«Questa siccità è un mistero. La pioggia? No, non basta»
I media si scatenano, le testate mandano le notifiche attraverso le loro app. La notizia ha una risonanza senza pari: è arrivata la pioggia. Finalmente, in Ticino, vedremo dell'acqua cadere dal cielo. MeteoSvizzera ha diramato un'"allerta" di livello 3. E sembra subito la fine del mondo. Cosa si abbatterà, questa volta, sulla Svizzera italiana? Bufere tropicali? Grandinate? Tuoni e fulmini?
«Ormai siamo così poco abituati a vedere delle precipitazioni, che l'arrivo della pioggia diventa una notizia», nota Lorenzo Di Marco, di MeteoSvizzera, da Locarno. «Lo interpretiamo anche come una sorta di "festeggiamento" collettivo. Un modo per rimarcare come il morale torni di nuovo alto dopo un periodo di secca senza pari», dice l'esperto, che aggiunge come in realtà abbia piovuto molto meno del previsto.
«È una situazione molto difficile da valutare, anche per i nostri modelli matematici. Tecnicamente si tratta di uno sbarramento estivo, vale a dire una corrente umida che si scontra con le Alpi. Quindi l'aria è forzata a salire e abbiamo precipitazioni da un lato delle Alpi, mentre sull'altro lato ha fatriscontriamo una ricaduta favonica. Per il Sud delle Alpi, questo si traduce in venti da sud-ovest. Ecco, questi normalmente ci portano precipitazioni».
Una siccità non proprio così «ovvia»
Ma c'è ancora un altro enigma. Un termine che non quadra nelle equazioni degli scienziati. «Non siamo in grado di spiegare il motivo di questa siccità invernale. Per quanto ne sappiamo, non dipende dai cambiamenti climatici. Insomma, per noi è un "mistero"», sottolinea Luca Panziera, climatologo di MeteoSvizzera. Che smorza l'entusiasmo collettivo. La festa è finita e le preziose gocce che cadono dal cielo sono già un lontano ricordo. L'acqua è sempre troppo poca. «Siamo molto lontani dalla media», commenta sempre Panziera. «Nel Mendrisiotto, per esempio, dovrebbero esserci altri due mesi con giornate simili a quella che abbiamo visto». Nella regione, infatti, sono caduti appena una ventina di millimetri. Ma in altre parti del Ticino, da questo punto di vista, è andata meglio. «Locarno è la più colpita e si "accontenterebbe" di appena quattro, cinque giorni. La quantità caduta al suolo è nell'ordine dei cento millimetri. Nel Luganese, invece, servirebbero altre due settimane. Questo per recuperare la "media" che ci aspetta nelle nostre regioni".
«Certo, queste poche gocce sono comunque state un bell'aiuto alla situazione di carenza di precipitazioni», aggiunge il "collega" Lorenzo Di Marco. «Ma in effetti siamo davvero tanto sotto la norma. Tutti i mesi di siccità che abbiamo avuto, penso anche alla parte finale dell'inverno e alla primavera, non sono per nulla compensati da una semplice situazione di sbarramento estivo come quella che abbiamo visto».
Di Marco ricorda poi come l'ultima situazione simile dal punto di vista meteorologico che ha portato precipitazioni in modo esteso su tutto il territorio a Sud delle Alpi, risalga a metà-fine aprile di quest'anno. «In quel caso però, avevamo avuto oltre 300 millimetri nel giro di 24 ore nel Mendrisiotto, poi un'altra linea convettiva molto attiva verso il Ticino centrale».
Meteorologi colti di sorpresa
Per tornare al problema della "siccità inspiegabile", Panziera elenca i fatti riconosciuti a livello scientifico: «Gli scenari più probabili per i cambiamenti climatici evidenziano come le precipitazioni potrebbero aumentare leggermente in inverno. Cosa che però quest'anno non è successa. Anzi, è stato proprio il contrario, dato che ne abbiamo visto uno molto secco. Il problema è che se dovessero aumentare in futuro, con temperature molto elevate, avremmo comunque meno neve alle quote medie in montagna e, di conseguenza, meno riserve idriche. L'effetto è lo stesso di quel che abbiamo visto, quindi con una mancanza d'acqua primaverile, ma la causa potrebbe essere un po' diversa. Non l'assenza di precipitazioni, ma piogge che cadono in aree sempre più calde trasformandosi in acqua che scorre via subito, dato che non sono più sotto forma di neve». La riserva di neve che alimenta i fiumi a primavera inoltrata, quando normalmente si scioglie.
«Sicuramente i cambiamenti climatici giocano un ruolo importante anche sul fronte della siccità. Sappiamo che lo fanno per quanto riguarda la temperatura. Anche la siccità estiva rientra in questi scenari, mentre quella invernale è un po' più delicata. Non sappiamo quanto c'entrino, siamo stati colti di sorpresa», conclude l'esperto. Vedi anche il blog di MeteoSvizzera dedicato al tema: «Siccità estrema: nel periodo da maggio a metà agosto, in Svizzera a livello regionale sono state registrate le precipitazioni più basse degli ultimi 140 anni».
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