Il caso

«Quella non è la Via Francisca, chiamatela in un altro modo»

Il presidente dell’associazione degli Amici del tracciato nutre molti dubbi sulla sua estensione, come prevede il progetto transfrontaliero che ha lo scopo di valorizzare il patrimonio culturale e storico dalla Valle di Blenio fino a Novara
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Alan Del Don
03.03.2025 06:00

«Chiaro, un’incertezza storica sull’argomento può esistere. Non di meno l’iniziativa potrebbe essere solo d’intralcio allo sviluppo di questo bellissimo cammino, percorso durante millenni da pellegrini, viandanti e commercianti di tutta Europa. Ecco perché, a nostro avviso, sarebbe opportuno trovare un’altra denominazione a questa Via alternativa fino a Novara». Non ci sta Hermann Heiter, fondatore e presidente dell’Associazione Amici della Via Francisca - Svizzera. Secondo lui estendere dalla Valle di Blenio fino al capoluogo dell’omonima provincia italiana il collegamento (come fatto dal progetto Interreg denominato «Tra-Me: tracce di meraviglie lungo la Via Francisca»; cfr. il CdT del 29 gennaio scorso) non sarebbe opportuno. Di tutt’altro parere, ovviamente, i promotori del progetto che mira ad unire il territorio svizzero ed italiano con l’obiettivo di sviluppare l’offerta storico-culturale e quella turistica nonché la cucina del Maestro Martino, lo chef europeo più noto del XV secolo.

Viandanti ed imperatori

La Via Francisca del Lucomagno è una via storica che tra il VII-VIII secolo e fino ai primi anni del 1200 collegava il centro Europa con le grandi città della Pianura padana. Essa era infatti uno dei percorsi meno impegnativi per attraversare le Alpi. Nel corso dei secoli, la Via Francisca è stata «calcata» da imperatori, vescovi, mercanti, viandanti e pellegrini. Nella sua attualizzazione il collegamento parte da Costanza e, dopo diversi cantoni, attraversa il Ticino dal Lucomagno a Ponte Tresa per proseguire in Italia fino a Pavia dove si congiunge con la Via Francigena che conduce sino a Roma. «L’aggiunta di una variante che porta a Novara risulta del tutto dubbiosa. Certo, possono esistere Vie anche più antiche percorse dai Franchi. Ma se questi ultimi sono passati da lì, come probabile, e non dal Sempione, ciò non significa che si possa denominarla Francisca», rileva Heiter che tre anni fa, dopo alcune divergenze con l’associazione transfrontaliera, ha costituito quella svizzera. Come andrebbe chiamata, allora? «Almeno da Cadenazzo a Domodossola andrebbe definita diversamente. I novaresi ad esempio la chiamano ‘Via Francisca novarese’. Ma non è la Via Francisca del Lucomagno, che è quella del Maestro Martino che ha inizio a Costanza, passa per la Svizzera da Kreuzlingen a Ponte Tresa e poi fino a Pavia, alla tomba di Sant’Agostino». Il nostro interlocutore afferma di aver percorso diverse volte il tracciato: «L’ho sviluppato e descritto in ogni dettaglio».

La sponda sinistra del Brenno

Per quanto riguarda la Valle di Blenio, che più ci interessa da vicino, è compresa la variante sulla sponda sinistra del Brenno che permette di valorizzare i nuclei di Solario e Sallo, il ponte tibetano verso Ponto Aquilesco, le testimonianze della storia (Cima Norma e Patto di Torre), la presenza del Maestro Martino di cui abbiamo già accennato e, non da ultimo, il Museo della Valle di Blenio a Lottigna al Palazzo dei Landfogti. A Dongio si torna poi sulla sponda destra per incontrare l’oratorio di San Remigio e proseguire verso Biasca.