Raffaele De Rosa come non lo conoscevate

BELLINZONA - È la calma dopo la tempesta. Il day after dell’elezione del Governo permette di stemperare quel tripudio di emozioni che nel caso di Raffaele De Rosa sono state un groviglio di entusiasmo, felicità e soddisfazione. Non solo per lui, ma anche per la famiglia e chi gli è stato più vicino in questi mesi intensi di campagna. A bocce più o meno ferme, abbiamo chiesto alcune considerazioni a cuore aperto proprio a chi lo ha sempre sostenuto e lo conosce bene, per avere un ritratto più intimo del consigliere di Stato nuovo di pacca.
La sorella: «Il PLR sapeva quanto fosse importante per me sostenerlo»

«Anche lui come tutti i bambini qualche marachella l’ha combinata - ci racconta ridendo la sorella Enza Cappelletti De Rosa - e mi ricordo quella volta in cui al parco giochi della scuola materna di Lodrino ha infilato la testa tra le sbarre di una ringhiera, restandone incastrato. Non sapevo più come fare, per fortuna sono intervenuti i vicini di casa e con una leva sono riusciti a liberarlo». Al di là però di questa istantanea del bambino che è stato, com’è De Rosa da adulto? «È un uomo che cerca il dialogo, che si confronta con le persone e cerca di mediare tra le diverse posizioni, se ci sono divergenze - prosegue la sorella - cerca sempre una soluzione condivisa insomma. È una persona discreta, che anche in campagna non ha portato avanti slogan urlati. Ha sempre preferito lavorare dietro le quinte, in modo serio e senza cercare visibilità a tutti i costi. È una persona precisa, mai superficiale». Una predisposizione alla discrezione che però non è indicativa di una personalità introversa, come ci conferma Cappelletti De Rosa: «Ama parlare con le persone e sono sicura che sempre di più vorrà capire le vere necessità dei cittadini, andando sul territorio per tastare il polso della situazione del Cantone». Capacità relazionali insomma che fin da giovanissimo gli hanno permesso di «essere apprezzato da tutti, fin da quando giocava a scacchi da ragazzino e poi nella squadra di calcio, così come negli ambienti di studio e poi di lavoro». Ma ha trovato amici solo negli ambienti in cui si muove abitualmente, ma anche in quelli un po’ à coté, come può essere il PLR. Un partito questo in cui milita infatti la sorella, in particolare quale membro dell’Ufficio presidenziale delle Donne liberali radicali. «Il partito sa quanto sia importante per me la famiglia e conosce il rapporto speciale che ho con mio fratello. Sin dall’inizio, ho parlato apertamente della mia intenzione di volerlo sostenere in campagna» spiega Cappelletti De Rosa. Uno sdoppiamento della propria fede partitica che per la sorella non ha rappresentato un problema «perché tutti hanno capito che si trattava di un’occasione unica e probabilmente irripetibile per Raffaele che, da parte sua, è stato capace di farsi apprezzare anche nei gremi liberali».
Il sostenitore nell'ombra: «In campagna mi bastavano SMS succinti»

Una scelta «controcorrente». Così Stefano Gilardi, sindaco di Muralto, definisce la scelta di sostenere nell’ombra «ma molto intensamente» il neoconsigliere di Stato Raffaele De Rosa. «Ho una profonda stima nei suoi confronti» ci dice: «Sa cos’è la società civile, e questo non è disdicevole. Non dà un’importanza primordiale alla comunicazione sui social, muovendosi unicamente dopo aver approfondito e studiato i vari dossier. I dipartimenti? Spero proprio che gli venga attribuito il DSS, dove sono certo saprà portare una certa razionalizzazione. Che non significa razionare». Non solo. Gilardi tiene anche ad aggiungere un altro aspetto: «Non ho dubbi che Raffaele si metterà a lavorare con impegno, criticità analitica ma soprattutto – è qui sta la grande differenza – attraverso un contatto costante con il mondo reale (e non virtuale) e le persone attive sul territorio nell’ambito del suo Dipartimento». I meriti di un’elezione «dall’ampiezza sorprendente», sottolinea Gilardi, «sono tutti di Raffaele». Detto questo, il nostro interlocutore ammette: «In questi mesi ho fatto mille cose, impegnandomi quotidianamente». Ma in che termini? E come si è rapportato con De Rosa durante la campagna? «Sapevo di poter proporre ad amici un valore sicuro. Con Raffaele siamo sempre stati in contatto, spesso e volentieri solo via sms. E parlo di messaggi molto succinti: un incoraggiamento al momento giusto o la segnalazione mirata circa interessanti presenze da fare, persone da contattare”. Il tutto, conclude Gilardi, nel segno di un pragmatismo e di una tranquillità che le impressioni si sarebbero rivelate positive».
Il maestro di scacchi: «Già da ragazzino era particolarmente brillante»

