Musica

Quanto ci manca il Festivalbar! Perché non c’è più?

Non è più in televisione per la semplice ragione che non esiste più dal 2008 – Magari il marchio in futuro tornerà, ma IL Festivalbar è morto per sempre
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Stefano Olivari
29.06.2023 18:45

Perché anche questa estate non c’è il Festivalbar? Eppure è un periodo pieno di tormentoni musicali di stagione e di canzoni che sono andate lunghe con il loro successo, che stanno trovando una presenza televisiva un po’ ovunque. Tutte le persone dai 30 anni in su si chiedono quindi perché non ci sia spazio per la manifestazione estiva più famosa di sempre, che ha segnato l’inizio e la fine delle vacanze di intere generazioni.

Il 2008

Il Festivalbar non è più in televisione per la semplice ragione che non esiste più dal 2008, quando per problemi finanziari l’edizione di quell’anno nemmeno venne portata a termine. Da allora tante pagine ed account nostalgici sui social network, ma un sostanziale silenzio da parte dei due soggetti interessati: Andrea Salvetti, l’erede dello storico patron Vittorio, morto nel 1998, e Mediaset. Nel frattempo sia Mediaset sia la RAI, dove il Festivalbar era stato trasmesso dal 1967 (3 anni dopo la sua nascita) al 1982, hanno proposto altre trasmissioni estive musicali, ottenendo gli stessi risultati di ascolto del Festivalbar e a volte anche meglio, quindi i margini per il grande ritorno ci sarebbero: ci aveva provato Maria De Filippi, ma senza superare il problema di base e cioè che Salvetti e Mediaset si sono lasciati male visto. E nell’immaginario collettivo il Festivalbar, prima su Canale 5 e poi su Italia 1, è un prodotto Mediaset. Il risultato è che non c’è un Festivalbar del presente e che nemmeno possiamo guardare sul web quelli del passato.

La discografia

Un discorso importante è quello sui dischi. Il Festivalbar ha cavalcato i decenni d’oro della discografia, prima che venisse distrutta e reinventata dallo streaming: si può quindi tranquillamente dire che una manifestazione basata sui dischi, soprattutto i 45 giri (i singoli, per farci capire dagli Under 30), sia finita insieme ai dischi, almeno parlando di grossi numeri. Per due motivi. Il primo evidente: i dischi fisici non si vendono più, e questo già negli anni Zero era diventato un problema, non soltanto per la compilation del Festivalbar ma per tutto l’indotto. Il secondo motivo è collegato: il ridimensionamento dell’industria discografica ha portato a minori investimenti in promozione, quindi alla minore presenza di grandi nomi sul palco a costo quasi zero per gli organizzatori. Chi oggi va in televisione non lo fa per vendere dischi o salire nelle classifiche dello streaming, ma per sostenere la propria immagine, monetizzando poi con i concerti e le feste di piazza.

Tim Summer Hits contro Battiti Live

Basta accendere il televisore per rendersi conto che la musica non è sparita dai palinsesti estivi, anzi ogni occasione è buona per inserire un evento speciale, un concerto, una serata a tema. Ma se parliamo di manifestazioni itineranti, che possano ricordare il caro vecchio Festivalbar, il discorso si riduce a due. Sulla RAI il TIM Summer Hits si svolge soltanto a Roma e Rimini ma è spezzettato in 6 puntate, con la conduzione di Nek e Andrea Delogu. Mediaset risponde con Battiti Live, che in realtà si svolge soltanto in località della Puglia ma che avendo ospiti nazionali (spesso gli stessi del TIM Summer Hits) può essere trasmessa da Italia 1. Siamo comunque ben lontani dal Festivalbar: quello che era un Giro d’Italia è diventato una corsa di paese, sia pure con qualche grosso nome italiano. Comunque sia su Rai 2 sia su Italia 1 queste manifestazioni ottengono risultati sempre molto superiori alle medie di rete, complice il nulla televisivo dell’estate.

Gli anni d'oro

L’epoca in cui il Festivalbar ha davvero spopolato abbraccia due decenni, gli Ottanta e i Novanta, quando da manifestazione basata sui jukebox è diventato un concorso musicale itinerante e con ospiti di livello altissimo, sempre superiore a quello del Festival di Sanremo. Un’epoca segnata dallo stile di Radio Deejay e non a caso i conduttori storici del Festivalbar rimangono Claudio Cecchetto, Gerry Scotti, Amadeus e Fiorello, senza dimenticare Susanna Messaggio, Federica Panicucci e soprattutto Alessia Marcuzzi. Inutile l’elenco dei grandi nomi che hanno vinto il Festivalbar o che lo hanno reso memorabile: ci sono tutti, da Eros Ramazzotti a Vasco Rossi, da Max Pezzali a Ligabue, da Jovanotti a Miguel Bosé, da Zucchero a Gianna Nannini. Gli ultimi vincitori, quindi quelli dell’edizione 2007, sono i Negramaro per il singolo (Parlami d’amore) e Biagio Antonacci per l’album (Vicky Love). Probabile che rimangano gli ultimi per sempre.

L'estate

Certo a caratterizzare il Festivalbar e a renderlo un luogo dell’anima, più che una trasmissione, sono state soprattutto le canzoni che evocano l’estate: Acqua azzurra acqua chiara di Lucio Battisti nel 1969, E tu… di Claudio Baglioni nel 1974, Ti amo di Umberto Tozzi nel 1977, Self Control di Raf nel 1984, L’estate sta finendo dei Righeira nel 1985, Mare mare di Luca Carboni nel 1992. Non vanno ricordati soltanto i vincitori, spesso frutto di pressioni delle case discografiche e comunque quasi sempre grossi nomi, perché la vera nostalgia da Festivalbar arriva quando si pensa ai cantanti da Festivalbar, una tipologia ben diversa da quelli da Sanremo anche se in certi casi i nomi coincidevano. Come dimenticare Sandy Marton, Lu Colombo, Gazebo, Tracy Spencer, Spagna, Savage, Valerie Dore, Baltimora, Den Harrow, Jo Squillo, The Creatures e tantissimi altri? Eppure in quelle località leggendarie, quelle ricorrenti come Lignano Sabbiadoro con la sua Arena Alpe Adria a quelle one shot come il Ku di Ibiza, sono passati anche i Take That, i Coldplay, i Muse, i R.E.M., i Blur, gli Oasis, Eminem, Mariah Carey, e non andiamo indietro oltre gli anni Novanta di Haddaway, Corona e degli Ace of Base per non metterci a piangere. Impensabile oggi avere ospiti del genere, anche con grandi budget non si va oltre Chiasso. Per questo il marchio Festivalbar magari in futuro tornerà, ma IL Festivalbar è morto per sempre.