Roberto Cirillo: «Adesso diamoci una mossa»

BERNA - Chi lo conosceva da ragazzo afferma che lo avrebbe anche potuto immaginare nel ruolo di ingegnere per la Ferrari, visti il talento in fisica e la sua passione per il «cavallino rampante» dimostrati ai tempi del liceo. «Ho sempre detto che se mi avessero voluto per loro avrei anche lavorato gratuitamente», dice ridendo. E invece Roberto Cirillo, cresciuto a Novazzano, 48 anni e una carriera internazionale, è il nuovo CEO di una delle aziende svizzere più discusse del Paese: la Posta. E non gratuitamente. Il suo salario, come imposto dalle linee guida del Consiglio federale, non supererà però il milione di franchi. «Il grande sconosciuto»: lo aveva descritto così il mensile d’informazione economica «Bilanz» nella sua edizione di marzo. Nessuno lo conosce nella Berna federale. E da parte del gigante giallo le informazioni sul nuovo amministratore delegato, almeno fino a ieri, quando è stato presentato ai media, sono arrivate con il contagocce. Una strategia di comunicazione che ha suscitato le critiche dei media e di qualche politico. Dopo le turbolenze del 2018 (parola chiave: Autopostale), ha spiegato il presidente del CdA Urs Schwaller, «si voleva un taglio netto con il passato». Cirillo deve essere il volto della nuova Posta, quella che non ha nulla a che fare con gli scandali di natura finanziaria emersi l’anno scorso.
Attivo da inizio mese, già sistematosi nel suo nuovo ufficio, al settimo piano della sede centrale dell’azienda a Wankdorf (Berna), Cirillo assumerà la gestione operativa dal 16 aprile, giorno dell’assemblea generale. A passargli il testimone sarà il CEO ad interim Ulrich Hurni, intervenuto dopo le dimissioni di Susanne Ruoff lo scorso giugno.
«Senza bus giallo niente judo»
Figlio di immigrati italiani, nato a Zurigo e cresciuto in Ticino (aveva meno di tre mesi quando i genitori si spostarono nel Mendrisiotto), Cirillo ha frequentato le scuole elementari a Novazzano, le medie a Chiasso e il liceo a Mendrisio. Il suo primo ricordo legato all’ex regia di cui ora è a capo: i viaggi in Autopostale. «A Novazzano avevamo solo un’auto. Quella di mio papà, che alle cinque del mattino andava al lavoro. Durante la giornata, dopo la scuola o per le attività del mercoledì pomeriggio, l’unica possibilità di muoversi, per andare a fare judo a Chiasso o andare al Serfontana era il postale».
Certo da allora i tempi sono cambiati. Nel 2018 le malversazioni nell’ambito del trasporto di passeggeri sono costate alla Posta quasi 200 milioni di rimborsi. E anche PostFinance, per anni colonna portante dell’azienda, sta attraversando tempi difficili. Insomma, la sfida è garantita. Il nuovo CEO lo sa, e rispetto al settore bancario afferma: «Il corsetto che PostFinance indossa è molto stretto». Bisogna ottenere maggiori libertà.
«La Posta svizzera è la migliore al mondo, ma per far sì che lo rimanga dobbiamo darci una mossa». Il mercato e i clienti cambiano. Bisogna adattarsi. Tra i primi appuntamenti del nuovo CEO ci sarà un «tour de Suisse» per conoscere i collaboratori di tutto il territorio. «Non sono solo il viso della Posta, sono la Posta stessa». Sono loro a toccare con mano le nuove necessità dei clienti.
