L’Intervista

«Quel giro di pista con Kylie e la dolce attesa di un piccolo Inti»

Archiviata la festa per la «rimontanara», l’Ambrì Piotta si è rimesso al lavoro – Gara-1 dei pre-playoff con il Losanna è in programma stasera a Malley – Ne parliamo con il trascinatore Inti Pestoni
Fernando Lavezzo
17.03.2022 23:34

Inti, come è proseguita la festa di lunedì, dopo che si sono spente le luci della Gottardo Arena?

«Siamo rimasti in spogliatoio a goderci il momento, a ripercorrere l’impresa e a bere qualche birra. Martedì stavamo già tutti pensando al Losanna e a ricaricare le batterie. Siamo felici di aver portato a termine la rimonta, ma non significa accontentarsi. Vogliamo andare il più lontano possibile e per riuscirci bisogna restare concentrati. Stiamo per vivere il periodo più bello della stagione. Tutti lo aspettano, ma non tutti hanno la fortuna di arrivarci. Noi abbiamo lavorato duramente per meritarci questa opportunità. Continuiamo a sognare, poi vedremo».

A mente fredda, cosa resta della rimonta sul Berna?

«È stato un momento incredibile, inimmaginabile. Chi poteva pensare che noi avremmo vinto sei partite di fila e che loro si sarebbero inceppati? Non sembrava fattibile, però ci abbiamo creduto. Siamo stati bravi a vivere ogni giorno sul ghiaccio come se fosse l’ultimo. A volte va tutto male e non sai come uscire dalla crisi. Stavolta, al contrario, è stato un susseguirsi di vibrazioni positive. Abbiamo acquisito una fiducia inscalfibile, più forte degli infortuni e delle squalifiche. Vittoria dopo vittoria, abbiamo accumulato entusiasmo. Abbiamo speso molte energie, ma questa euforia ci ha dato una grande forza. Non mi sento stanco e vorrei che tutto questo non finisse mai».

Lunedì ti sei concesso un giro di pista con la tua primogenita Kylie.

«È stato il culmine di una serata piena di emozioni. Il pubblico è stato fantastico dall’inizio alla fine. Esultava per i nostri gol e per quelli incassati dal Berna a 200 km di distanza. Ho avuto la pelle d’oca per due ore. E poi c’è stato quel giro con mia figlia in braccio. A Kylie piace festeggiare le vittorie in spogliatoio, a volte viene anche la sua sorellina. Quando siamo usciti insieme sul ghiaccio si è divertita tantissimo».

Martedì sei andato alla cerimonia dei Topscorer. La vostra rimonta è stata un tema di discussione con gli altri caschi gialli?

«Ne ho parlato solo con Dominik Kahun del Berna. Ci abbiamo scherzato su, è stato molto simpatico. Lo stesso è capitato con il direttore sportivo degli Orsi, Andrew Ebbett, mio ex compagno di squadra».

Sei il giocatore dell’Ambrì più richiesto dai media e dai tifosi. Senti di essere diventato un punto di riferimento totale, sia all’interno, sia all’esterno del club?

«Sì, è una cosa che ho percepito appena sono tornato ad Ambrì, la scorsa estate. Mi fa piacere e mi aiuta. È un combustibile che utilizzo per dare sempre il massimo e per essere un esempio, soprattutto per i compagni più giovani. Anni fa, alcuni di loro venivano a vedermi giocare alla Valascia. So di avere delle responsabilità, ma le vivo con leggerezza, cercando di rimanere me stesso. Lavoro sodo, sì, ma mi diverto anche. Se gli altri mi seguono, sono contento. Però di errori ne commetto ancora, quindi ai ragazzi dico di non fare proprio tutto quello che faccio io».

Sei sempre stato un trascinatore in attacco. Questa, però, è probabilmente la tua prima stagione da vero leader. Sei d’accordo?

«Sì. Quando ho deciso di tornare ad Ambrì, desideravo far parte di questo grande gruppo. Se adesso sono considerato uno dei leader, tanto meglio. Avverto la fiducia degli altri. Devo ringraziare Luca Cereda e il suo staff per le responsabilità che mi hanno affidato. Gioco anche in box-play, una cosa che in passato non mi era quasi mai capitata, ad eccezione di qualche partita nel Berna».

Giornalisti e tifosi apprezzano la tua franchezza e la tua spontaneità nelle interviste. Difficilmente ti rifugi dietro a giri di parole e a luoghi comuni. Da leader, senti di poter dire delle cose che altri non possono permettersi?

«Fin qui il club non mi ha mai bacchettato, quindi di castronerie non ne ho dette. O forse stanno aspettando la fine della stagione per tirarmi le orecchie. Battute a parte, dopo le partite ho addosso mille emozioni e non sempre riesco a filtrare ciò che mi passa per la testa. Gioco tanto e sono costantemente nel vivo della partita, quindi prendo particolarmente male le sconfitte. E non sempre riesco a nasconderlo».

Nei giorni scorsi sei entrato nella «top 10» dei migliori marcatori biancoblù di tutti i tempi con 267 punti. Che effetto fa aver superato Jean-Guy Trudel?

«Ne parlavo qualche giorno fa con la mia compagna: Trudel era il mio idolo, a 13 anni andavo a vedere l’Ambrì indossando la sua maglia numero 91. Averlo superato mi rende molto orgoglioso del mio percorso, ma il mio vero obiettivo rimane quello di superare Paolo Duca (quarto con 304, ndr.)».

Prima abbiamo parlato delle tue figlie. Fra un mesetto, però, arriverà anche un piccolo Inti...

«Sì, aspettiamo un maschietto. È stato un periodo intenso soprattutto per Carolina, la mia ragazza: non è stato evidente gestire due bambine piccole, la gravidanza e un giocatore di hockey impegnato in una rimonta impossibile. Direi che se l’è cavata bene».

Quando hai saputo il sesso del nascituro?

«In novembre. Ero a Zugo con la Nazionale per preparare la Deutschland Cup e Carolina aveva la visita proprio in quei giorni. Mi ha fatto la sorpresa con una videochiamata. Io ho sempre voluto un maschio. Magari con lui, nelle domeniche libere, potrò godermi una partita di calcio in TV. Con le bimbe è un tripudio di Barbie».

La prossima domenica non sarà libera. È il giorno di gara-2.

«È ancora presto. Ora pensiamo alla prima partita e proviamo a prenderci il match-ball».