Le descrizioni di De Rosa si rincorrono e tutte dipingono un’immagine molto simile del neoconsigliere di Stato. «Era un ragazzino particolarmente brillante, di talento e con una grande tenacia. Se voleva qualcosa, era certo che l’avrebbe ottenuta» osserva immediatamente il suo insegnante di scacchi e di italiano alle medie Chino Sonzogni. «Per le grandi doti che ha, avrebbe potuto tirarsela. Almeno così, con eccessiva sicumera, avrebbero fatto altri al suo posto. Invece - prosegue Sonzogni - ha sempre mantenuto i piedi ben saldi per terra ed è rimasto una persona umile». Ma che giocatore di scacchi è De Rosa? «Fin da subito si è dimostrato sveglio, con una spiccata capacità di calcolo e analisi, di elaborare strategie e la giusta dose di freddezza, necessaria a un giocatore. Talenti che sono certo gli sono utili nella vita, così come in politica». E con i compagni di scuola i rapporti sono sempre stati esemplari, come ci dice il suo insegnante: «Non ha mai avuto problemi con i compagni, ha sempre legato e si è sempre inserito facilmente in un gruppo, grazie alle sue capacità relazionali». Insomma, un elogio affettuoso quello di Sonzogni: «L’ho visto crescere e gli voglio bene come del resto si è dimostrato essere molto l’affetto popolare che lo ha sostenuto durante questa campagna». Per poi chiosare: «Raffaele, per la sua storia familiare, è un bell’esempio di inclusione nella scuola pubblica. Malgrado non avesse una famiglia importante alle spalle, è riuscito a fare davvero tanto».
Il collega di Municipio: «A volte s'incazza, ma è collegiale e sa ascoltare»

«È un politico che approfondisce gli incarti: direi che questo è proprio uno dei suoi principale pregi. Nel nostro Municipio, dove c’è sempre stato un buon clima, ha favorito l’approfondimento degli argomenti in discussione, come è stato ad esempio nel dossier per l’acquisizione dell’aeroporto. È una persona che ascolta tutte le parti coinvolte, per poi analizzare puntigliosamente il dossier in questione. Prima di decidere è abituato a confrontare le varie visioni di un incarto: ecco, immagino e auspico che lui possa portare questa metodologia in Consiglio di Stato, che ne ha bisogno soprattutto nelle decisioni di sostanza, strategiche». Così il municipale PPD di Riviera Giulio Foletti ci descrive il Raffaele De Rosa uomo d’Esecutivo, quello che ha potuto conoscere gli ultimi due anni all’interno del Municipio di Riviera nella sua veste di sindaco. De Rosa sa anche arrabbiarsi? «Sì, può anche incazzarsi”, risponde Foletti sorridendo. Che aggiunge: «Con lui le cose si dicono e si affrontano, in tutti gli aspetti positivi e negativi: e questo mi sembra un buon modo di fare politica. Vale anche per le nomine: ciò che conta sono le competenze». Come Municipio avete anche potuto trovare del tempo per stare insieme al di fuori delle sedute ufficiali? «Direi piuttosto che ci ha fatto lavorare moltissimo, soprattutto all’inizio quando si trattava di far partire il nuovo Comune» rileva Foletti anche qui col sorriso. Un decisionista? «Direi piuttosto un politico che decide collegialmente, come detto dopo aver ascoltato tutti gli interlocutori. Raffaele non decide mai da solo e voglio ricordare quel giorno in cui disse “Non si esce da qui fintanto che non saremo tutti d’accordo”». Foletti quindi conclude ironicamente: «L’unico caso su cui non siamo stati d’accordo è stato sul taglio di alcune piante ma direi che questo non costituisce un problema».
Il compagna di squadra: «Gioca le amichevoli come fossero la Champions League»

Ma De Rosa non è solo il classico profilo serio, impegnato professionalmente e politicamente su molti fronti e spesso con successo. A restituirci un ritratto di lui un po’ diverso è il collega in Gran Consiglio e compagno di squadra nella compagine calcistica del Parlamento Henrik Bang: «È un sanguigno, gioca l’amichevole come se fosse la Champions League e ci sprona tantissimo, dimenticandosi però che il suo fisico non è il nostro, o per lo meno il mio» ci dice autoironico Bingo, ridendo di gusto. E il deputato socialista, tra gli aneddoti del capitano De Rosa, ricorda «quella volta in cui in trasferta a Svitto, durante un riscaldamento stavo facendo un po’ lo scemotto e mi ha redarguito in modo deciso “Bingo concentrati” mi ha urlato, invitandomi - se così si può dire - a tirarmi insieme». Ma non è l’unico episodio che ricorda Bang: «Qualche anno fa stavamo andando malissimo, continuavamo a perdere, finché non è rimasto fuori il portiere e ha preso lui il suo posto. Non abbiamo più preso un goal. Nessuno lo sapeva ma fino a 24 anni aveva giocato come portiere, non ce l’aveva mai detto. In quel ruolo il vantaggio era duplice - prosegue Bingo - oltre a parare tutto, da laggiù non poteva innervosire i compagni di squadra».
La scheda
Raffaele De Rosa è nato il 2 gennaio 1973. Sposato con Vanja, è papà di due figli: Marco e Marie. Vive a Riviera, Comune del quale è anche sindaco dal 2017. Dal 2003 sino a questa legislatura è stato deputato in Gran Consiglio. Dottorato in economia politica all’Università di Friburgo, dal 2011 è direttore dell’Ente regionale per lo sviluppo del Bellinzonese e valli.