Questa nostra impotenza appresa

Immagina una gabbia simile a un campo da tennis in miniatura: due spazi identici, divisi da una barriera che è possibile scavalcare. Senza preavviso, una metà del pavimento viene elettrificata, e l?unica via di fuga dalla scossa consiste nello spostarsi verso l?altra parte del recinto, dove il pavimento è sicuro. È questo, descritto in estrema sintesi, l?esperimento con il quale Martin Seligman conquistò un posto d?onore nella storia della psicologia.
La scoperta giunse alla fine degli anni 60, quando lo studioso americano sottopose a questa prova tre gruppi di cani. Nel primo caso, gli animali non avevano nessuna esperienza particolare; all?arrivo della scossa, imparavano presto a spostarsi al sicuro, verso la metà del pavimento priva di elettricità. Il secondo gruppo di cani, per contro, era già stato coinvolto in un esperimento preliminare: in quel contesto, gli animali subivano la scarica, ma potevano farla cessare premendo una leva. L?avere appreso questa routine portava i cani del secondo gruppo, nell?esperimento successivo, a comportarsi in modo analogo ai «novizi»: anche in questo caso, all?arrivo della scossa in una metà della gabbia, la risposta era la fuga verso la parte sicura.
Di tutt?altra natura era il retroterra del terzo gruppo di cani, a loro volta sottoposti a una prova preliminare, nella quale però le scosse elettriche non potevano essere bloccate in nessun modo dall?animale; arrivavano e cessavano senza logica, né preavviso, né possibilità di intervento da parte dell?individuo. Ebbene, giunti all?esperimento del doppio pavimento, i cani del terzo gruppo mostrarono una reazione sorprendente: anziché provare a cercare riparo dalla corrente nell?altra metà della gabbia, si accoccolavano, attendendo solo che la scossa finisse. Avevano imparato che il loro destino non era nelle loro mani. Si erano convinti che non avevano nessun controllo sulla situazione. Fu così che Martin Seligman scoprì l?impotenza appresa.
Se ho evocato questa ricerca, è perché la tesi che da essa scaturisce – «il nostro benessere dipende in misura cruciale dalla sensazione di potere controllare l?ambiente nel quale viviamo», per dirla con lo psicologo Barry Schwartz – mi ha fatto venire in mente qualche aspetto significativo dei nostri tempi, che ci avvicina ai tristi cani del terzo gruppo. Il primo esempio al quale ho pensato è quello, clamoroso e disperato, dell?Italia; un Paese dove l?assuefazione popolare al dominio di una casta impunita e canagliesca – qualunque sia il suo colore – ha ormai raggiunto livelli da narcosi, tali da rendere ormai inimmaginabile una reazione.
Riflettendo meglio, però, mi sono reso conto che la sensazione di impotenza si fa largo un po? ovunque, nella nostra società dell?affluenza. Il caso più vicino a noi è la insana Betonierung che divora – pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno – il verde e gli ultimi scampoli della storia di questa nostra terra. Come cani che hanno subito troppe scosse elettriche senza possibilità di fuga, diffidiamo di chiunque ci inviti anche solo a pensare un?alternativa, e ci accasciamo all?ombra dell?ennesima gru.