Ticino

Salute e sicurezza sul lavoro, tra prevenzione e responsabilità

Il tema è stato trattato in occasione di una serata organizzata dalla rivista INsalute
©Chiara Zocchetti
05.11.2024 23:46

Dalla salute e la sicurezza sul posto di lavoro all’eccesso di regolamentazione. Questa sera alla residenza Tertianum a Paradiso sono stati trattati questi argomenti in una tavola rotonda organizzata dalla rivista medico-scientifica INsalute, con la presenza di rappresentanti dei quadri dirigenziali dei settori medico ed economico.

Una fotografia del settore

Il direttore della Divisone della salute pubblica, Paolo Bianchi, ha iniziato il suo intervento esponendo una metaforica fotografia scattata sul sistema sanitario nazionale dall’Osservatorio svizzero della salute: «L’Inchiesta Svizzera della salute ha evidenziato che in Ticino l’80% delle persone dichiara il proprio stato di salute da mediamente buono a molto buono» ha riportato il direttore, aggiungendo che «oltre l’80% della popolazione in età lavorativa sostiene di essere soddisfatto della propria situazione professionale». Al di là di questi dati «lusinghieri», ha aggiunto, «il 22% dichiara di provare stress sul lavoro: inoltre, è aumentata la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro». Il direttore generale dell’ente ospedaliero cantonale (EOC), Glauco Martinetti, ha spiegato che dei 6.700 collaboratori dell’EOC, il 51% lavora a tempo parziale, con tendenza ad aumentare, e quasi il 20% è personale in formazione. Per garantire la sicurezza nel settore ospedaliero, ha continuato il direttore, l’EOC impiega da numerosi anni figure professionali dedicate alla prevenzione. Per fare due esempi, «esperti in prevenzione di infezioni che possono trasmettersi in ospedale o in danni da esposizioni in radiologia». Giancarlo Dillena, presidente dell’Associazione cliniche private ticinesi, ha invece messo in guardia su una «serie di problemi» che potrebbero ripercuotersi negativamente sul sistema sanitario. Per esempio le risorse di personale infermieristico limitate o l’aumento dell’aggressività dei pazienti.

Dall’altro lato del tavolo

Allontanandoci dal settore sanitario, a rappresentare artigianato, edilizia ed industrie c’erano Andrea Gehri, Nicola Bagnovini e Oliviero Pesenti. Gehri, presidente della Camera di commercio, nel suo intervento ha messo l’accento sulle varie direttive e contratti collettivi che tutelano la salute fisica e mentale dei dipendenti. Mentre Bagnovini, direttore della Società svizzera impresari costruttori (SSIC) Sezione Ticino, dunque «uno dei settori più colpiti dagli incidenti», ha detto che spesso gli infortuni sul lavoro sono riconducibili a una «mancanza della cultura della sicurezza», rimarcando «l’importanza della prevenzione». Pesenti, presidente dell’Associazione industrie ticinesi (AITI), ha spiegato che «gli imprenditori possono emanare decreti e procedure, ma alla fine è la persona sul posto di lavoro che li deve rispettare». Tuttavia, la tendenza a una maggiore responsabilità è in corso, tanto che «nel 2023 gli incidenti sono scesi del 2,5%». Pesenti ha poi aggiunto che le aziende che avranno futuro sono quelle che andranno incontro alle esigenze delle nuove generazioni. L’«iperregolamentazione» ha contraddistinto la fine della serata. «Di regole e burocrazia ce ne sono già troppe», ha aggiunto Bagnovini, «sembra quasi più importante dover dimostrare che si fa qualcosa per la sicurezza piuttosto che farlo veramente». «L’eccesso di regole va a scapito della sicurezza vera e propria», ha aggiunto il rappresentante delle cliniche private, Giancarlo Dillena, dopo essere stato, per così dire, contagiato dall’argomento.