo tenendo le mani dietro la schiena per bilanciarsi e assorbire meglio l’impatto. Quindi il colpo viene sferrato. Dritto in faccia. A mano aperta. Il più forte possibile. Dopo la botta alcuni combattenti restano intorpiditi, accennano appena qualche movimento, mentre altri barcollano e cadono. Finendo così al tappeto. Ma non è tutto: per la gioia del pubblico viene mostrato un video con il replay al rallentatore dello schiaffone appena dato, con tanto di istantanee sul viso che si increspa e si distorce. Una volta ricevuto il colpo, lo sfidante ha fino a 60 secondi per riprendersi e reagire, sferrando, a sua volta, la sberla. Infine, a decretare il termine dell’incontro è la decisione dei giudici che valutano sulla base di tre possibilità: «Un KO, un KO tecnico o una squalifica per schiaffo illegale». Già. Superfluo dirlo, nei paraggi degli incontri si trovano sempre un medico, tre paramedici e tre ambulanze. Non si sa mai.
«È solo un danno al cervello»
Davanti a un simile spettacolo non si sono di certo fatti attendere i detrattori di questa lotta, impressionati dalla durezza dei colpi tirati, ripetutamente, fino allo sfinimento, sulla testa. Non propriamente un toccasana. «Non è uno sport, è solo un danno che viene fatto al cervello», hanno infatti dichiarato alcuni di loro. E, in tal senso, si è mossa anche la Brain Injury Association of America che ha domandato alla Nevada State Athletic Commission di prendere in considerazione la sospensione della Power Slap League. Dello stesso parere un editorialista del New York Times che ha così commentato: «Cosa stiamo diventando? Cosa succederà adesso, chi riuscirà a sopravvivere dopo essere stato investito da un carro armato? Avremo i combattimenti con i coltelli sulla televisione nazionale?». Bella domanda. Eppure le lotte degli schiaffi continuano imperterrite a riscuotere un enorme successo tra il pubblico americano.