Stati Uniti

Scarcerata Ana Montes, una delle spie «più dannose» della storia americana

Lavorava per il Dipartimento della Difesa e per 17 anni, fino al 2001, ha passato informazioni all'Avana dall'interno – Non per soldi, ma per ideologia: era ostile nei confronti delle politiche del presidente Ronald Reagan
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Jenny Covelli
08.01.2023 09:08

Ha tradito il suo Paese, gli Stati Uniti. E per questo ha passato più di 20 anni in carcere. Fino a venerdì, quando è stata rilasciata dalla prigione federale di Fort Worth, in Texas. Ana Montes, questo il suo nome, ha spiato per 17 anni dall’interno l’intelligence militare americana, dove ricopriva incarichi importanti, passando informazioni all’Avana. È considerata tra le spie più note della Guerra Fredda, protagonista di «uno dei casi di spionaggio più dannosi» nella storia degli Stati Uniti.

Ana Montes lavorava per il Dipartimento della Difesa, nella Defense Intelligence Agency, la principale agenzia militare di intelligence per l'estero e uno dei principali produttori e gestori delle informazioni negli Stati Uniti d'America. Fino al 2001, quando è stata arrestata. «Di giorno, era analista senior di Cuba per il Governo americano. Di notte batteva a macchina pagine e pagine di segreti governativi che aveva memorizzato, passandole all'intelligence cubana», scrive CBS News.

Dopo il suo arresto, l'amministrazione USA dichiarò che aveva rivelato all'Avana quasi tutte le operazioni di intelligence statunitensi che riguardavano l'isola. Michelle Van Cleave, che era a capo del controspionaggio sotto il presidente George W. Bush, nel 2012 riferì al Congresso che Montes era «una delle spie più dannose che gli Stati Uniti avessero mai avuto». Ha «compromesso praticamente tutto quello che sapevamo su Cuba e sulle nostre operazioni sull'isola. I cubani erano ben consapevoli di tutto ciò che sapevamo su di loro e potevano usarlo a loro vantaggio. Inoltre, ha potuto influenzare le decisioni sul Paese nelle sue conversazioni con i colleghi e ha anche trovato l'opportunità di fornire informazioni che ha acquisito da altri poteri».

Una «Regina» tra gli uomini spia

Lo spionaggio della «Regina di Cuba» ha avuto luogo nello stesso periodo in cui operavano Robert Hanssen e Aldrich Ames. Hanssen, agente dell'FBI - la cui attività è stata definita «probabilmente il peggior disastro nella storia dell'intelligence statunitense» -, fu arrestato il 18 febbraio 2001 a Foxstone Park, nei pressi della sua casa di Vienna (Virginia), accusato di aver venduto al governo di Mosca segreti nazionali in cambio di oltre 1,4 milioni di dollari in contanti e diamanti lungo un periodo durato oltre 22 anni. Il 6 luglio 2001 si dichiarò colpevole dei 15 capi di imputazione di fronte alla Corte Federale e successivamente venne condannato all'ergastolo. Aldrich Ames, agente della CIA, venne arrestato il 21 febbraio 1994 dall'FBI con l'accusa di aver fornito informazioni strettamente riservate al KGB e all'organizzazione erede di questa, i servizi segreti russi. Il giorno successivo fu formalmente accusato dal Dipartimento di giustizia statunitense di spiare per l'URSS. Rischiava la pena di morte, poiché dal suo tradimento era derivata l'uccisione di diverse fonti della CIA, fu invece condannato per patteggiamento all'ergastolo. Due casi «famosi», che minarono dall'interno l'intelligence americana. Eppure il caso di Ana Montes era diverso. Se i due avevano intascato ingenti somme di denaro per il loro spionaggio, lei era motivata dall'ideologia.

Voleva «aiutare il Nicaragua»

Di Ana Montes si racconta che era ostile nei confronti delle politiche del presidente Ronald Reagan. Soprattutto sull'America Latina. In particolare, non vedeva di buon occhio il sostegno deli Stati Uniti ai contras del Nicaragua. Già sotto l’amministrazione Carter si era preceduto a finanziare i gruppi di «Samocistas», sostenitori della dinastia dei Samoza spodestata, ma è con l’arrivo di Ronald Reagan che iniziò il supporto ai gruppi anti Sandinisti, chiamati «Contras», che includevano un variegato universo di gruppi di resistenza anticomunisti che commettevano attacchi e violenze. Il supporto a questi gruppi venne in seguito proibito dal Congresso, ma il flusso di armi e denaro continuò. Attraverso la vendita di armi all’Iran, sotto embargo, alcuni funzionari governativi statunitensi volevano risolvere due problemi in un colpo solo: avrebbero potuto negoziare il rilascio di ostaggi americani in Libano e, con il ricavato della vendita, finanziare i contras. Lo scandalo noto come Iran-Contras affair costò quasi la presidenza a Ronald Reagan.

Insomma, Ana Montes non nascondeva la sua indignazione per le azioni statunitensi in Nicaragua. E, per questo, nel 1984 fu avvicinata da un compagno di studi alla School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University. È l'inizio della storia. Venne presentata a un funzionario dell'intelligence cubana e - si legge in un rapporto - «durante una cena a New York City, accettò senza esitazione di collaborare con i cubani per aiutare il Nicaragua». Detto, fatto. Lei all'epoca era già dipendente del Dipartimento di Giustizia, dove era inizialmente stata assunta come dattilografa. I castristi la guidarono attraverso una loro agente, amica e confidente di Ana Montes. Durante un viaggio segreto a Cuba, seguì un corso rapido di addestramento. Alla fine del 1985 lavorava per il Dipartimento della Difesa, dove venne assunta nonostante una segnalazione che ne sottolineava le posizioni. E l'accesso alle informazioni top secret diventò pressoché illimitato.

L'arresto

Negli anni successivi ha incontrato frequentemente i suoi «gestori» cubani nei ristoranti nei pressi di Washington DC. Ha utilizzato telefoni pubblici per inviare messaggi in codice a cercapersone cubani. Imparava tutto a memoria e poi lo riferiva. Gli ordini le arrivano attraverso i numeri in codice trasmessi sulle onde corte. E all'interno della Difesa ha fatto carriera (il direttore della CIA le consegnerà personalmente un encomio nel 1997). L'inizio della fine è cominciato con una soffiata all'FBI su «un impiegato del Governo degli Stati Uniti che sembrava spiare per conto dei cubani», stando al Washington Post, che nel 2013 ha ricostruito la storia di Montes. Da lì sono partite le indagini che hanno portato direttamente a lei. È stata arrestata dieci giorni dopo l'11 settembre 2001.

Pete Lapp, uno degli agenti dell'FBI che ha indagato e arrestato Montes (su cui sta scrivendo un libro), ha dichiarato a CBS News: «Credo avesse pianificato il giorno dell'arresto per 17 anni». I suoi familiari, alcuni dei quali lavoravano per l'FBI, hanno parlato di «alto tradimento». Anche ora, poco prima del rilascio, si sono espressi: «Continuiamo a rinnegare ciò che ha fatto e tutte le dichiarazioni che ha fatto o potrebbe fare».

Dove andrà, ora, dopo 21 anni di carcere? C'è già chi parla di Cuba o Porto Rico.