Il caso

Quei misteriosi canali Telegram russi: «Criptovalute a chi vandalizza le moschee del Regno Unito»

Crescono i timori per una presunta rete criminale legata a Mosca che offre ricompense ai cittadini britannici che lasciano graffiti anti-musulmani – Ma la situazione potrebbe presto assumere derive ancor più pericolose
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Red. Online
05.03.2025 10:45

«Ciao ragazzi, chi è Rotherham o Sheffield? Ho bisogno di aiuto, sono disposto a pagare... ho davvero bisogno di aiuto». È solo un esempio, questo, dei messaggi divulgati all'interno di una rete di canale Telegram finita sotto i riflettori. Una rete che, come svela il Guardian, ha collegamenti con Mosca e ha lo scopo di incoraggiare i cittadini britannici «a commettere attacchi violenti contro moschee e musulmani». Il tutto offrendo in cambio criptovalute. 

Una minaccia online, questa, che tuttavia ha già avuto ripercussioni anche nella «vita offline». Nelle scorse settimane, infatti, sono stati trovati graffiti e messaggi contro l'Islam su moschee e scuole nell'est e nel sud di Londra, firmati dai gruppi Telegram in questione. La polizia ha aperto un'inchiesta per far luce sui singoli episodi, ma nel frattempo la preoccupazione cresce a dismisura. Complici anche le proposte sempre più volente che si leggono nelle chat della rete. 

Dall'incitare le persone a lasciare graffiti sulle moschee, le persone che si nascondono dietro a questi canali hanno cominciato a condividere anche PDF contenenti le istruzioni per la fabbricazione di bombe e progetti per armi stampate in 3D. Ma l'allarme vero e proprio è scattato quando, nelle scorse settimane, è cambiato radicalmente anche il linguaggio dei gestori del gruppo, che ora incoraggiano le persone a compiere veri e propri attacchi con coltelli. Ragione per cui, un dossier sui canali e sui loro apparenti legami con Mosca è stato trasmesso alla polizia antiterrorismo e al Ministero dell'Interno da un gruppo di attivisti di Hope Not Hate. Con l'obiettivo, insomma, di fermare il prima possibile il pericolo. 

Ma, a tal proposito, una domanda sorge spontanea: per quale motivo si pensa che, dietro le quinte, ci sia proprio la Russia? Da una parte, nel Regno Unito, giorno dopo giorno, cresce il timore che Mosca stia cercando di alimentare il malcontento sociale nel Paese – e in generale nell'Europa occidentale – attraverso «campagne digitali segrete» volte a sfruttare le tensioni etniche e religiose. A tal proposito, Ken McCallum, capo dell'MI5, già nel mese di ottobre aveva dichiarato che l'intelligence russa sarebbe entrata in missione «per generare caos prolungato nelle strade britanniche ed europee». 

Al di là delle supposizioni e dei timori, però, ci sono anche alcune prove che collegano i gruppi Telegram alla Russia. Tra questi, ci sarebbero alcuni screenshot condivisi da uno degli amministratori di uno dei canali, in cui si vede che il suo account X aveva la lingua impostata sul russo e sul fuso orario GMT+3, ossia quello utilizzato in Russia e Bielorussia. Ma non è tutto. Tra gli altri indizi che puntano verso Mosca ci sono anche alcuni messaggi scritti con lettere dell'alfabeto cirillico (il che fa pensare che siano stati scritti in russo e poi tradotti). Di più, due degli utenti più attivi nell'inoltro dei messaggi dalla rete ad altri gruppi di chat britanniche hanno pubblicato post in lingua russa nelle chat pro-Putin e anti Ucraina presenti sempre su Telegram.

E non è ancora finita. A novembre, un account amministrativo di uno dei canali della rete aveva pubblicato un messaggio anti-Ucraina, utilizzando un insulto in lingua russa per il popolo ucraino. Ma si trattava della stessa persona che, qualche giorno dopo, scriveva di aver bisogno dell'aiuto di qualcuno, in zona Rotherham o Sheffield. 

I membri dei gruppi, nelle chat, parlano spesso di «roghi di massa del Corano» e pubblicano video di quelli che sembrano attacchi incendiari, attacchi con l'acido o test di bombe artigianali. Ogni canale della ree, poi, invita i cittadini britannici a contattare i proprietari dei canali in privato tramite bot di messaggistica. E lì, poi, nascono «le proposte», finora solo di vandalismi. 

Ma non è tutto. Sì, perché come avevamo anticipato, nel momento in cui un cittadino britannico compie un vandalismo, riceve criptovalute in cambio. Un premio che viene consegnato solo dopo che i graffiti richiesti sono comparsi sulle moschee o nei luoghi prescelti. I gruppi, infatti, condividono foto dei vandalismi già realizzati, specificando che chiunque dovesse replicare le scritte potrebbe ricevere, a sua volta, criptovalute come ricompensa. Addirittura, in alcuni casi, sono comparsi messaggi in cui si promettevano premi per i vandalismi migliori. «Le persone che creano i graffiti più belli sulle moschee riceveranno un regalo nostro movimento. 100 sterline in qualsiasi criptovaluta». 

La paura che la situazione possa sfuggire di mano sta portando, indubbiamente, ad approfondire le riflessioni sulla sicurezza. Un portavoce del Ministero dell'Interno, come scrive il Guardian, a tal proposito ha dichiarato che la sicurezza nazionale rimane «la prima priorità di qualsiasi governo». Motivo per cui, il Regno Unito «prende molto seriamente qualsiasi attività dannosa che potrebbe rappresentare una minaccia significativa per la sicurezza». «Non  lasceremo che Internet serva da rifugio per coloro che cercano di seminare divisione nelle nostre comunità, motivo per cui stiamo lavorando rapidamente per implementare l'Online Safety Act. Ciò richiede alle piattaforme dei social media di rimuovere contenuti illegali, tra cui la disinformazione, e in definitiva, proteggere le nostre comunità dai danni online», ha aggiunto. Nella speranza di fermare la minaccia online, prima che le ripercussioni, «offline», siano troppo grandi.