A lungo all’estero
L’iter professionale di Cirillo ha portato il ticinese di origini napoletane dalla ricerca e all’insegnamento al Politecnico federale di Zurigo (dove si è diplomato in ingegneria meccanica) a McKinsey (prima a Zurigo, poi ad Amsterdam), per poi farlo sbarcare, nel 2017, in Francia, presso la multinazionale Sodexo, un’azienda multinazionale che offre servizi di ristorazione collettiva, accoglienza, pulizie, giardinaggio e altro sia per la pubblica amministrazione sia per imprese private. Qui Cirillo è stato sia direttore operativo sia responsabile dell’attività in Francia. Sette anni più tardi si è trasferito in Inghilterra, dove è stato al timone di Optegra, impresa meno grande ma sempre internazionale attiva nel settore della sanità. Tutte esperienze, afferma Cirillo, durante le quali è stato responsabile di molti impiegati (45.000 in Francia), ha avuto contatto anche con le autorità locali e ha cercato soluzioni per mercati in pieno cambiamento. Proprio come la Posta. Una spiegazione-replica, questa, per rispondere agli interrogativi lanciati da alcuni media nazionali sulle competenze del nuovo numero uno del gigante giallo. Per altri cinque anni Cirillo manterrà la sua posizione all’interno del CdA di Croda, azienda del settore chimico inglese. «Un’attività assolutamente compatibile con la mia funzione alla Posta, come valutato con il consiglio d’amministrazione precedentemente al processo di reclutamento», spiega al CdT.
Dal suo rientro in Svizzera il manager è riuscito nel frattempo a farsi conoscere a Palazzo federale? «È il terzo giorno del mio mandato», risponde. «Per ora ho incontrato i miei collaboratori stretti e i quadri ai vertici della Posta. Ma sono contento di poter iniziare presto a fare i primi contatti nel mondo della politica federale».
Se le lettere non sono il futuro
Certo ora Cirillo, assieme al CdA della Posta, dovrà trovare quel giusto equilibrio tra la ricerca del profitto e l’offerta del servizio universale , su cui spesso la direzione si è scontrata con forze politiche. «Per poter fare gli utili necessari al finanziamento del servizio pubblico e soprattutto agli investimenti necessari per la trasformazione futura e portare i servizi del futuro, la Posta deve continuare a generare profitto. Il modello su cui si è basata nel passato dà segnali di difficoltà, che sia quello legato alla creazione di profitti di PostFinance o quello del volume delle lettere che continuano a diminuire. Di conseguenza bisogna trovare delle piste di sviluppo dei servizi». La Posta sposta: valori, persone, informazioni e merci. «Questo è il nostro mestiere, ma si può fare in modi e forme diversi». Quali? Il CEO non lo può ancora dire. La strategia per i prossimi anni da sottoporre al Governo è in fase di elaborazione.
Tra i temi più sentiti in Ticino figura la ristrutturazione, in atto, della rete degli uffici postali. E il nuovo direttore, che parla di un servizio universale capace di trattare tutte le regioni allo stesso modo e che sia vicina ai cittadini, come avverte la tematica? «Un fatto chiaro è che la frequentazione degli uffici basata sui servizi odierni diminuisce. La domanda che si pone è: cosa possiamo fare per mantenere la prossimità con la popolazione e darle modo di godere dei servizi postali? Cosa posso fare oggi perché fra 15 o 20 anni la mia nipotina, che è tredicenne, abbia un servizio della Posta?». Con le lettere non si garantisce un futuro al servizio pubblico. «Se analizzo la vita e le priorità di un ragazzo di 15 anni e le opzioni chela Posta ha perché questi punti divengano parte del servizio pubblico, i temi che emergono sono la protezione e il controllo dei dati. La Posta ha sempre garantito la sicurezza delle informazioni che la gente le ha affidato. Possiamo dire lo stesso dei nuovi media digitali? Non per forza. Può la Posta sviluppare qualcosa che dia questa sicurezza? È la domanda alla quale dobbiamo rispondere. Oggi non ho la ricetta. Ma non sarà necessariamente quello che abbiamo fatto nel passato».
A Zurigo con la famiglia
In Svizzera, oltre alle grandi sfide professionali, Cirillo - che non è padre, ma è zio di quattro nipotini - può ora godersi la famiglia. Prima le visite in patria, accompagnato dalla moglie, avvenivano «ogni cinque settimane». Cosa che, dice, ha fatto sì che le relazioni con la Svizzera non si siano mai allentate. Da una decina di anni sono tutti nel canton Zurigo, dove ora si è stabilito anche lui. In Ticino, dove ha ancora «tanti amici, conoscenti e anche il mio padrino», ci tornerà presto. Prima però Berna chiama.