Tennis

Rafa Nadal, un irripetibile numero primo

Per anni è stato l'avversario di Roger Federer, la nemesi, anche in termini di estetica sul campo - Poi lo abbiamo amato, tantissimo, per quello che è: campione irripetibile
Paolo Galli
11.10.2024 06:00

Più ripenso a ciò che è stato Rafa Nadal, e più mi dispiace non averlo capito prima. Preso dall'empatia nei confronti di Roger Federer, l'ho vissuto troppo a lungo come un eterno avversario, una sorta di anticristo. È innegabile: è stato il più grande ostacolo tra Federer e altri trofei, e altri numeri. Questo sì. È stato il primo a farlo dubitare, a fermarlo, a dirgli: ehi tu, svizzero, io ti posso battere e non sarò nemmeno l'unico. Ma non è stato solo questo. Non è stato solo un ostacolo, men che meno un comprimario.

Il fatto è che, ai nostri occhi, si è presentato - sin da subito - come la nemesi, anche fisica, di Federer. Uno destro. L'altro mancino. Uno (apparentemente) freddo, distante, controllato. L'altro incontrollabile, nervoso, elettrico eppure ruspante. Uno longilineo, elegante, spesso in bianco, tennista con riferimenti ad altre epoche. L'altro tosto, abbronzato, con la canottiera colorata per esaltarne la fisicità, moderno. Rovescio a una mano contro la clava a due mani. Silenzi per uno. Urla e mugugni per l'altro. Uno implodeva, l'altro esplodeva.

Due uomini diversi. Che si sono trovati, uno contro l'altro, nella stessa epoca. Una sfortuna? Macché. Al contrario, un regalo del destino. Sono diventati uomini assieme, campioni assieme, hanno contribuito a migliorarsi a vicenda, avversari senza terzi incomodi (per buona pace di Novak Djokovic, che pure ha vinto più di loro). Lo abbiamo capito soltanto lungo la strada. Quando, di colpo, abbiamo accettato il fatto che Roger non sarebbe mai più tornato quello dei tempi migliori. È rimasto lui, Rafa. E lui stesso lo ha ammesso: in qualche modo, a quel punto, è rimasto un po' più solo. Gli scontri con Djokovic avevano un altro sapore. Un'altra grande rivalità sportiva, certo: si sono affrontati decine di volte, sempre con esiti incerti, fuoco e fiamme. Ma la distanza che separava Nadal da Federer, anche a livello di stereotipi, era nettamente più grande. E questo rendeva il loro confronto quasi letterario. L'eroe e l'antieroe. Una roba così. Iperboli contro. 

Personalmente, ho capito tardi l'essenza dei due caratteri. Che non erano per forza quelli rappresentati dagli stereotipi, ma neppure dai numeri, neppure dai trascorsi. La delicatezza di Nadal va ben al di là del suo aspetto. La fragilità del suo corpo ha trovato, nel corso degli anni, un'espressione anche emotiva verso il mondo fuori.

Ho imparato ad amarlo, ad apprezzare tutte le sue sfaccettature, umane oltre che tecniche - è stato il più grande combattente dell'era moderna, ma aveva anche una serie di strumenti che andavano ben oltre la forza -, a cancellare l'eredità di una rivalità così forte sul campo (ma anche sugli spalti) e a valutarlo per quello che era. Uno splendido, unico, irripetibile numero primo.

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