Quella nostalgia di casa nei francobolli che omaggiano la Quinta Svizzera
C’è tanta nostalgia di casa, nel caquelon della fondue e nel cuore di Elvezia, al centro dei francobolli che rendono omaggio alla Quinta Svizzera. Li ha disegnati Sandra Liscio, trentaquattrenne ticinese, che lavora a Londra come design director in un’agenzia. I francobolli termo-reattivi e coloratissimi sono stati rilasciati dalla Posta e dalla fondazione Pro Patria. L’iniziativa è decollata in occasione del 100° congresso dell’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) che si è svolto a Lucerna dall’11 al 13 luglio. Questi giovani intraprendenti, che si distinguono nel mondo, sono pronti a tornare nel loro Paese con una valigia piena di sogni realizzati. I rossocrociati all’estero sono molto competitivi e rivelano un forte legame con la madrepatria, di cui hanno nostalgia. Ne abbiamo parlato con Sandra Liscio che ha raccontato al Corriere del Ticino la genesi della serie di francobolli in omaggio alla Quinta Svizzera. Un vero e proprio condensato di identità elvetica declinato in pochi centimetri. Il primo francobollo rappresenta un caquelon da fondue che, al tatto, lascia il posto alla bandiera nazionale. Il secondo, invece, raffigura una moderna Elvezia, con i simboli delle città del mondo alle spalle, una corona di stelle alpine in testa e un cuore nero che, per effetto del calore, diventa una croce bianca su fondo rosso. Potete trovare questi francobolli, da 1.00 CHF e da 1.20 CHF, nei punti vendita ufficiali della Posta Svizzera: la sovrattassa va a favore di Pro Patria. La fondazione sostiene progetti che danno alla popolazione un valido contributo alla diversità culturale del Paese.
Sandra Liscio, che
cosa fa di bello a Londra?
«Sono design
director in un’agenzia in cui lavoriamo al lancio dei film. Creiamo eventi per
coinvolgere il pubblico. Insieme al mio team cerchiamo di fare accadere l’impossibile
quando ci arrivano idee fantastiche che dobbiamo realizzare in modo
spettacolare. Di recente ci siamo occupati di Cattivissimo me 4 e abbiamo fatto il lancio di Twisters per Warner Bros».
Come è arrivata
dal Ticino a Londra?
«Sono arrivata a
Londra circa dieci anni fa con il programma Erasmus plus dopo una laurea in
comunicazione visiva conseguita alla SUPSI. Volevo fare un po’ di esperienza
nell’ambito della pubblicità ad alti livelli».
Che cosa ha
provato nel disegnare il francobollo dedicato alla Quinta Svizzera?
«È stato un grande
onore partecipare a questo concorso e sono fiera di essere stata selezionata
per disegnare il francobollo per Pro Patria sulla Quinta Svizzera. È un tema
che sento molto e che mi riguarda. Il giorno in cui mi hanno detto di essere
stata selezionata era giusto una settimana prima che mi sposassi e quando ho
ricevuto il messaggio ho fatto un salto di gioia».
Quali sono state
le fasi creative per la realizzazione del francobollo?
«Sono stata convocata
dalla Posta con altri designer a primavera dell’anno scorso. Innanzitutto ci hanno
mostrato i disegni e gli scritti dei giovani svizzeri all’estero sul nostro
Paese realizzati durante i campi estivi dell’OSE. Sono usciti molti stereotipi,
ma anche quella dolce nostalgia che ti prende nel pensare a casa. C’è una cosa
che lega tutti gli svizzeri all’estero ed è la felicità al ricordo della nostra
patria che ha un posto speciale nel cuore».
Come ha
rappresentato la Quinta Svizzera nel francobollo da 1.20 CHF?
«Nel francobollo da
1.20 CHF la Svizzera moderna è rappresentata simbolicamente da Elvezia che
viaggia per il mondo, ma nel cuore porta sempre il suo Paese. Volevo che la
gente fosse coinvolta in una mini-esperienza per ricordare che cosa è la Svizzera
per gli svizzeri all’estero. Per questo ho ideato un francobollo termo-reattivo
che al tatto rivela sotto il cuore nero di Elvezia la bandiera rossocrociata. È
stato emozionante vedere come Pro Patria e la Posta abbiano accettato la mia
pazza idea».
