Sanzionato il giudice Siro Quadri: «Condotte incompatibili con il ruolo»
Nuova tegola sulla Giustizia ticinese. Nella già complessa (e a tratti opaca) situazione che caratterizza la Giustizia ticinese, negli scorsi giorni, si è aggiunto un nuovo capitolo, distinto da quello che è stato definito «caos al TPC».
Secondo quanto appreso dal Corriere del Ticino, il Consiglio della Magistratura ha inflitto al giudice Siro Quadri una multa disciplinare di 5.000 franchi. Non un semplice ammonimento, quindi, ma una multa disciplinare commisurata alle infrazioni che sono state accertate. Infrazioni, stando a nostre verifiche, definite dall’organo di vigilanza di gravità medio alta.
In sostanza, a Siro Quadri viene contestato di aver svolto, nella sua vita privata, la funzione di avvocato. Un’attività ritenuta incompatibile con quella di giudice del Tribunale penale cantonale (TPC).
In particolare, secondo il CdM, Siro Quadri avrebbe violato la legge sull’organizzazione giudiziaria (LOG) che stabilisce che «i magistrati a tempo pieno sono tenuti a dedicare tutta la loro attività alla funzione a cui sono preposti».
Al centro della decisione del CdM, firmata dalla vicepresidente e pretore Claudia Canonica Minesso e dai membri Andrea Maria Balerna, Angelo Olgiati, Boas Erez, Beatrice Fasana, Gianluca Generali e Silvia Torricelli, ci sono alcune vicende nelle quali Quadri avrebbe assunto un ruolo attivo e adottato un comportamento non adeguato alla sua funzione professionale e pubblica, anche se tali attività sono state esercitate nel tempo libero, a titolo gratuito per persone a lui care e lontano dall’aula penale.
Nella scelta del provvedimento disciplinare, il CdM ha tenuto conto di una sentenza del 2000 nella quale si statuisce chiaramente che «per garantire la credibilità dell’apparato giudiziario – indispensabile in uno stato di diritto – è necessario che ogni magistrato, quale persona preposta al mantenimento della pace nei rapporti sociali, possa sempre godere della massima fiducia da parte dei cittadini, suoi potenziali utenti».
Nella fattispecie è ritenuto inopportuno che un giudice manifesti l’intenzione, con scritti o comportamenti, di svolgere il ruolo dell’avvocato. Ciò, in virtù del fatto che nella sua condotta privata, il magistrato deve sempre essere e apparire al di sopra delle parti e delle contese, in modo da tutelare il prestigio e la credibilità dell’ordine giudiziario che rappresenta. Detto altrimenti, un magistrato nella vita privata deve sempre assumere un atteggiamento di imparzialità e distacco. Di contro, nei casi imputati a Quadri, sempre stando a nostre informazioni, l’organo di controllo e vigilanza sul potere giudiziario ha ravvisato il superamento di tale soglia, essendosi venuta a creare una situazione in cui il suo ruolo di magistrato si è confuso e sovrapposto con quello di patrocinatore di parte.
«No comment»
In ogni caso, è bene sottolinearlo, la decisione può essere impugnata dinanzi la Commissione di ricorso della magistratura. Da noi contattato per una reazione, Marco Broggini, legale di Quadri, ha preferito «per il momento non commentare». Nondimeno il CdM, rileva che in passato il magistrato è già stato oggetto di approfondimenti disciplinari. Riguardo invece al comportamento adottato successivamente ai fatti, emergerebbero attualmente ulteriori procedimenti ancora aperti, sempre avviati dal CdM. In sostanza, stando alle carte, viene presentata una situazione in divenire. Una situazione che non mancherà di finire nuovamente sui tavoli della politica, a partire dalla Commissione giustizia e diritti. Soprattutto in quanto la sanzione inflitta dal CdM è stata motivata principalmente dal fatto che il suo comportamento potrebbe compromettere la credibilità delle istituzioni.
Un tassello in più
Come detto, i fatti che vengono qui imputati al giudice non riguardano direttamente la «complessa e preoccupante» situazione venutasi a creare al TPC, come è stata definita dallo stesso Consiglio della Magistratura. Ancora una volta, però, toccano un suo giudice e, pertanto, gettano un’ombra sulle istituzioni. Ombra che la Politica vorrà sicuramente dipanare.
Nel frattempo - dopo il decreto di non luogo a procedere per i reati di diffamazione e pornografia a carico del presidente del TPC Mauro Ermani - la vicenda, negli scorsi giorni, ha visto la decisione della Commissione amministrativa del Tribunale d’appello escludere anche gli episodi di mobbing tra le due segretarie del TPC. Senza entrare nei dettagli, pare però utile ricordare che è stata proprio questa segnalazione a scatenare la lunga sequela di contro-segnalazioni e querele tra magistrati, in parte confluite al CdM, in parte in Magistratura. A mettere ulteriore pressione politica sulla vicenda si è poi aggiunto, recentemente, il parere della Commissione giustizia e diritti del Gran Consiglio, intenzionata a far luce sulla vicenda anche dopo che la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello ha negato per la seconda volta l’accesso al rapporto Galliani. Mentre l’avvocato della segretaria che segnalò a suo tempo la collega al TPC per mobbing, ossia Andrea Bersani, attende una decisione formale sull’assenza di mobbing per decidere un eventuale ricorso, la Commissione parlamentare presieduta da Fiorenzo Dadò ha deciso di sentire in audizione sia la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello, sia il Consiglio della Magistratura. Ma è chiaro che, ora, all’ordine del giorno, ci sarà anche la sanzione disciplinare inflitta dall’organo di vigilanza sul comportamento del giudice Siro Quadri. Un tassello in più che inevitabilmente inciderà nella lettura complessiva di quanto sta accadendo al Tribunale penale cantonale, definendone forse meglio i contorni.