Il caso

Russia-Ucraina, guerra in pedana ma alla fine ci sono solo sconfitti

La campionessa olimpica Olga Kharlan si rifiuta di stringere la mano all’avversaria Anna Smirnova e viene squalificata per un gesto considerato antisportivo – I dirigenti della Federscherma di Kiev parlano di «provocazione» – Kuleba: «Come sempre, Mosca gioca sporco»
© AP/Tibor Illye/MTI
Dario Campione
28.07.2023 06:00

Lo sport, si sa, è scontro simulato. Guerra incruenta. Ma vera. E forse nulla come salire su una pedana per tirare di scherma rappresenta, in altra forma, la battaglia, la lotta. Non a caso, il termine tecnico che definisce la gara è «assalto». Certo, all’arma bianca. E inoffensiva. Perché ridotta a uno stelo di metallo smussato. Ma pur sempre duello. In cui la sconfitta brucia. Terribilmente.

Le regole della scherma sportiva attenuano la potenza simbolica del combattimento. Obbligando gli spadaccini a un rituale di saluti che non può essere evitato. Al termine dell’assalto è prevista una stretta di mano. Che soltanto il Covid, negli anni della pandemia, ha avuto la forza di sospendere. Rifiutarsi di «salutare» l’avversario, prima con la lama e poi stringendogli la mano, è considerato antisportivo. Porta dritti alla squalifica.

La protesta

Ieri, a Milano, Olga Kharlan, campionessa olimpica ucraina di sciabola e sei volte oro ai mondiali, dopo aver battuto 15-7 la russa Anna Smirnova, ha abbassato il ferro toccando quello della rivale, ma si è rifiutata sia di porgere la destra, sia di portare la stessa al petto. Semplicemente, ha voltato le spalle e se n’è andata, ben sapendo quali avrebbero potuto essere le conseguenze.

La reazione di Smirnova è stata dura. L’atleta russa è rimasta in pedana 45 minuti, pretendendo il rispetto del regolamento e attendendo, inutilmente, il ritorno di Kharlan. Alla fine, Smirnova è stata invitata a sgombrare. La clamorosa presa di posizione non è servita a rimetterla in gara, ma il suo gesto ha costretto la giuria a sanzionare la campionessa olimpica ucraina. Che è stata squalificata. Agli ottavi di finale è così passata la bulgara Yoana Ilieva. Mentre tutti si ponevano un’unica domanda: la protesta di Smirnova era stata preparata o era spontanea?

Che le cose potessero finire male era scontato. Da tempo la sciabolatrice ucraina aveva manifestato la sua netta contrarietà alla decisione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e della Federazione mondiale di scherma (IFF) di ammettere alle gare, come neutrali, atleti russi e bielorussi. Il 9 luglio scorso, intervistata da Tribuna, Kharlan aveva annunciato di non voler andare ai Mondiali di Milano proprio per non incrociare le lame con russi e bielorussi. «Abbiamo sperato fino all’ultimo momento che non tirassero, ma non è successo», aveva detto. Per poi cambiare idea quando il governo di Kiev, con un decreto, aveva autorizzato i propri atleti a partecipare comunque a eventi internazionali in cui fossero presenti russi e bielorussi, a patto ovviamente che questi ultimi non rappresentassero le rispettive nazioni ma fossero iscritti alle gare a titolo personale.

Ieri, peraltro, l’assalto tra le due sciabolatrici si è svolto in un clima molto teso, con il sottofondo continuo di un gruppo di tifosi della campionessa olimpica i quali non hanno mai smesso per un istante di urlare «Slava Ukraini» («Gloria all’Ucraina»).

Il giallo delle regole

In uno scenario da guerra fredda, riflesso purtroppo di una guerra vera e sanguinosa - quella che Mosca ha mosso contro Kiev ormai da un anno e mezzo - c’è poi da sottolineare l’immancabile “giallo”: le disposizioni usate in periodo di Covid erano ancora valide oppure no? Il saluto alternativo era possibile? La stretta di mano poteva essere evitata o era tornata assolutamente obbligatoria? Per ore, i giornalisti presenti a Milano hanno cercato, inutilmente, Emmanuel Katsiadakis, segretario generale e presidente facente funzioni della IFF al posto di Alisher Usmanov, uno dei più potenti oligarchi di Vladimir Putin, sospeso dall’incarico e costretto suo malgrado a farsi da parte (ma, affermano i bene informati, sempre in grado di tirare i fili del mondo schermistico). La decisione di ricorrere all’escamotage del periodo Covid era stata anche e soprattutto di Katsiadakis, ma evidentemente qualcosa è cambiato se l’IFF ha considerato «non conforme al protocollo» il mancato saluto di Kharlan e ha escluso la campionessa olimpica dal tabellone.

Il caso, inevitabilmente, è diventato politico. «Olga Kharlan ha vinto e ha mostrato dignità, chiedo alla Federazione internazionale di garantire i suoi diritti e di consentirle di gareggiare - ha scritto il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba su Twitter - Smirnova ha perso e ha deciso di giocare sporco: i russi si comportano così anche sul campo di battaglia», ha aggiunto Kuleba.

«Sosteniamo pienamente Olga Kharlan in questa situazione. Stiamo preparando una protesta - ha detto invece Mykhailo Illiashev, presidente della Federazione ucraina di scherma - Abbiamo presentato appello contro questa decisione perché l’arbitro che ha giudicato l’assalto non ha dato direttamente un cartellino nero, né ha squalificato Kharlan». Illiashev ha parlato di «manovra subdola», riferendosi all’eventualità dell’esclusione di tutta la squadra ucraina di sciabola femminile. Il regolamento internazionale prevede infatti 60 giorni di squalifica per il cartellino nero, cosa che impedirebbe a Kharlan di partecipare alla competizione a squadre il cui inizio è fissato per domani. 

Amaro lo sfogo della campionessa ucraina dopo aver saputo della squalifica. «Tutti hanno visto: l’unica cosa che non ho voluto fare è stato stringerle la mano. Sapevo che poteva esserci questa possibilità. Io ho proposto il saluto con la lama, lei non ha voluto e l’arbitro mi ha detto che potevo andare via. Dopo mi sono riscaldata per l’assalto successivo, ma al controllo dell’arma mi hanno detto che volevano parlarmi. Mi è stato comunicato che avevo ricevuto il cartellino nero, ma non credo che sia stato l’arbitro, il quale aveva deciso in modo diverso. Quanto accaduto è molto crudele, anche verso di lui; è molto crudele per tutti. Il sistema, questa Federazione, sta uccidendo tutti, anche gli arbitri», ha concluso Olga Kharlan.

Uno scenario che potrebbe ripetersi ai Giochi

Quanto accaduto ieri sulle pedane del Mondiale di scherma a Milano potrebbe ripetersi anche alle prossime Olimpiadi di Parigi. Mercoledì scorso, a un anno esatto dall’inizio dei Giochi, il (CIO) ha spedito le lettere di invito ai singoli Comitati nazionali.

Gli inviti per Parigi 2024 sono stati in totale 203. Il CIO ha escluso il Comitato nazionale del Guatemala, «attualmente sospeso», e i Comitati nazionali di Russia e Bielorussia. Nel comunicato ufficiale, il CIO ha spiegato che «a tempo debito sarà presa una decisione in merito alla partecipazione di singoli atleti neutrali in possesso di passaporto russo o bielorusso, in conformità con le raccomandazioni emesse  per le Federazioni Internazionali e gli organizzatori di eventi».

 

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