Che cosa raffigura
invece il francobollo celebrativo della Quinta Svizzera da 1 franco?
«Ho voluto dire che
dovunque siamo, attingiamo forza dalla nostra patria e che nei momenti di
sconforto ci piace sentirci connessi. Ho rappresentato simbolicamente gli
abitanti dei quattro cantoni che stanno mangiando una fondue in Svizzera e la
mano dei rossocrociati all’estero che prendono questa specialità tipica. Questo
per sottolineare il senso di appartenenza della Quinta Svizzera. Il fornellino
della fondue, con il calore delle dita, rivela la bandiera svizzera».
In quali versioni
si trovano i francobolli?
«I francobolli si
possono prendere in fogli singoli oppure in libricini, ciascuno dei quali ha
quattro francobolli di posta B, sei francobolli di posta A e una illustrazione
di cosa uno svizzero porta con sé quando si trasferisce all’estero. Ci sono gli
scatoloni e fra le altre cose un boccalino ticinese, ovviamente, oltre a un quadro
delle Alpi svizzere. Quest’ultimo è un cammeo perché è una delle illustrazioni che ho fatto per Glacier Initiative durante il lockdown: c’è tutto il mio
impegno per il cambiamento climatico e il ritiro dei ghiacciai».
Quali sono le doti
tipicamente svizzere che vengono più apprezzate nel mondo?
«Nell’agenzia in cui lavoro sono l’unica non inglese del nostro team. I miei colleghi mi dicono
sempre: “sei proprio svizzera”. Forse perché nell’ambito professionale, ma
anche a livello personale, considero l’organizzazione alla base di tutto. In
quanto svizzeri, siamo abituati ad avere ordine, puntualità, rigore ed etica
nel lavoro, senso della gerarchia e buona educazione. Ci sono molte cose positive
che portiamo nella nostra valigetta quando andiamo all’estero che non sono solo
la fondue e il cioccolato, ma anche qualità comuni».
Cosa le manca di
Lugano?
«Mi mancano
l’alternarsi delle stagioni, le montagne, il lago e la natura che lo circonda.
Infatti, appena posso, torno in Svizzera per sciare e per fare qualche camminata.
Quando ho saputo dei disastri del maltempo in Ticino e in Mesolcina ho fatto
una donazione. Mi si stringe il cuore nel vedere le immagini di questa devastazione».
Quali sono i suoi
luoghi del cuore in Ticino?
«Sono di Pazzallo, che è sempre nel mio cuore così come il lungolago di Lugano, da Paradiso al
parco Ciani, dove ho camminato quotidianamente non so per quanti anni. Ci sono
luoghi, in cui sono cresciuta, che mi suscitano una profonda nostalgia, come il
monte san Salvatore. Ogni volta che ci torno, dico: ma come è bella la mia
Lugano».
Lei è una
londinese d’adozione da circa dieci anni. Come sono i giovani della Quinta
Svizzera?
«Gli svizzeri
all’estero formano una bella comunità. A Londra c’è anche l’Unione ticinese che
ho scoperto qualche anno fa. Siamo una
comunità molto affiatata per la maggior parte formata da creativi, musicisti e designer. Lo svizzero che si è trasferito
all’estero, specialmente a Londra, è molto intraprendente, vuole uscire dalla
comfort zone e mettersi in gioco. Siamo accomunati dal cercare di inseguire un
sogno e una carriera che è molto difficile raggiungere nel nostro Paese perché si
tratta di professioni di nicchia. Abbiamo voglia di tornare a casa, un giorno, con
una valigia piena di successi e di orgoglio».
Da ticinese, cosa porta
dentro di sé dalla Sonnenstube?
«I miei colleghi mi
hanno definita “una bomba di energia”. Sono una persona solare e positiva nei
confronti della vita. Londra è una città che ti mette alla prova ogni giorno, a
livello di stress e di mole di lavoro da svolgere. Qui la vita scorre molto
veloce e la gente è grigia a volte. Ho scelto di lavorare come designer nel
settore dell’intrattenimento perché mi piace portare un po’ di gioia agli altri».